L’India si avvia verso il primo lockdown causato dallo smog della sua storia. Il premier Narendra Modi non fa in tempo a godersi la proroga delle centrali a carbone ottenuta alla Cop26 di Glasgow, che già deve chiuderne una parte, facendo i conti con la realtà e quindi con il grave inquinamento atmosferico che opprime la sua popolazione.
“Siamo costretti a indossare mascherine anche a casa, la situazione è molto grave“, ha detto su Scroll.in il massimo esponente della Corte suprema indiana, Nuthalapati Venkata Ramana. Le sue dichiarazioni hanno ottenuto una vasta eco, poiché la sua istituzione ha esercitato forti pressioni sul governo centrale perché prendesse la decisione di un blocco di due giorni e ha chiesto inoltre ai governi statali del Punjab e dell’Haryana di vietare per due settimane agli agricoltori di bruciare le stoppie.
New Delhi, spesso classificata come la capitale più inquinata del mondo, come racconta The Himalayan Times, deve infatti affrontare un’aria estremamente cattiva in inverno a causa della combustione delle stoppie delle colture in quelle zone rurali. A ciò vanno aggiunte le emissioni dei trasporti, degli impianti a carbone fuori città e di altre strutture industriali, nonché della combustione di rifiuti all’aperto e della polvere.
Una situazione di smog esplosiva, che i dati riportati da The Asian Age mostrano in tutta chiarezza. Nonostante domenica 14 novembre sia stato registrato un miglioramento visibile nella città di New Delhi, infatti, la qualità dell’aria della capitale è ancora definita “molto scarsa”. L’indice di qualità dell’aria medio su 24 ore (AQI) registrato domenica è di 330, contro i 473 del giorno precedente. Nelle zone più rurali di Ghaziabad, Greater Noida, Gurgaon e Noida, alle 9.05 del mattino di domenica l’indice si attestava rispettivamente a 328, 340, 326 e 328. Ancora troppo.
Un AQI compreso tra zero e 50 – spiega infatti la testata che vanta un’edizione internazionale a Londra e che in lingua inglese è molto diffusa a New Delhi, Mumbai e Kolkata – è considerato ‘buono’, tra 51 e 100 ‘soddisfacente’, tra 101 e 200 ‘moderato’, tra 201 e 300 ‘scarso’, tra 301 e 400 ‘molto scarso’ e tra 401 e 500 ‘grave’.
Il governatore dello Stato di Delhi, Arvind Kejriwal è stato sollecitato a fare qualcosa in modo urgente per migliorare la qualità dell’aria e ridurre lo smog, prima che diventi irrimediabilmente irrespirabile per la popolazione. Sì, ma cosa? È stata stabilita la sospensione delle attività scolastiche in presenza e del settore edile almeno fino al 21 novembre, ad eccezione di cantieri e progetti riguardanti la difesa nazionale. Nessun camion potrà entrare a Delhi, eccetto quelli che trasportano beni essenziali, e delle 11 centrali a carbone attive nella zona soltanto cinque potranno rimanere in funzione. Inoltre, tutti i dipendenti pubblici sono obbligati a lavorare da casa ed è raccomandato che almeno la metà dei dipendenti privati faccia lo stesso.
Soluzioni così drastiche, che ricordano il lockdown, parola che infatti è ritornata in maniera preponderante su vari media indiani: Experts say lockdown will do little to clear Delhi’s air. Questa serie di misure incontrano però la resistenza dei tessuti produttivi del Paese, come evidenzia il Times of India, riportando le dichiarazioni di Brijesh Goyal, presidente della Camera di Commercio e Industria, molto rappresentativa in India: “Un blocco è l’ultima soluzione possibile, perché danneggerebbe la stagione dei matrimoni”, ha affermato Goyal, spiegando come quella dei banchetti nuziali sia un’economia decisiva per l’India, e un blocco imposto in questa stagione danneggerebbe migliaia di lavoratori senza avere effetti importanti sull’inquinamento, almeno secondo la sua analisi. Della serie: matrimonio intossicato, matrimonio fortunato.
CorisLeaks, Luigi Calligari, Benedetta D’Aurelio, Alfredo Sprovieri, Salvo Stuto, Lorenzo Urbani