L’elezione a governatore della Virginia del repubblicano Glenn Youngkin è una pessima notizia per il presidente Usa Joe Biden, ma non è una buona notizia per Donald Trump, che pure cerca d’impadronirsi d’un successo che non gli appartiene. Youngkin, 55 anni, batte il governatore uscente Thierry McAuliffe, 67 anni, dopo avere tenuto il magnate ex presidente fuori dalla sua campagna e dimostra così ai repubblicani che possono vincere senza Trump.
Il presidente Biden rientra a casa da una missione di cinque giorni in Europa, a Roma per il G20 ed a Glasgow per la Cop26, cercando di presentare i modesti risultati dei due vertici come sue vittorie, se non altro per abbandono da parte di Cina e Russia. Ma, appena sbarcato a Washington, Biden viene a sapere che in Virginia la sinistra del suo partito non è andata a votare un candidato troppo ‘establishment’ e molto clintoniano, dando via libera a un repubblicano moderato.
Politicamente, il risultato della Virginia s’apparenta a quello del New Jersey, dov’è testa a testa fra il democratico Phil Murphy, governatore uscente, e il repubblicano Jack Ciattarelli – Murphy l’ha poi spuntata, ndr -. Meno significative le elezioni per il sindaco a New York e a Boston, roccaforti democratiche.
Per Biden e per i democratici, la sconfitta in Virginia è pesante: lo Stato è di quelli che oscillano fra democratici e repubblicani, ma qui, un anno fa, Biden batté Trump di quasi dieci punti; e la corsa era considerata un referendum sulla sua Amministrazione e un test in vista delle elezioni di midterm del 2022.
Trump non attende neppure l’ufficializzazione dei risultati per prendersene il merito: “Vorrei ringraziare la mia BASE per essersi fatta avanti e avere votato Glenn Youngkin … Il movimento Maga è più grande e più forte che mai”. Biden, invece, deve riflettere sulla mancata mobilitazione della sinistra democratica, che non ama McAuliffe, che guidò la campagna di Hillary nel 2008, e che non è soddisfatta di quanto finora realizzato dal presidente, la cui azione di rilancio dell’economia e di lotta contro le disuguaglianze è ostacolata dai democratici moderati. In Senato, Biden non ha di fatto una maggioranza: i senatori democratici Joe Manchin della West Virginia e Kyrsten Sinema dell’Arizona osteggiano la sua visione ‘rooseveltiana’ d’una crescita sostenuta dagli investimenti pubblici.
Youngkin è un uomo d’affari con il pallino della politica. Per 25 anni, ha lavorato al Carlyle Group, un’azienda d’investimenti, di cui divenne amministratore delegato. Poco più d’un anno fa, si dimise, per preparare e condurre la campagna da governatore. McAuliffe, un politico pure, e i democratici erano consci dell’insidia rappresentata dal dinamico manager: Biden e la sua vice Kamala Harris s’erano mobilitati per il governatore uscente, come i Clinton e Barack Obama. Prima di lasciare Glasgow, Biden aveva incautamente pronosticato: “Vinceremo”- un ennesimo infortunio -.
I media parlano di “tracollo” e di “batosta”. Le cose vanno male anche a Minneapolis, la città dell’assassinio di George Floyd, dove la riforma del Dipartimento di Polizia non passa, con scorno della sinistra progressista e del movimento Black Lives Matter. E sfuma la possibilità di condurre in porto la riforma della polizia a livello nazionale, già bloccata in Congresso.
Il collasso in Virginia della coalizione di sinistra che sostenne Biden un anno fa, essenzialmente cementata dalla volontà di mandare a casa Trump, è un campanello d’allarme in vista del voto di midterm e getta pure un’ombra sulle presidenziali 2024: i democratici, se sono divisi, perdono.