Il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo si è dimesso: l’inchiesta avviata per accuse di molestie sessuali nei suoi confronti e la minaccia di impeachment molto concreta, dopo che tutta la leadership democratica, compreso il presidente Joe Biden, lo ha scaricato, lo hanno dunque indotto a lasciare l’incarico che teneva da dieci anni – era stato eletto nel 2010 e rieletto due volte -.
Ad accusare il governatore, le cui dimissioni saranno operative fra due settimane, sono 11 donne, fra cui alcune sue dipendenti, che lamentano commenti e comportamenti inappropriati. Il suo posto sarà preso dalla sua vice, Kathy Hochul, un’avvocatessa di 62 anni, che sarà la prima governatrice donna dello Stato di New York.
Nella primavera del 2020, appena 16 mesi or sono, quando la candidatura di Biden suscitava più dubbi che entusiasmi, molti pensavano che l’anti Donald Trump democratico potesse essere proprio quel governatore italo-americano dalla faccia spigolosa, capace di fare molto meglio del presidente nella lotta alla pandemia e di tenergli mediaticamente testa nei loro briefing giornalieri.
Ora invece la carriera di Cuomo, 64 anni, ministro nell’Amministrazione Obama, pare al capolinea, per una vicenda cresciuta nel solco di #Metoo, ma dove c’è pure l’eco delle antipatie suscitate sia dai suoi modi spicci sia dalle polemiche sulle vittime da Covid nella Grande Mela sottostimate, specie nelle case di riposo per anziani.
Si direbbe che una sorta di maledizione pesa sui Cuomo: quando s’avvicinano alla Casa Bianca, inizia il loro declino. Accadde pure a Mario, il padre di Andrew, anch’egli governatore dello Stato di New York – a tre riprese, dal 1983 al 1995 -, candidato ‘in pectore’ alla nomination democratica nel 1988 e nel 1992, ma mai sceso in lizza (si ipotizzò che nel suo armadio potessero esserci scheletri tipici della sua generazione di italo-americani).
Andrew Cuomo ha annunciato le dimissioni in tv in diretta: “Amo New York e amo i newyorchesi – ha detto – e non farei nulla per creare loro problemi. Credo che a questo punto, date le circostanze, la cosa migliore sia fare un passo indietro e lasciare che il governo torni a governare”.
Trattenendo a stento le lacrime, il governatore non ha ammesso nessuna responsabilità: “Mi scuso profondamente se ho offeso qualcuno, se sono stato troppo familiare con le persone, uomini e donne, ma non ho mai superato il limite con nessuno”. E ha tacciato di faziosità i suoi accusatori: “Attenzione!, la faziosità può colpire chiunque … Le accuse hanno motivazioni politiche: sono certo che i newyorchesi capiranno”.
La legale di Cuomo, Rita Glavin, continua a puntare il dito sulle donne che lo accusano di molestie, contestando punto per punto le loro versioni, che “non sono credibili” perché “il governatore non ha mai toccato in modo inappropriato nessuno”.
La Glavin chiama in causa pure “la frenesia dei media” nel cavalcare la vicenda, ma ce l’ha soprattutto con la procuratrice generale Letitia James, il cui rapporto “contiene errori e omette elementi chiave”: “Gli inquirenti hanno agito come se fossero pubblica accusa, giudici e giuria”.
Le sfuriate della legale di Cuomo rischiano di peggiorare una situazione giuridica compromessa, senza più incidere su quella politica. La pietra tombale ce la mette la Casa Bianca: “E’ una vicenda di donne coraggiose che hanno raccontato la loro storia”, dice la portavoce di Biden Jen Psaki.
Tanto più che, come spesso accade quando la nave affonda, saltano fuori vecchi episodi, come quello narrato da Ronan Farrow sul New Yorker. Nel 2014, Cuomo chiamò la Casa Bianca, cercando sponde contro il procuratore di New York Preet Bharara che indagava su di lui: potrebbe essere un abuso di potere, roba da impeachment. La cosa preoccupò la consigliera presidenziale Valerie Jarrett, che riferì la telefonata al Dipartimento della Giustizia. Non se ne seppe e non se ne fece nulla, ma la storia esce ora, che il governatore è un uomo politicamente morto.