Attraversare il confine a sud del Texas non è un’impresa da poco per i migranti haitiani. Siamo sulle rive del Rio Grande, il percorso è irto di ostacoli e richiede tempo e fatica. Specialmente quando a presidiare la zona vi sono guardie di confine con la mano pesante.
È accaduto lo scorso settembre, in Texas. Gli agenti della Border Patrol, la polizia federale che protegge i confini statunitensi, sono stati ripresi mentre cercavano di. ricacciare oltre la frontiera migranti haitiani, frustandoli con le briglie dei cavalli.
Le immagini, mandate in onda anche dalla Abc, mostrano diversi agenti della polizia federale a cavallo che si scontrano con gruppi di migranti che guadano il fiume: famiglie in fuga da Haiti, uno dei Paesi più poveri al mondo.
L’Amministrazione Biden aveva promesso un’indagine rapida. Ma sono passati ben tre mesi prima che si sentisse di nuovo parlare dell’accaduto. Il 16 novembre è emerso che l’ispettore generale del Dipartimento della Sicurezza nazionale (il ministero cui fa riferimento la Border Patrol) si è rifiutato di indagare sulla condotta degli agenti.
Il caso è stato affidato all’Opr, l’Ufficio delle indagini interne della Cbp (Customs and Border Protection, la maggiore tra le forze dell’ordine per la sicurezza delle frontiere), che “ha immediatamente iniziato il lavoro investigativo, compresa la revisione di video e fotografie e l’intervista di testimoni, dipendenti e dirigenti”.
In realtà sono in molti a pensare che ci siano poche speranze di andare a fondo della vicenda. Inoltre, secondo alcune organizzazioni per i diritti umani, le immagini circolate non rappresentano un’estremizzazione delle pratiche della Border Patrol, ma sono piuttosto la prova concreta di un livello di violenza verso i migranti già divenuto routine.
D’altro canto, se consideriamo il punto di vista di alcuni di questi agenti, l’accanimento che traspare dalle immagini non dovrebbe sorprenderci. Secondo James Wong, ex membro di una commissione affari interni della Border Patrol, “alcuni di questi uomini che ho intervistato in indagini simili giuravano che non avrebbero ceduto un solo metro di suolo Usa. Loro vedono queste persone (i migranti) come il nemico; e questo mi spaventa”.
È innegabile che lo spazio mediatico dedicato all’evento ha giocato un ruolo importante, rivelando i comportamenti “anomali” degli agenti federali. I critici della Border Patrol “non si aspettano che l’indagine faccia molta differenza” a prescindere da quando finirà, ma è in questi casi che ci si chiede se l’opinione pubblica internazionale debba tornare a far sentire la sua voce per fare la differenza.
InterRelazioni, Antonio Alifano, Celestino Casedonte, Paola D’Amico, Giuseppe Macrì, Graziano Talone