In Norvegia molti guardano al clima con preoccupazione. Al governo c’è il partito laburista con la maggioranza dei seggi in Parlamento, ma altri partiti come SV (Sinistra Socialista) prestano alla questione particolare attenzione. Ad Oslo, lunedì 15 novembre è stata presentata dal leader del partito Audun Lysbakken una bozza di bilancio statale alternativo. L’Aftenposten e il Verdens Gang scrivono che SV vuole riorganizzare il sistema fiscale e porre maggiore interesse al clima.
Fra le misure proposte, un bonus ‘persone verdi’, una tassa sulla produzione di petrolio e gas da 21 miliardi di corone norvegesi e un aumento dei prezzi per diesel e benzina. Elisabeth Kaski del SV afferma che “il costo del carburante incrementerà di 960 corone a famiglia”. Rincaro che verrà però compensato con il bonus ‘persone verdi’ da 1450 corone.
Una nazione sempre più ‘verde’ è ciò cui mira la Norvegia dopo la COP26 di Glasgow.
In Danimarca, l’Arbejderen riferisce di una lotta continua tra Paesi in via di sviluppo, maggiormente colpiti dalla questione climatica, e nazioni più ricche. A quest’ultime si chiede di mantenere fede alla promessa di contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi rispetto all’era pre-industriale, attuando azioni per salvaguardare l’ambiente. Per il giornale “non vi è alcun segnale che i Paesi ricchi come la Danimarca, stiano davvero ascoltando”. Secondo il Berlingske è un peccato vedere la comunità mondiale esporre apertamente i propri interessi egoistici.
In Islanda il Fréttablaðið riporta le parole del ministro dell’Ambiente e delle Risorse Naturali Guðmundur Ingi Guðbrandsson secondo il quale, dopo gli accordi di Glasgow, “ci sono tutte le ragioni per rallegrarsi”. Lo stesso ministro modifica il tiro in un’intervista al Morgunblaðið, suggerendo di fare un ulteriore passo in avanti. Il riferimento è all’eventuale adesione alla Boga (Beyond oil and gas alliance), un’alleanza tra alcuni Paesi volta a frenare la produzione di petrolio e gas nel mondo.
Il DV mostra un video in timelaps realizzato alla fine dell’estate scorsa in cui il ghiacciaio Breiðamerkurjökull si scioglie ad una velocità impressionante. Secondo il ricercatore Kieran Baxter “lo scioglimento dei ghiacciai in Islanda è solo una delle tante manifestazioni dell’impatto del cambiamento climatico”.
In Svezia il protagonista sui giornali è il pollo svedese. L’Aftonbladet dichiara che l’animale ha avuto semaforo rosso nella guida alla carne del WWF di quest’anno. Il motivo è che non è all’altezza dei requisiti dell’impatto climatico e del benessere degli animali. Inoltre, il giornale svedese offre suggerimenti su “come scegliere il pollo giusto”. L’8 Sidar e il Goteborgs Posten ripropongono la questione clima legata al cibo. In special modo nel Goteborg Posten, oltre a denunciare la tossicità del galletto svedese, viene fatta una panoramica su quali sono i cibi più dannosi e quali invece hanno il semaforo verde per la nostra salute e quella del pianeta.
Beh, che dire, con la questione dei polli svedesi i Paesi scandinavi sembrano aver toccato il fondo dell’iceberg.
La Voce della Minerva, Lucrezia Caminiti, Giulia Fuselli, Pauline Jaffré, Edoardo Vezzi.