E’ escluso che Erdogan lo abbia voluto per rafforzare la Nazionale della Turchia, che non è al top, in questo momento. Saadi, del resto, è sempre stato un brocco: non fosse stato per Gheddafi, il papà, Perugia, Udinese, Sampdoria non lo avrebbero mai tesserato. E’ invece probabile che a Erdogan Saadi serva per mantenere, se non aumentare, il suo peso nella crisi libica.
Saadi Gheddafi, 48 anni, terzo figlio di Muammar, colonnello dittatore deposto e ucciso nel 2011, è stato scarcerato e avrebbe subito lasciato la Libia per la Turchia: detenuto dal 2014 in una prigione di Tripoli, è stato liberato in esecuzione di un ordine del tribunale emesso tempo fa, secondo fonti del Ministero della Giustizia citate dalla Afp.
Se confermata, l’ospitalità concessagli dalla Turchia potrebbe avere qualcosa a che vedere col peso che i Gheddafi continuano ad avere in Libia, a livello tribale ed economico. Nelle trattative in atto fra le fazioni coinvolte, il loro ruolo può rivelarsi essenziale.
Estradato dal Niger nel 2014, Saadi Gheddafi era stato processato dalla Corte d’Appello di Tripoli e assolto nell’aprile 2018 per l’omicidio nel 2005 d’un ex giocatore e allenatore della squadra di calcio Al-Ittihad di Tripoli, Bachir Rayani, ma rimase in carcere. Doveva ancora essere processato perché accusato di coinvolgimento nella repressione della rivolta che pose fine al regime del padre.
Nell’agosto del 2015 venne pubblicato un video in cui Saadi subiva torture dalle milizie islamiche. Nel dicembre del 2017 la famiglia denunciò di avere perso i contatti con lui, detenuto in isolamento senza la possibilità di vedere neanche l’avvocato.
In Italia, Saadi è noto per le sue (contro)performances calcistiche: tre stagioni da professionista, 13′ minuti in tutto giocati in un Perugia – Juventus. Fu anche azionista di Juventus, Roma e Triestina, tramite il Libyan Arab Foreign Investment Company e la Tamoil, presidente della federazione libica e capitano della nazionale libica.
Nel suo curriculum, investimenti sballati nella finanza e nel cinema, lusso e droga – fu squalificato per doping dopo una partita cui assistette dalla panchina -, eccessi e truffe – scappò dalla Riviera lasciando debiti per 360 mila e un Suv Cadillac che adesso appartiene al parco auto dell’hotel dove soggiornò a sbafo.
Durante l’insurrezione libica, sfuggì alla cattura da parte del Consiglio nazionale libico e si rifugiò in Niger, che lo accolse ma lo mise agli arresti domiciliari e poi lo estradò nel 2014. Può suonare strano che un individuo del genere conservi influenza dieci anni dopo, ma Erdogan, evidentemente, lo pensa.