I talebani, che fanno?, che vogliono?, come si muovono? Chiedere al Pakistan, loro sanno come trattare i talebani; e sanno pure dirci come comportarci: “Essere realisti, avere pazienza, allacciare il dialogo; e, prima di tutto, non isolarli”. Questi i quattro pilastri dell’atteggiamento suggerito all’Occidente dal ministro degli Esteri pachistano Shah Mehmood Qureshi.
Intervistato dall’Ap, Qureshi prospetta una ‘roadmap’ che conduca al riconoscimento internazionale del regime talebano, con incentivi per spingerli a soddisfare le richieste su diritti, donne, inclusività, e, quindi, l’avvio di negoziati.
I talebani avrebbero voluto essere presenti con il loro governo e intervenire all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in corso a New York. Regolamento alla mano, l’Onu ha detto no: il loro regime non ha – ancora – le credenziali. Ma il Pakistan, la cui intelligence è spesso ritenuta il burattinaio dei talebani, sa come trattarli, anche se gli ‘studenti’ non sono affatto un monolite, come dimostrano le liti prima e dopo la formazione del nuovo governo.
E non hanno neppure la situazione nel Paese sotto controllo al cento per cento: ci sono stati all’Est dell’Afghanistan attacchi a posti di blocco del regime; e si annuncia la creazione di unità anti-kamikaze – segno che ve n’è il rischio –; e si fa sapere che il tesoro di Bactrian, una collezione di ori fra le più grandi al mondo, è “al sicuro”, negando che sia stato rubato e contrabbandato all’estero. Circa 150 giornali afgani hanno interrotto le loro pubblicazioni cartacee da metà agosto: alcuni hanno chiuso, altri escono online.
All’Onu, i cinque membri permanenti con diritto di veto del Consiglio di Sicurezza (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) chiedono concordi che i talebani siano più inclusivi. Tutti vogliono “un Afghanistan in pace e stabile, dove gli aiuti umanitari possano essere distribuiti senza problemi e senza discriminazioni, i diritti delle donne siano rispettati e non sia un santuario per il terrorismo”, dice il segretario generale Antonio Guterres.
Washington chiosa: “Nessuno, neppure i cinesi, è soddisfatto del governo ad interim”. Pechino, però, chiede la revoca “il prima possibile” di sanzioni o restrizioni unilaterali, E inviati di Cina, Russia e Pakistan sono a Kabul in queste ore.
I ministri degli Esteri del G20, riunitisi al Palazzo di Vetro, hanno condiviso, dice Luigi Di Maio, presidente di turno del Gruppo, che “ogni intervento umanitario deve avere una quota parte dedicata ai diritti delle donne e delle ragazze”.