Crescono le frizioni tra Stati Uniti e Arabia saudita: la pista saudita negli attacchi dell’11 Settembre 2001, l’ ‘affare Khashoggi‘, la guerra nello Yemen, il mancato rispetto dei diritti umani. L’America di Biden non è condiscendente verso il regime di Riad come quella di Trump, che ai valori anteponeva gli affari.
L’ultimo caso è quello di Abdulrahman al-Sadhan, 37 anni, collaboratore della Mezzaluna Rossa, arrestato nell’ufficio di Riad dell’organizzazione nel marzo del 2018, colpevole di post al massimo satirici e condannato ad aprile a 20 anni di detenzione e a successivi 20 anni di divieto di espatrio.
Nancy Pelosi, speaker della Camera, è “profondamente preoccupata” per le torture cui sarebbe stato sottoposto in carcere al-Sadhan, doppia nazionalità, Usa e saudita; e invita il Congresso a seguire l’esito del processo d’appello, apertosi lunedì, e “tutti gli abusi dei diritti umani del regime saudita”, la cui credibilità e rispettabilità sono state fortemente intaccate agli occhi dell’Amministrazione Usa dopo che rapporti d’intelligence ne hanno accertato le responsabilità nel sequestro e nell’uccisione del giornalista ed oppositore Jamal Khashoggi, senza però arrivare a colpire con sanzioni come mandante l’uomo forte del regime saudita, il principe ereditario Mohammad bin Salman, per tutti Mbs.
“La condanna di al-Sadhan rinnova gli attacchi dei sauditi alla libertà d’espressione”, dice la Pelosi. In aprile, il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price aveva commentato la condanna twittando che “l’esercizio dei diritti umani non dovrebbe mai costituire un reato perseguibile”.
Analisti statunitensi notano che Mbs sta cercando da anni di reprimere il dissenso, mentre introduce riforme sociali ed economiche che mirano ad ammodernare il Paese, dove, però, le donne continuano a subire discriminazioni e mortificazioni.
La sorella di al-Sadhan, Areej, fa sapere che la salute del detenuto va peggiorando: “Siamo molto preoccupati per la salute e la sicurezza di mio fratello che langue sotto tortura nelle carceri saudite, mentre ci viene totalmente negato ogni contatto con lui”. Numerose organizzazioni attive sul fronte dei diritti umani, fra cui Amnesty international, si sono mobilitate a favore di al-Sadhan,
La Ong Mena Rights Grouop, basata a Ginevra, indica che al-Sadhan è stato giudicato e condannato per avere gestito due account satirici su Twitter:era accusato di finanziare il terrorismo, di sostenere e/o di simpatizzare con l’Isis e di preparare e inviare messaggi che “causerebbero pregiudizio all’ordine pubblico e ai valori religiosi”.
Inoltre, la Ong dice che la famiglia di al-Sadhan aveva saputo che l’uomo in carcere aveva subito brutali torture, fra cui “scosse elettriche, percosse con fratture delle ossa, essere appeso per i piedi e costretto ad assumere posizioni innaturali, minacce di morte e di decapitazione, insulti ed umiliazioni”.
Il mese scorso, le autorità saudite hanno arrestato diversi membri della famiglia reale, attivisti, intellettuali e studiosi dell’Islam. Le strette relazioni del presidente Trump con il regime saudita hanno rafforzato e galvanizzato Mbs. L’Amministrazione Biden cerca ora di ‘ricalibrare’ i rapporti con Riad, che resta tuttavia un alleato di Washington nello scacchiere mediorientale, in particolare in funzione anti-iraniana.
Biden non ha finora mai parlato con Mbs e ha avuto solo un colloquio con re Salman. Fra i segnali di raffreddamento delle relazioni tra i due Paesi, l’annuncio che gli Stati Uniti non appoggiano più “le operazioni offensive saudite” nello Yemen, la sospensione di vendite di armi e le sanzioni prese nei confronti di personalità saudite per il ‘caso Khashoggi’. Ma i paladini dei diritti umani, come pure la sinistra democratica, ritengono che l’Amministrazione non abbia ancora fatto abbastanza e che mantenga eccessivi legami economici e di sicurezza con il regime saudita.