I tintinnii delle campanelle che scandiscono gli attimi degli schianti e dei crolli; i minuti di silenzio; la mesta lettura lenta dei nomi delle vittime, affidata non più ai figli ma ai nipoti; i discorsi: i riti della commemorazione dell’attacco all’America dell’11 Settembre 2001 si sono ripetuti a New York a Ground Zero, a Washington al Pentagono e a Shanksville, in Pennsylvania, dove il volo UA93 piombò al suolo senza raggiungere l’obiettivo per la rivolta dei passeggeri contro i terroristi.
Ieri, più solennità del solito: questo era il 20° anniversario, coi presidenti della guerra al terrorismo schierati in prima linea, George W. Bush, Barack Obama, Joe Biden. Tutti, tranne Donald Trump, che preferisce spargere fiele sulle cerimonie e va a Ground Zero solo quando Biden se n’è andato (poi torna subito in Florida a commentare un match di boxe).
Commozione e cordoglio s’intersecano con l’imbarazzo per le rivelazioni del Washington Post: l’attacco con un drone condotto il 29 agosto a Kabul contro presunti terroristi sarebbe nato da un errore di valutazione – ci furono dieci vittime civili, fra cui alcuni bambini -. I militari americani sostennero di avere colpito un’auto di miliziani carica di esplosivi, ma ora pare che la vettura non fosse un’auto-bomba: l’intelligence avrebbe scambiato bombole di acqua con ordigni esplosivi.
A Kabul, i talebani danno segnali di tregua: non celebrano l’anniversario come una vittoria e rinunciano a insediare il governo nel giorno simbolo della vulnerabilità statunitense. La Cnn riferisce che la decisione sarebbe stata presa su richiesta degli Usa e di altri Paesi Nato, inoltrata tramite il governo del Qatar, che con i talebani ha stretti rapporti.
Alla cerimonia dell’insediamento sono stati invitati rappresentanti di Cina, Russia, Iran, Turchia e, appunto, Qatar. Ci sarebbe pure stato un allarme dell’intelligence per possibili attentati Isis a Kabul in coincidenza con l’ufficializzazione del governo e negli Usa in coincidenza con l’anniversario. Russia e Qatar, dopo un consulto a Mosca, esprimono la volontà di cooperare per ridurre le tensioni.
Da domani, riprendono i voli commerciali da e per Kabul. E sono “oltre 250 gli stranieri, inclusi cittadini statunitensi”, ad avere lasciato l’Afghanistan da giovedì, riferisce l’inviato speciale Usa Zalmay Khalilzad: “E’ un fatto positivo”, commenta, ringraziando il Qatar che ha fornito aerei ed equipaggi.
I primi voli commerciali saranno assicurati dalla compagnia aerea pachistana PIA, che ha già avuto decine di prenotazioni, soprattutto personale di organizzazioni umanitarie e giornalisti.
Non tace, invece, nell’anniversario al Qaida: il network della rete terroristica ha pubblicato un video di 60 minuti del suo attuale leader Ayman Zawahiri, che fa un elogio funebre dei ‘martiri’ uccisi nell’ultimo anno. Tra questi anche Mohammed Saeed Alshamrani, il militare saudita radicalizzato che compì un attentato in una base militare a Pensacola, in Florida. “Gerusalemme non sarà mai ‘giudaizzata’”, afferma tra l’altro Zawahiri.
Nei loro discorsi, Biden, Obama, anche Bush hanno molto insistito sul concetto di unità degli Usa: “Subito dopo l’11 Settembre, abbiamo visto qualcosa di raro: un vero senso d’unità nazionale”, dice Biden. “L’unità non va mai distrutta. L’unità ci rende l’America al meglio. L’unità è la nostra forza maggiore: non vuol dire che dobbiamo credere tutti nella stessa cosa, ma che dobbiamo avere rispetto gli uni degli altri e per questo Paese”.
I discorsi del presidente non scalfiscono, però, l’astio di Trump e dei suoi sodali. In un breve video, il magnate dice che l’11 settembre è un “giorno triste” e che “stiamo vivendo un momento triste visto come si è chiusa la guerra contro coloro che hanno causato tanto dolore nel nostro Paese”, sempre ignorando il fatto che la resa ai talebani fu da lui negoziata 18 mesi or sono. Criticando Biden, “uno sciocco”, Trump parla di “pianificazione sbagliata” e di leader “che non hanno capito che cosa stava accadendo”: “Il 20° anno della guerra avrebbe dovuto essere un anno di vittoria, invece Biden e la sua inetta Amministrazione si sono arresi”.
L’ “affrettato” ritiro dall’Afghanistan deciso da Biden è “il più grande imbarazzo” per gli Stati Uniti: il presidente è un “incompetente alla guida del nostro Paese: “Siamo scappati, ormai non ci rispetta nessuno”. Gli fa eco Rudolph Giuliani, il sindaco sceriffo di New York dell’11 Settembre, ma anche il legale di Trump in tutte le cause elettorali perse: Biden “non dovrebbe venire qui … Ha preso decisioni sconsiderate, quasi assurde … le più avventate della storia americana”. I giorni dell’unità sono ancora lontani: Trump e i suoi puntano sempre sulla polarizzazione.
Ieri, a Kabul, in controtendenza rispetto ai giorni scorsi, circa 300 donne afghane completamente velate hanno espresso oggi il loro sostegno al nuovo regime talebano nell’anfiteatro dell’università di Kabul, dove alcune di loro sono intervenute in difesa delle misure adottate dall’Emirato islamico dei mullah. Impossibile valutare la spontaneità della partecipazione delle donne all’evento.
La maggior parte di loro indossava il niqab, il velo che lascia scoperti solo gli occhi, mentre alcune indossavano il burqa, l’indumento – obbligatorio durante il primo regime talebano (1996-2001) – che copre totalmente il corpo con una sorta di retina all’altezza degli occhi. Molte avevano guanti neri.
Nell’anfiteatro dell’Università Shaheed Rabbani, le oratrici hanno criticato le donne scese in piazza nei giorni scorsi nel Paese per chiedere il rispetto dei propri diritti. “Siamo contro queste donne che manifestano in piazza sostenendo di rappresentare le donne afghane”, è la denuncia. “Il governo che c’era ha abusato delle donne, che sono state reclutate solo per la loro bellezza”.