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Usa: 06/01, Bannon, arresto show, “opponetevi al regime”

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/11/2021

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“Combatteremo sempre il regime di Joe Biden“: Steve Bannon, guru/stratega della campagna 2016 di Donald Trump e suo ex consigliere alla Casa Bianca, arringa le telecamere, prima di consegnarsi – come da copione – all’Fbi e di comparire in tribunale, dove gli sarà poi concessa la libertà su cauzione.

Venerdì, l’aspirante federatore delle destre sovraniste e populiste di mezzo mondo, Italia compresa, era stato incriminato per oltraggio al Congresso: si rifiuta di collaborare con la commissione d’inchiesta della Camera sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio, quando migliaia di facinorosi, aizzati da Trump, cercarono d’impedire al Congresso di ratificare i risultati elettorali, con la vittoria di Biden e la sconfitta di Trump.

La scenetta dell’arresto è stata orchestrata e recitata ad uso e consumo di tv e siti, specie i più vicini alla destra conservatrice, che hanno rilanciato il messaggio bellicoso dell’ideologo comunicatore, pronunciato con lo sguardo puntato dritto verso i telespettatori: “Voglio che voi, ragazzi, restiate concentrati sul messaggio… questo è tutto rumore”.

Due i capi di imputazione a carico di Bannon, per non avere testimoniato davanti alla commissione e per non avere consegnato i documenti richiestigli, adducendo a pretesto che Trump ha a sua volta invocato il privilegio esecutivo sugli atti della sua presidenza

L’incriminazione dell’ex guru e consigliere era stata pronunciata da un grand jury federale. Bannon, tornato a essere vicino a Trump, dopo un periodo di freddo fra i due, è già a giudizio per una storia di appropriazione indebita di fondi raccolti con una colletta pubblica per costruire il muro al confine con il Messico: se condannato, rischia fino a due anni di carcere e una multa da 1.000 dollari.

Anche in Italia l’ex guru e consigliere ha avuto qualche guaio con la giustizia: a marzo, il Consiglio di Stato decise che un’associazione sovranista a lui collegata, la Dignitatis Humanae Institute, doveva lasciare la Certosa di Trisulti, uno storico complesso religioso-monumentale nella diocesi di Anagni / Alatri, in provincia di Frosinone. In contatto con Bannon, l’inglese Benjamin Harnwell voleva aprirci una scuola per il sovranismo europeo.

Le vicissitudini giudiziarie del giornalista comunicatore tengono sul chi vive pure Mark Meadows, l’ex capo dello staff della Casa Bianca, chiamato anch’egli a deporre di fronte alla commissione d’inchiesta del 6 gennaio. Meadows, tramite i suoi legali, ha già fatto sapere che non intende assoggettarsi all’ingiunzione ricevuta, almeno fino a che non saranno chiari i termini d’applicazione del privilegio esecutivo rivendicato da Trump.

Altri sei consiglieri e collaboratori del magnate ex presidente sono stati convocati a deporre: fra loro l’accademico John Eastman, autore di una strategia legale per tenere Biden fuori dalla Casa Bianca; Bernard Kerik, un ex poliziotto di New York, che indagò su presunte frodi in Stati chiave, senza mai trovarne le prove; l’ex consigliere Stephen Miller; e l’ex portavoce Kayleigh McEnany.

Invece, Trump s’è appena visto riconoscere da un giudice federale il diritto di non consegnare documenti sollecitatigli dalla Commissione d’inchiesta della Camera. Il contenzioso legale, che finirà, probabilmente, alla Corte Suprema è solo una delle grane del magnate ex presidente, che deve rispondere a New York di malversazioni della sua holding, la Trump Organization; ed è inoltre sotto indagine per pratiche fiscali ‘border line’; e potrebbe infine finire a giudizio in Georgia dove cercò di alterare i risultati elettorali.

Nei bracci di ferro con la giustizia, Trump alterna sconfitte e vittorie, magari ‘comprate’. Così un’ex concorrente dello show Apprentice, Summer Zervos, ha rinunciato alla causa per diffamazione intentata all’ex presidente, che l’avrebbe aggredita sessualmente – fra le parti, c’è stata un’intesa, senza la quale il magnate doveva presentarsi a deporre in tribunale il 23 dicembre, sotto Natale -. E un giudice di New York ha accolto la mozione dei legali di Trump per archiviare l’azione del suo ex avvocato Michael Cohen contro la Trump Organization.

L’incriminazione di Bannon può costituire una grana pure per il presidente Biden: l’azione avviata dal Dipartimento di Giustizia rischia di spaccare ulteriormente un’opinione pubblica già polarizzata, rilanciando la popolarità di Trump in un momento in cui quella del presidente è al minimo. C’è però pure chi, fra i repubblicani, viene in aiuto della Casa Bianca: la strada del rifiuto scelta da Bannon e Meadow “non prevarrà sugli sforzi della Commissione per ottenere risposte sul 6 gennaio e garantire che una cosa del genere non si ripeta”, afferma Liz Cheney, la deputata del Wyoming punto di riferimento dell’esigua pattuglia di congressman repubblicani anti-Trump.

 

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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