Il presidente brasiliano Jair Messias Bolsonaro incassa in Congresso due smacchi che prefigurano una sconfitta nelle elezioni presidenziali dell’anno prossimo, quando l’ex capitano dell’esercito, autoritario e omofobo, cercherà di ottenere un secondo mandato. Tutti i sondaggi lo danno oggi battuto, specie se il suo rivale dovesse essere l’ex presidente di sinistra Inacio Lula da Silva, escluso dalla competizione nel 2018 e gettato in carcere per una condanna per corruzione poi annullata, frutto di un’inchiesta politicamente motivata.
Il Congresso ha revocato la legge sulla sicurezza nazionale in vigore dalla dittatura militare, durata dal 1964 al 1985: il Senato al completo ha varato con un voto finale un disegno di legge di riforma del codice penale, che abroga norme imposte nel 1983 dal regime militare che, fra l’altro, autorizzavano a perseguire penalmente gli oppositori politici.
E sempre in Congresso è mancata la maggioranza necessaria per modificare la legge elettorale come desiderato dal presidente, che voleva promuovere il voto manuale su quello elettronico, sulla scorta dell’ipotetico rischio ‘alla Trump‘ di fantomatici brogli. Bolsonaro fa già filtrare l’esplicita minaccia di non riconoscere l’esito del voto, se la sua proposta resterà lettera morta.
A inasprire l’atteggiamento del Congresso contro il presidente è stata, lunedì, una parata militare davanti ai palazzi del potere di Brasilia, proprio in concomitanza con i voti su codice penale e riforma elettorale: l’opposizione l’ha considerata un tentativo di intimidire deputati e senatori, mentre analisti s’interrogano su possibili interferenze dell’apparato militare sul processo elettorale.
A compromettere le possibilità di conferma di Bolsonaro, è in primo luogo la gestione ‘negazionista’ e disastrosa della pandemia: il Covid continua a fare migliaia di morti al giorno e decine di migliaia di contagi. Secondo i dati della Johns Hopkins University, il Brasile è terzo al Mondo per il numero dei casi dietro Usa e India, con oltre 20.200.000, ed è secondo per quello dei decessi dietro gli Usa, con 565 mila. Al ritmo attuale, il Brasile, a fine estate, potrebbe risultare il Paese con più vittime da Covid al Mondo.
La pandemia ha aggravato la crisi economica, con l’inflazione al massimo da quasi vent’anni.
Una legge sui reati contro la democrazia – Lunedì, il sì del Senato ha dato via libera a un disegno di legge che crea “crimini contro lo Stato di diritto democratico” e contestualmente abroga la legge sulla sicurezza nazionale retaggio della dittatura militare.
Varato dalla Camera a maggio, il disegno di legge introduce una nuova sezione del Codice penale, che dettaglia dieci reati contro la democrazia in cinque capitoli. Vi spiccano i reati di “interruzione del processo elettorale”, di “fake news nelle elezioni” e di “attacchi al diritto di manifestare”.
“La Legge sulla sicurezza nazionale era finita nell’oblio, ma era poi stata recuperata, in questi anni, dal governo e utilizzata come strumento di bavaglio” di critici e oppositori, ha spiegato il relatore del progetto, Rogerio Carvalho, esponente del Partito dei lavoratori (Pt, di sinistra), all’opposizione.
Il no alla proposta Bolsonaro sul voto cartaceo – La Camera ha invece respinto la Proposta d’emendamento costituzionale che promuoveva il ritorno al voto cartaceo, accanto all’elettronico. Perché il progetto passasse, ci voleva una maggioranza speciale di 308 voti, i 3/5 dei 513 deputati: in una seduta conclusasi a notte fonda, la proposta ha ottenuto 229 sì, 79 in meno del necessario, e 218 no.
La lettura dell’esito del voto è controversa. L’iniziativa di Bolsonaro non è passata – questo è certo -, ma ha ottenuto più consensi del previsto: i partiti d’opposizione calcolavano che i no sarebbero stati più dei sì.
Le votazioni al Senato e alla Camera sono la cartina di tornasole della crisi istituzionale in cui, ormai dalla scorsa settimana, il Brasile è precipitato, con scambi di accuse pesanti tra il presidente e la magistratura, in particolare quelle del Tribunale superiore elettorale e della Corte suprema, entrambe critiche della Proposta di emendamento costituzionale.
L’asse tra Bolsonaro e Trump – L’asse tra Bolsonaro e Trump, per una sorta di ‘internazionale della destra’, è confermata dalla missione negli Usa del figlio deputato del presidente brasiliano, Eduardo, presso il magnate ex presidente Usa e il suo stratega elettorale Steve Bannon.
L’incontro con Bannon è avvenuto a un evento nel South Dakota, mentre Bolsonaro jr ha invitato Trump in Brasile per un seminario della Conferenza di azione politica conservatrice.
Eduardo Bolsonaro, che è stato capo della Commissione Esteri della Camera brasiliana, è delegato dal padre ai contatti internazionali: promuove la creazione d’un forum dei partiti di estrema destra. E Bannon lo ha scelto come coordinatore latino-americano del suo Movimento, che riunisce organizzazioni di estrema destra a livello globale.