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Il Settimanale 2021 Coiris 3 – Migranti, la situazione in America latina

Scritto per Il Settimanale 2021 Coris 3 dello 02/12/2021

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La violenza a Iquique, città cilena di circa 200.000 abitanti, costituisce ad oggi il culmine di una crescente tensione sulla migrazione in America latina. Lo storico esodo venezuelano, un gran numero di haitiani che si spostano attraverso il continente e altri migranti regionali che hanno perso il lavoro a causa della pandemia concorrono a una crisi umanitaria senza precedenti nella regione. L’acme della tensione è stato raggiunto il 25 settembre: migliaia di persone hanno partecipato a proteste anti-immigrati che sono sfociate nella violenza quando alcuni hanno attaccato un multitudine di migranti venezuelani con striscioni che recitavano ‘Sporchi venezuelani lasciate il nostro Paese’ o ‘I diritti umani sono per i cileni’, cantando l’inno nazionale. Hanno gridato ai migranti, molti dei quali erano famiglie con bambini piccoli, di tornare al loro Paese. Alcuni hanno anche sputato loro addosso e hanno dato fuoco agli effetti personali dei migranti, alle carrozzine, ai giocattoli e ai materassi.

Entro la metà del 2020, i migranti internazionali rappresenteranno il 2,6% della popolazione totale del Sud America, un aumento significativo da meno dell’1% nel 2015, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM).

Quasi l’80% di essi proviene da. un altro Paese dell’America latina e molti sono ora costretti a rimettersi in movimento a causa delle posizioni sempre più dure sull’immigrazione in diversi Paesi, anche perché la pandemia ha esacerbato le già difficili condizioni di vita e reso il lavoro scarso.

Tra il 2000 e il 2017, diversi leader sudamericani, compresi i presidenti di Argentina, Cile, Ecuador e Bolivia, hanno spinto per leggi sull’immigrazione più progressiste che avrebbero reso più facile per i migranti attraversare i confini, lavorare legalmente e ottenere visti di residenza. Ma la tendenza politica da allora si è invertita e le restrizioni al movimento stanno guadagnando slancio.

In Argentina, per esempio, la principale destinazione dei migranti nel Sud America, l’allora presidente Mauricio Macri varò nel 2017 un decreto per limitare l’ingresso dei migranti e facilitarne la deportazione, attiranbdosi dure critiche dalle Nazioni Unite. 

Secondo un articolo pubblicato dal quotidiano el Clarín lo scorso ottobre, 100 persone lasciano il Paese ogni giorno. Nei primi nove mesi del 2021, più di 26.000 migranti sono andati altrove, secondo i dati ufficiali della Direzione nazionale delle Migrazioni a cui ha avuto accesso el Clarín.

Le cifre mostrano che tra il 1° gennaio e il 29 settembre, 653.631 persone hanno attraversato la frontiera verso un altro paese. Di questo totale, il 57% ha detto di averlo fatto per turismo, il 18% perché ha una residenza all’estero, un altro 18% ha detto di averlo fatto per motivi di lavoro, il 4% per “trasloco” e il 3% per studio. El Clarín ha contattato UN DESA, il Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite, che ha rilasciato l’anno scorso l’ultimo rapporto sull’emigrazione. Secondo lo studio, 1.076.148 argentini, fra cui 550.257 donne, vivono all’estero, 284.921 (il 26,5%) in Spagna, 219.448 (il 20,4%) negli Stati Uniti e 79.253 (il 7,3%) in Cile.

Emigrare dal proprio paese e lasciare tutto per costruirsi una vita migliore è un desiderio che comporta molti rischi. L’aspetto più negativo di questo fenomeno sono senza dubbio quei coraggiosi che non conseguono il loro obiettivo: raggiungere il Nord America sani e salvi. Per le persone che iniziano il loro viaggio dall’America latina, una delle zone più pericolose da attraversare è la giungla di Darien, il confine tra la Colombia e Panama. Un mese fa, il giornale El Colombiano ha pubblicato una storia terribile riportando che finora quest’anno più di 50 persone sono morte durante il loro viaggio attraverso la giungla. 

Questa sfida è affrontata ogni anno da milioni di bambini. Nel 2021, un record di 19.000 bambini ha attraversato a piedi la regione del Darién. “Ogni bambino che attraversa il Darién a piedi è un sopravvissuto”, ha detto al giornale El Colombiano Joan Gough, direttore dell’Unicef per l’America latina. Sopravvissuti non solo agli animali selvatici, agli insetti o alla mancanza d’acqua, ma anche alle rapine, agli stupri o al traffico di esseri umani. L’organizzazione afferma che oltre un migrante su cinque che attraversano il confine tra la Colombia e Panama sono bambini. La metà di loro ha meno di cinque anni e molti non sono accompagnati. Questi numeri sono destinati ad aumentare nei prossimi mesi a causa della crescente tendenza alla migrazione verso gli Stati Uniti. Per questo motivo, l’Unicef e lo stesso giornale chiedono risorse e aiuti umanitari.

La Trasparenza, Sofía de la Iglesia Ferradas, Clara Marín Lainez, Alonso Paz González, Marina Pérez Vázquez, Eneko Retegui, Silvia Rived Sánchez, Mario Rodríguez Sena

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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