Partite dalla periferia del Paese, le proteste per la scarsità d’acqua in Iran stanno colpendo al cuore la Repubblica teocratica, con morti, feriti e una notevole mobilitazione popolare e intellettuale. La somma delle vittime è incerta: almeno tre nel Khuzestan, nel Sud-Ovest, dove la contestazione è iniziata la scorsa settimana; e almeno una con due feriti nel Lorestan, nell’Ovest, dove, tra giovedì e venerdì, “disordini sono scoppiati nelle strade della città di Aligudarz e si sono protratti per ore”. Ma vi sarebbero anche sette giovani uccisi in scontri con le forswe dell’ordine, di cui cinque a Izeh, all’Est, e ad Ahvaz. La tv di Stato ha riferito che un poliziotto è stato ucciso a Mahshahr, definendo che i contestatori sono “mercenari dei nemici” – senza però specificare al soldo di chi -. Altri media iraniani riferiscono che le tensioni sono divampate “con il pretesto di problemi idrici”: la mancanza d’acqua avrebbe già causato decessi nel Sud-Ovest del Paese.
L’emergenza idrica non è l’unica che l’Iran sta vivendo: i contagi da Covid toccano nuovi picchi, mentre l’altra notte quattro miliziani della base Qods delle Guardie rivoluzionarie sono stati uccisi in scontri nella regione di Khash, nella provincia sunnita sud-orientale del Sistan-Baluchestan, che confina con Pakistan e Afghanistan ed è già stata in passato teatro di scontri tra gruppi separatisti e forze di sicurezza. Non è escluso che i fermenti abbiano a che fare con la situazione in ebollizione in Afghanistan, con i talebani all’offensiva dopo la partenza di quasi tutte le truppe Usa e straniere.
La Cnn riferisce che molta gente – persone comuni, sportivi, personalità del cinema e della cultura, attivisti politici e dell’ambiente – sta esprimendo sostegno alle manifestazioni in atto nel Khuzestan per protestare contro la scarsità d’acqua, sia potabile, che per l’agricoltura e il bestiame. Gli slogan dei contestatori attribuiscono alla cattiva gestione del governo centrale e a incuria e incompetenza delle Amministrazioni provinciali e locali la responsabilità delle conseguenze della diffusa siccità, che si protrae da marzo.
La gente del Khuzestan ha inscenato proteste a Shush, Susangerd, Shushtar, Ramhomuz, Behbahan, scandendo slogan contro il sistema. Le forse di sicurezza li hanno affrontati e, secondo rapporti non ufficiali e video diffusi sui social media, hanno fatto ricorso ai gas lacrimogeni e hanno arrestato numerosi manifestanti.
Anche a Teheran ci sono state manifestazioni inscenate da attivisti politici, tra cui l’oppositore ed ex detenuto Narges Mohammadi, che è stato arrestato. La gente ha gridato slogan nelle metropolitane e dalle finestre delle proprie case, nelle scorse notti. Sui social media locali è di tendenza l’hashtag “Il Khuzestan ha sete”.
La vicenda assume contorni politici, in un Paese in cui le elezioni presidenziali sono appena state vinte dai conservatori sui riformisti. “Persone coraggiose, che hanno combattuto contro l’invasione dell’Iraq durante la guerra degli Anni ’80 – il Khuzestan confina con l’Iraq, ndr -, vogliono solo acqua”, scrive il quotidiano riformista Etemaad: “Perché nessun funzionario ha parlato con la gente e ha smorzato la tensione prima che forze speciali intervenissero in massa per reprimere le proteste? È successo qualcosa che non sarebbe dovuto succedere”.
E il quotidiano moderato Jomhouri Eslami critica i funzionari sia conservatori che riformisti per la loro inerzia: “Hanno preso l’acqua dalle terre del Khuzestan e non ne hanno risolto i problemi, come se volessero fare della provincia una terra bruciata”.
Fronte Covid, l’Iran ha appena registrato un nuovo record di casi giornalieri: secondo il ministero della Salute, i contagi domenica sono stati 31.814, portando il totale della pandemia a 3.723.246; i decessi sono stati 322, per un totale di 89.122.
Le autorità iraniane stimano che almeno 60 milioni di persone, su una popolazione di 84 milioni, dovrebbero essere vaccinate per raggiungere l’immunità di gregge, ma finora soltanto 2.426.697 sono state immunizzate con due dosi e 8.241.852 con una dose. E vi sono problemi d’approvvigionamento e di efficacia dei vaccini utilizzati.