Allen Weisselberg, il direttore finanziario della Trump Organization, si è puntualmente consegnato, ieri mattina, alla magistratura di New York, in attesa di essere formalmente incriminato per pratiche elusive delle tasse e illegali. Al momento di comparire davanti al giudice, Weisselberg – riferiscono i suoi difensori – s’è dichiarato ‘non colpevole’ e ha annunciato che darà battaglia nel procedimento, contestando i capi d’imputazione.
Le accuse contestate al direttore finanziario della Trump Organization non chiamano direttamente in causa l’ex presidente Donald Trump e i suoi figli. Ma la holding di famiglia del magnate sostiene, in un comunicato, che Weisselberg verrebbe “usato come una pedina”: le accuse sarebbero “politicamente motivate” e dettate dalla volontà degli inquirenti di convincerlo a collaborare, così da consentire loro di incriminare Trump. Bocche cucite sull’argomento, invece, alla Casa Bianca.
Il rinvio a giudizio di Weisselberg, deciso nei giorni scorsi da un Gran Giuri, è il primo punto fermo in un’inchiesta che va avanti da quasi tre anni e in cui sono confluiti filoni d’indagini federali e statali: le accuse, formulate dal procuratore di Manhattan, Cyrus Vance, un democratico, e dal procuratore dello Stato, Letitia James, riguardano il mancato pagamento delle tasse su alcuni benefit, quali l’uso di auto aziendali e le rette scolastiche. Relativamente poca cosa, in apparenza, dopo tanto rovistare nelle carte della compagnia di famiglia dei Trump e del suo direttore finanziario.
Giovedì, i legali dei Trump non erano riusciti a dissuadere i magistrati newyorchesi dal procedere all’incriminazione di Weisselberg, 74 anni, a capo della Trump Organization da quando essa fu costituita, all’inizio del 2017, poco prima che Donald s’insediasse alla Casa Bianca.
Le accuse alla holding e al suo responsabile finanziario costituiscono, comunque, un colpo inferto all’ex presidente, che era sempre riuscito finora a schivare procedimenti penali e civili, oltre che politici – i due impeachment – durante e dopo il suo mandato alla Casa Bianca.
Tutto parte dal rifiuto di Trump di pubblicare le dichiarazioni dei redditi, un rifiuto che ha destato voci e sospetti sulla correttezza delle sue pratiche fiscali. Per la Cnn, gli inquirenti di New York starebbero esaminando anche i bonus in contanti pagati ad alcuni dipendenti – rette scolastiche, auto e alloggi -, per verificare se vi siano state pagate le tasse previste.