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Usa: la maledizione dei Cuomo, vietato sfiorare la Casa Bianca

Scritto per AffarInternazionali e pubblicato lo 08/08/2021 https://www.affarinternazionali.it/2021/08/la-maledizione-dei-cuomo-vietato-avvicinarsi-alla-casa-bianca/

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Nella primavera del 2020, appena 16 mesi or sono, quando la candidatura di Joe Biden suscitava più dubbi che entusiasmi, molti pensavano che l’anti Donald Trump democratico potesse essere proprio quel governatore italo-americano dalla faccia spigolosa, capace di fare molto meglio del presidente nella lotta alla pandemia e di tenergli mediaticamente testa nei loro briefing giornalieri. Ora, invece, la carriera di Andrew Cuomo, 64 anni, governatore dello Stato di News York, appare al capolinea, per una vicenda nel solco di #Metoo, ma che rispecchia pure le antipatie suscitate dai modi spicci dell’ex ministro di Barack Obama e le polemiche sulle vittime da Covid nella Grande Mela sottostimate, specie nelle case di riposo per anziani.

Si direbbe che una sorta di maledizione pesa sui Cuomo: quando s’avvicinano alla Casa Bianca, inizia il loro declino. Accadde pure a Mario, il padre di Andrew, anch’egli governatore dello Stato di New York – a tre riprese, dal 1983 al 1995 -, candidato ‘in pectore’ alla nomination democratica nel 1988 e nel 1992, ma mai sceso in lizza (si pensò perché nel suo armadio c’erano scheletri tipici della sua generazione di italo-americani).

Il rapporto d’indagine sulle accuse di molestie sessuali mosse a Cuomo, firmato dalla procuratrice dello Stato, la temibile e agguerrita Letitia James, è lungo 165 pagine. Ma chi decidesse di scorrerlo – il Washington Post lo pubblica integrale – sappia che non c’è dentro nulla ‘ a luci rosse’, ma tracce di “una condotta che corrode il tessuto delle nostre istituzioni”, scrive la procuratrice, definendo “eroine” le donne uscite allo scoperto.

La James, 62 anni, nera, democratica, che sul fronte fiscale sta pure tentando di incastrare Trump, ha raccolto le testimonianze di 11 donne, molte giovani, nove dipendenti pubbliche – c’è pure un’agente della sicurezza -, solo alcune delle quali sono identificate con nome e cognome. Tutte accusano il governatore di comportamenti inappropriati: battute, allusioni, commenti, contatti fisici tipo palpeggiamenti (mani poggiate sul sedere, più che pacche, o sul seno) e “abbracci” sollecitati e “più stretti del necessario” – una segretaria ricorda: “Mi serrava fino a potere sentire il mio petto contro il suo” -; altre raccontano di baci, o meglio bacetti.

La James nota: “Sono violazioni delle leggi statali e federali”. Cuomo avrebbe pure compiuto abuso di potere, mettendo in atto rappresaglie contro chi contestava le molestie, creando, così, “un clima di paura e di intimidazione”.

Lui nega tutto, cioè nega che i suoi comportamenti siano stati inappropriati; e prova a difendersi pubblicando un video. Ma Charlotte Bennett, una delle sue accusatrici, forse la più determinata, perché già passata attraverso l’esperienza di un’aggressione sessuale, non pensa che sia pentito, ma che non voglia “assumersi le sue responsabilità”.

La Bennett sostiene che il governatore le fece esplicite avances di natura sessuale nel giugno 2020, mentre erano nella sede del Congresso statale, ad Albany. Cuomo le chiese se fosse monogama e se di averle palpato il seno nella residenza ufficiale del governatore e avesse fatto sesso con altri uomini; e le chiese pure se per lei fosse un problema la differenza di età nelle relazioni, aggiungendo – racconta la donna – di essere aperto a rapporti anche con ventenni. Sempre la Bennett contesta al governatore di averle canticchiato al telefono “Do you love me? Do you love me?”, un motivetto dei Contours popolare all’inizio degli Anni 60. In un audio acquisito dall’inchiesta, la donna risponde apparendo divertita.

Due giorni dopo la pubblicazione del rapporto d’indagine, è partita la prima denuncia penale, fatta dalla donna, identificata solo come un’assistente, che accusa Cuomo di averla ripetutamente messa a disagio dal 2019, baciandola e abbracciandola, fino a metterle la mano sotto la camicetta toccandole il seno mentre erano nella residenza ufficiale del governatore.

Politicamente, la sorte di Cuomo appare segnata, anche se la storia americana è zeppa di viaggi all’inferno e ritorno – basta pensare a Richard Nixon -. Lo ha scaricato il suo partito, che ha avviato una procedura d’impeachment; e il presidente Joe Biden, che lo aveva finora difeso, ora pensa che dovrebbe dimettersi; e lo stesso vale per la speaker della Camera Nancy Pelosi e per il capo-gruppo dei democratici al Senato Chuck Schumer, un newyorchese. La sua vice, Kathy Hochul, un’avvocata che prendendone il posto diverrebbe, a 62 anni, la prima governatrice dello Stato, parla di “comportamenti ripugnanti, inaccettabili e illegali”: “Nessuno può essere al di sopra della legge”.

L’inchiesta sull’impeachment “sarà completata il più velocemente possibile”, dice Carl Heastie, speaker della Camera statale. Il New York Times scrive che Cuomo deve lasciare, perché s’è “ormai spezzata la fiducia dell’opinione pubblica”, e denuncia, nel modo di fare del governatore, “vena egoistica e bullismo politico”, riconoscendo, però, che con i suoi ‘ciao, bella’, Cuomo era anche riuscito a creare consenso.

La maggioranza dei membri dell’Assemblea dello Stato di New York è favorevole all’impeachment, se il governatore non dovesse dimettersi. Se l’Assemblea metterà in stato di accusa Cuomo, toccherà ai 62 senatori e ai sette membri della Corte di Appello di New York, che formano l’Alta Corte per l’impeachment, esprimere il verdetto. Per arrivare alla condanna e alla rimozione del governatore ci vuole una maggioranza dei due terzi.

I legali del governatore sostengono che le accuse sono false e che gli investigatori hanno seguito ”un’idea preconcetta”: Sono indagini a senso unico in cui Cuomo viene trattato in maniera iniqua”. Ma è un momento in cui il governatore non ne azzecca una, anche dal punto di vista mediatico: il suo video è stato un flop e ora fanno discutere le immagini pubblicate dal New York Post. Lo si vede a bordo piscina nella State Mansion di Albany, dove s’è barricato da giorni, intento al lavoro, insieme con la segretaria Stephanie Benton che scrive al computer: viste le circostanze, non è proprio il ‘setting’ ideale, per suggerire un ‘business as usual’.

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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