HomeUsaUsa: migranti da Haiti, la polizia di Biden li respinge a frustate

Usa: migranti da Haiti, la polizia di Biden li respinge a frustate

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 22/09/2021

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L’avesse fatto la polizia di frontiera a cavallo di Donald Trump, le grida si scandalo sarebbero state altissime. Anche perché il magnate presidente avrebbe probabilmente elogiato i suoi agenti. Invece, l’ha fatto la polizia a cavallo del Texas – ‘trumpiana’ a prescindere – ora che presidente è Joe Biden: il coro di condanna c’è, ma la Casa Bianca ha subito preso le distanze. “Orribile”, dice la portavoce Jen Psaki.

A poche ore del debutto di Biden all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, un video che mostra agenti della polizia di frontiera a cavallo usare le redini come frusta contro migranti, in gran parte haitiani, che cercano di entrare negli Usa dal Messico traversando il Rio Grande suscita rabbia e indignazione.

Uber Vignetta
Vignetta di Gianfranco Uber

“Usate le vostre donne, per passare? Ecco perché il vostro Paese è una merda”, urla un agente, che, con il suo cavallo, quasi travolge un uomo sulla riva del fiume, mentre intorno è un fuggi fuggi.

Lungo la frontiera tra Stati Uniti e Messico, il recente arrivo di quasi 15 mila persone ha innescato una nuova crisi umanitaria. A New York, Biden assicura: “La terremo sotto controllo”. Ma, finora, la sua Amministrazione non ha affrontato in modo convincente la questione migranti, tra sentenze della magistratura che hanno cancellato alcuni suoi provvedimenti e ripristinato i decreti di Trump, mentre la pressione dei richiedenti asilo alla frontiera è molto cresciuta.

Biden deve camminare sul filo tra rispetto dei diritti umani e controllo degli ingressi negli Usa, osservanza degli impegni elettorali e attenzione all’opinione pubblica. Sul video, la Psaki è drastica: “Ho visto alcune immagini, non ho il contesto completo, ma non so immaginare quale contesto le renderebbe appropriate”.

Il caso è imbarazzante per tutta l’Amministrazione e specie per Alejandro Mayorkas: il ministro dell’Interno, il primo ispanico in quel ruolo, figlio di rifugiati cubani, ordina un’inchiesta.

Biden, tuttavia, conferma la decisione di rimpatriare tutti i migranti: “Non è il momento di venire”, avverte la Psaki, malgrado le turbolenze politiche e il recente terremoto abbiano aumentato il flusso di haitiani in fuga. Ieri, sei aerei sono partiti dagli Usa per Haiti carichi di migranti respinti.

Il presidente ha deciso di portare il numero dei rifugiati ammessi sul suolo statunitense a 125 mila l’anno a partire dal primo ottobre, ma la decisione non dovrebbe riguardare quanti fuggono dall’Afghanistan e da Haiti. In questi giorni, gli Stati Uniti stanno accogliendo migliaia di esuli dall’Afghanistan, molto spesso persone che hanno collaborato con le forze occidentali, e intendono pure favorire l’ingresso di dissidenti o perseguitati dall’America centrale e dal Myanmar.

Del flusso da Haiti, il segretario di Stato Antony Blinken ha parlato lunedì col premier Ariel Henry: “La migrazione illegale pone gravi rischi ai migranti e alle loro famiglie”, gli ha detto.

Dal canto suo, Medici senza frontiere, presente al confine tra Messico e Usa, denuncia le condizioni di vita degradanti dei migranti in attesa di provare a varcare il confine: decine di migliaia di persone sono bloccate in condizioni estremamente precarie “a causa – sostiene Msf – delle politiche di asilo fallimentari e delle deportazioni di massa dagli Stati Uniti.

Da metà settembre, un team di emergenza di Msf è a Tapachula, estremo sud del Messico, dove circa 40.000 migranti vivono ammassati: arrivano da Venezuela, Guatemala, El Salvador, Honduras, Haiti e Cuba; sono per la maggior parte donne e bambini, da mesi in un limbo senza prospettive, servizi di base o opportunità lavorative.

Le Nazioni Unite esprimono profonda preoccupazione per i rimpatri di massa di migranti haitiani dagli Usa, anche perché chi fa richiesta di asilo può essere a rischio al ritorno in patria. Le agenzie dell’Onu per i diritti umani e per i rifugiati notano che tutti i richiedenti asilo hanno diritto a vedere le loro richieste esaminate, mentre non ci sarebbe stata alcuna valutazione individuale dei dossier degli haitiani.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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