Le due telefonate del capo di Stato Maggiore della Difesa Usa Mark Milley al suo omologo cinese, Li Zuocheng, non furono ‘galeotte’ e non violarono la Costituzione statunitense. Una venne fatta su richiesta del segretario alla difesa Mark Esper; della seconda, seppero il segretario di Stato Mike Pompeo e il capo dello staff della Casa Bianca Mark Meadows. Si trattava di rassicurare i cinesi che il presidente Donald Trump non intendeva attaccare la Cina nella concitata e turbolenta fase finale della sua presidenza.
L’ha detto il generale Milley alla Commissione Difesa del Senato: le telefonate erano lette dai repubblicani come una sua autonoma iniziativa anti-Trump. Ma c’era da spiegare pure la caotica ritirata dall’Afghanistan a fine agosto, presentata come “un successo logistico, ma un fallimento strategico”. Anche il capo del Pentagono Lloyd Austin e altri alti ufficiali sono stati chiamati a testimoniare.
Era dal 2007, cioè da un’audizione sulla guerra in Iraq del generale David Petraeus, che la comparsa di un generale davanti a una Commissione del Senato non suscitava tanto interesse e tanta mobilitazione delle tv negli Usa.
Atteso al varco dai repubblicani, il generale Milley ha cercato di schivare i loro attacchi, ma s’è messo in contraddizione col presidente Joe Biden. Milley ha rivendicato “totale lealtà” alla costituzione Usa e la legittimità delle sue azioni: alle due chiamate,”contatti di routine”, assistettero otto e 11 persone e la trascrizione fu inviata come previsto il giorno stesso.
Milley ha anche negato di avere dubitato delle condizioni mentali del presidente Trump: , “Non sono qualificato” a valutarle, ha detto. Nel suo ultimo libro, Bob Woodward afferma, riferendo forse un pensiero di Nancy Pelosi, che il generale limitò l’accesso del presidente all’arsenale nucleare: “In quel momento, il mio compito era la de-escalation”, non ho mai tentato di “usurpare il potere”.
Sulla rotta in Afghanistan, Milley ha di nuovo chiamato in causa l’intelligence: fu “molto coerente” nel valutare che il governo e l’esercito afghano sarebbero collassati, ma “non capì” quanto velocemente ciò sarebbe accaduto. E, con il capo del Comando Centrale Usa, Kenneth McKenzie, ha pure insistito sul fatto di avere consigliato a Biden, senza successo, di mantenere 2500-3500 soldati per garantire la stabilità a Kabul. Biden, invece, sostiene di non avere mai avuto suggerimenti in tal senso dai suoi militari.
Sul fronte del terrorismo, Malley considera i talebani “un gruppo terroristico” che mantiene legami con al Qaida. Nel giro di un anno la minaccia costituita da al Qaida e dall’Isis potrebbe di nuovo provare a colpire gli Stati Uniti. Anche perciò, gli Usa, secondo il WSJ, discutono con Mosca l’offerta apparentemente fatta da Vladimir Putin di usare le basi russe in Asia centrale per frenare ogni minaccia terroristica dall’Afghanistan.