Le vie della Casa Bianca sono spesso misteriose e partono sempre da lontano. Due governatori repubblicani, ‘trumpiani’ di stretta osservanza, Greg Abbott del Texas e Ron DeSantis della Florida, provano ad arrivarci facendosi alfieri dei movimenti contro le misure di prevenzione del Covid e prendendo iniziative per limitare l’accesso al voto delle minoranze, neri e ispanici. Il nuovo mantra è che, per non perdere le elezioni, basta impedire di recarsi alle urne a chi non la pensa come te.
Negli Stati Uniti, la resistenza a mascherine e vaccini – più alle prime che ai secondi – è palpabile, in nome della libertà, ma soprattutto degli affari, nonostante la pandemia vi abbia fatto, anche causa il lassismo del magnate ex presidente Donald Trump, più vittime che in ogni altro Paese al Mondo – alle 18.00 di oggi, mercoledì 18 agosto, i decessi erano quasi 623.500 e i contagi superavano i 37 milioni (più di un americano su dieci s’è ammalato) -.
Ma ad essere contro le mascherine e i vaccini, si corrono dei rischi. Così, Abbott, 63 anni, si ritrova positivo al virus – l’autunno scorso, era successo al suo ‘idolo’, che era stato assai male -: il Texas è fra gli Stati con i tassi di vaccinazione più bassi e i morti da Covid stanno di nuovo crescendo, anche se a un ritmo inferiore che nelle precedenti ondate.
DeSantis, 42 anni, governatore della Florida, intende invece punire due distretti scolastici colpevoli di imporre le mascherine a studenti e docenti, contravvenendo alle sue disposizioni: a scuola senza mascherina e pazienza se sei ammalato (e contagi la classe) o se ti ammali (e contagi la famiglia). Le scuole delle contee di Broward, una delle più popolose dello Stato, e di Alachua si vedranno decurtare i fondi a disposizione, perché il governatore vuole che siano i genitori a decidere se mandare a scuola i figli con le mascherine o meno e la regola è divenuta legge nello Stato.
Dei due governatori in prima linea nel lassismo pandemico, DeSantis è senz’altro il meglio piazzato nei pronostici repubblicani per Usa 2024: c’è chi lo considera un potenziale ‘front runner’, se Trump non dovesse ricandidarsi, anche se la sua popolarità è un po’ calata negli ultimi mesi. Abbott è meno incline a correre per la presidenza, ma è molto attivo nel seguire i dettami di Trump: oltre che nella (non) lotta al virus, anche nelle restrizioni del diritto di voto alle minoranze.
La Georgia s’è mossa per prima, il Texas la segue, la Florida è in lista d’attesa, con un’altra dozzina di Stati con governatori repubblicani. Nonostante l’ostruzionismo dei democratici, il Senato di Austin, la capitale del Texas, ha appena approvato una legge che mette paletti all’accesso al voto di neri e ispanici. Alla Camera, però, manca il quorum per votarla, perché l’opposizione democratica il mese scorso s’è messa sull’Aventino, trasferendosi – letteralmente – sul Campidoglio di Washington – l’ostruzionismo democratico è poi cessato il 19 agosto, ndr -.
Ma Abbott ha ugualmente convocato una sessione straordinaria del Congresso texano e ha fatto spiccare dei mandati d’arresto per i 52 deputati mancati all’appello, approvati dalla Camera, dove c’erano praticamente solo i repubblicani.