La cerimonia d’insediamento del nuovo governo dei talebani potrebbe svolgersi domani, sabato 11 settembre, proprio nel 20° anniversario dell’attacco all’America di al Qaida, che innescò l’invasione dell’Afghanistan e il rovesciamento del regime di Kabul, reo di ospitare e proteggere i campi d’addestramento dei terroristi.
Ad assistere all’insediamento potrebbero essere invitati rappresentanti di Paesi come Cina, Russia, Qatar, Pakistan, Iran e Turchia, l’unico nella Nato. La diplomazia resta attiva nell’area: il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov s’appresta a ricevere, domani, il collega del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani.
La scelta dell’11 settembre appare una sorta di gesto di scherno verso gli Occidentali: uno di quei segnali contraddittori, tra dialogo e chiusura, che i talebani mandano in questi giorni, mostrando, rispetto al passato, di sapere usare gli strumenti di comunicazione più moderni.
Alla provocazione, se sarà confermata, si contrappone la decisione di autorizzare la partenza dall’Afghanistan, su un aereo del Qatar, di circa 200 cittadini statunitensi e di altre nazionalità – non hanno potuto salire a bordo, invece, gli afghani sprovvisti di una seconda cittadinanza -. S’è trattato del primo decollo di questo tipo dal ritiro delle forze Usa il 31 agosto. Un altro volo è previsto oggi.
A fare pressione affinchè i talebani autorizzassero la partenza è stato il rappresentante speciale Usa Zalmay Khalilzad, anche se poi la Casa Bianca ha chiarito che non consentirà lo sbarco in basi Usa di passeggerei provenienti dall’Afghanistan senza documenti e controlli adeguati. Non è chiaro se gli americani e gli stranieri evacuati fossero quelli bloccati a Mazar-i-Sharif.
In parallelo, c’è stato un giro di vite sulle manifestazioni: i talebani hanno vietato cortei e proteste e hanno intimato alla popolazione di rimanere in casa, adducendo problemi di sicurezza. Ma manifestanti sono scesi lo stesso in piazza: decine si sono radunati presso l’ambasciata del Pakistan a Kabul, dove i talebani hanno aperto il fuoco per disperderli; altri hanno protestato nelle province di Parwan e Nimruz. Giornalisti che seguivano gli eventi sono state fermati, malmenati e torturati, prima d’essere rilasciati. I collegamenti internet hanno subito interruzioni.
Si ha pure notizia di manifestazioni annullate. Negli ultimi giorni raduni con centinaia di persone sono stati dispersi dai miliziani talebani armati, a Kabul, Mazar-i-Sharif, Faizabad ed Herat, dove due persone sono state uccise e diverse ferite.