Giungono dall’Afghanistan storie di straordinario terrore, mentre governo centrale e ribelli talebani litigano sulle porzioni di territorio controllate dagli uni e dagli altri. Il portavoce dei talebani nega che gli ‘studenti’ vogliano gestire il potere da soli, perché – spiega alla Ap – “I tentativi del passato di realizzare un monopolio del potere in Afghanistan non hanno avuto successo. Ma Suhail Shahin aggiunge: nel Paese lasciato dalle truppe occidentale – il ritiro è stato fatto al 95%, ndr -, “non vi sarà pace finché non ci sarà un nuovo governo frutto di un negoziato e il presidente Ashraf Ghani non sarà stato rimosso”.
Nei giorni scorsi, un nuovo round di trattative tra governo e insorti s’è svolto a Doha, senza però approdare a risultati definitivi, anche se le parti hanno concordato sull’opportunità di proteggere civili e infrastrutture. Ma i talebani fanno dell’uscita di scena di Ghani un punto fermo.
Il clima di terrore che si respira in Afghanistan trova riscontro in un reportage della Cnn, che ricostruisce l’uccisione di uno dei traduttori afghani che hanno lavorato per gli americani. L’episodio, che risale a maggio, conferma la situazione drammatica che si profila per tutti coloro che hanno collaborato con le forze occupanti – si stima circa 20 mila persone – e che non sono riusciti o non hanno voluto trasferirsi all’estero o fare domanda di asilo negli Usa: li attendono ritorsioni e vendette.
Il 12 maggio, Sohail Pardis stava guidando da Kabul verso la provincia di Khost: voleva celebrare con la sorella la fine del Ramadan. In un tratto di strada desertico, il traduttore, 32 anni, fu fermato ad un checkpoint dai talebani, che lo avevano già minacciato di morte. “Dicevano che era una spia degli americani, che era un infedele, che avrebbero ucciso lui e la sua famiglia”, ha riferito alla Cnn il suo amico e collega Abdulhaq Ayoubi.
Avvicinandosi al checkpoint, Pardis pigiò sull’acceleratore. Abitanti di un villaggio nei pressi, che videro la scena, hanno raccontato alla Mezzaluna Rossa che i talebani spararono sull’auto; quando poi loro s’avvicinarono per prestare soccorso, trovarono il corpo di Pardis decapitato.
I talebani, nelle ultime settimane, hanno accelerato le operazioni militari e si sono rapidamente impadroniti di larghe fette del territorio afghano, prendendo il controllo di valichi di confine strategici e minacciando d’investire capoluoghi di provincia: secondo fonti di stampa russe, controllano il 90% del territorio. L’affermazione è però qualificata di “bugia assoluta” del ministro della Difesa di Kabul Fawad Aman: “E’ propaganda infondata”. Ma il capo di Stato Maggiore Usa, generale Mark Milley, riconosce che gli ‘studenti’ hanno “un vantaggio strategico” e potrebbero prendere il controllo del Paese, anche se “la partita non è ancora finita”.
Ma nei Paesi che confinano con l’Afghanistan, specie a Nord, l’Uzbekistan e il Tagikistan, c’è molto nervosisismo. La Russia ha rafforxato le proprie basi in territorio tagiko, retaggio dall’occupazione sovietica dell’Afghanistan, ma nega di pterle mettere a disposizione degli Stati Unkiti, perché mantengano una forza di rapido intervento nell’area e non intende inviare truppe in Afghanistan.
Tutte le unità delle forze armate del Tagikistan, per un totale di oltre 230.000 soldati, sono state poste in allerta nell’ambito di una esercitazione militare: è la prima volta che accade nella storia dello Stato. lo fa sapere il ministro della Difesa, Sherali Mirzo. In un discorso alle truppe, il presidente Emomali Rahmon ha affermato che la situazione in Afghanistan, “soprattutto nelle regioni del nord che confinano” con il Tagikistan, “rimane molto difficile e imprevedibile, e peggiora di giorno in giorno, addirittura di ora in ora”. Doinde la richiesta alle forze armate di “garantire il più alto livello di prontezza al combattimento per evitare potenziali minacce” e per “assicurare la protezione del confine statale”. Secondo l’Afp, il Tagikistan ha inoltre trasferito 20.000 soldati per rafforzare le sue truppe al confine con l’Afghanistan, realizzando unavampostio con il contributo della Russia, che vede nel rafforzamento del confine afgano-tagiko uno strumento fondamentale per garantire la sicurezza dei confini meridionali dei paesi della Csto”. Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia, Kirghizistan e Tagikistan fanno parte dell’Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva (Csto), un’alleanza militare tra repubbliche ex sovietiche guidata da Mosca.