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Afghanistan: talebani, il governo dei ricercati per terrorismo con taglia

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 08/09/2021

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E’ nella lista dell’Onu delle persone designate come “terroristi o associati a terroristi” il mullah Mohammed Hassan ‘Akhund’, premier ‘ad interim’ del nuovo governo ‘provvisorio’ dei talebani: c’è il gusto della sorpresa – si pronosticava a quel posto il Mullah Abdul Ghani Baradar – e quasi culto del precario, nell’annuncio fatto ieri sera dal portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid.

Mohammad Hassan è stato in passato consigliere politico del Mullah Omar, mitico leader della prima ora dei Talebani, oltre che governatore di Kandahar e ministro degli Esteri negli anni del primo governo degli ‘studenti’ tra il 1996 e il 2001.

Hassan non è l’unico con l’etichetta di terrorista, fra i membri designati del nuovo governo afghano. Anche il ministro dell’Interno, Sirajuddin Haqqani, leader dell’omonima rete di milizie dislocate lungo il confine con il Pakistan e ritenute vicine ad Al Qaida, è ricercato dall’Fbi per terrorismo – c’è su di lui una taglia di cinque milioni di dollari -, secondo quanto ricorda la stessa agenzia Usa appresa la sua nomina.

Circostanze che spiegano la flemma con cui gli Usa hanno accolto gli annunci talebani. “Non c’è fretta di riconoscerne il governo”: ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, a bordo dell’AirForceOne con il presidente Joe Biden. Psaki aggiunge che tutto dipenderà da quel che farà l’esecutivo, compreso il trattamento dei cittadini americani e dei loro collaboratori afghani desiderosi di lasciare il Paese.

Prudente pure la Russia. “E’ importante per noi capire quali saranno i primi e i successivi passi” dell’esecutivo talebano: lo ha detto alla Tass il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov.

Il mullah Mohammad Hasan Akhund – un sinonimo di mullah – era una figura piuttosto defilata nella leadership dei talebani. La sua potrebbe essere una scelta di compromesso, visti i contrasti segnalati fra Baradar ‘il negoziatore’ e gli ‘irriducibili’ Haqqani.

Hasan era finora presidente della Rahbari Shura (il ‘Consiglio della guida’, il Consiglio direttivo), che svolgeva le funzioni di governo del movimento, prendendo tutte le maggiori decisioni prima che fossero sottoposte all’approvazione della guida suprema, il mullah Hibatullah Akhundzada. Che, ieri, continuando a non mostrarsi in pubblico, ha assicurato, con un comunicato in inglese, che il nuovo governo “difenderà la legge della sharia”.

Se i media occidentali puntavano su Baradar premier, i media pachistani avevano riferito giorni fa che lo stesso Akhundzada aveva scelto Hasan come nuovo premier: una conferma di come l’intelligence pachistana conosca bene i talebani e sia magari in grado di condizionarne le scelte. Baradar, co-fondatore dei talebani, negoziatore con gli Usa a Doha, sarà il vice premier.

Il figlio del mullah Omar, il mullah Yaqoub, sarà ministro della Difesa; all’Interno c’è Haqqani. Erano entrambi fra i vice di Akhundzada, con Baradar. Pertanto, sono saltate le scelte ‘ad interim’ di Ibrahim Sadr all’Interno e del mullah Abdul Qayyum Zakir alla Difesa.

Per ora, nessun segnale di inclusività politica e, tanto meno, di presenza femminile. L’Afghanistan “ha affrontato una grave crisi e l’emirato islamico ha deciso di formare questa amministrazione”, dice Mujahid: “Cercheremo di nominare figure di alta professionalità anche nel ruolo di vice e sotto-segretari”.

Il nuovo governo “dovrà affrontare i problemi immediati, soprattutto la povertà”: “Il problema della sicurezza è risolto, perché non c’è più la guerra”, sostiene il portavoce, dando per acquisita la ‘pacificazione’, nel senso della conquista, del Panshir, la valle ribelle a nord di Kabul. Ma fonti di Kabul riprese dai media occidentali segnalano una recrudescenza delle proteste anti-talebani: a Herat, fonti mediche segnalano due morti e otto feriti, tutti da arma da fuoco.

Prima dell’annuncio del governo dei talebani, all’esterno del muro di cinta accanto all’ingresso dall’ex ambasciata degli Stati Uniti a Kabul è stata dipinta una enorme bandiera dei talebani, il vessillo bianco con la scritta nera. L’ambasciata è stata abbandonata dai diplomatici e dal personale statunitensi il 15 agosto. Da allora le funzioni dell’ambasciata si svolgono a Doha.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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