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Usa-Russia: Biden e Putin ‘si annusano’ e rinviano soluzioni problemi

Scritto per Milano Finanza del 18/06/2021

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A parte il ritorno degli ambasciatori nelle rispettive sedi – e non c’era certo bisogno di un Vertice per deciderlo -, l’incontro di Ginevra tra i presidenti Usa Joe Biden e russo Vladimir Putin non ha sostanzialmente cambiato nulla nelle relazioni fra i due Paesi, che sono, per reciproca ammissione, al punto più basso del XXI Secolo.

Eppure, sia Biden che Putin, parlando ai giornalisti dopo il Vertice, hanno trasmesso il messaggio “missione compiuta”: “Ho fatto quello che ero venuto qui per fare”, ha detto l’americano. E l’Ap tende a dargli ragione: “Ha dedicato la sua prima missione europea a sottolineare la netta distanza dal suo turbolento predecessore, promuovendo un’immagine degli Stati Uniti tornati ad essere alleato affidabile con un capace timoniere”.

Ma la Cnn s’interroga se ne valeva la pena. Dopo avere ricucito i rapporti con gli alleati europei – alla Nato e con l’Ue -, lanciato una crociata globale per salvare la democrazia e i valori e offerto una leadership nella lotta contro la pandemia, Biden ha riconosciuto che ci potrebbero volere mesi per capire se si arriverà ad uno scambio di prigionieri tra Usa e Russia – un risultato minimale -, se la cyber-security sarà rafforzata, se la sicurezza nucleare sarà garantita e se i contrasti con la Russia sull’Ucraina e altrove saranno smorzati.

I due presidente non si sono neppure scambiati inviti, perché – spiega Putin – non ce ne sono ancora le condizioni. “Non mi facevo illusioni sulle nostre relazioni e non me ne faccio ora – dice il russo -, ma, dopo una discussione sincera e franca, concreta e seria, ho una certa dose di fiducia”. Quella che forse mancava per una ripartenza: i due erano distanti, solo tre mesi fa lo Biden aveva definito “un killer” Putin; ora, lo giudica “un avversario di valore, tosto e brillante”; la ricerca del disgelo è anche nelle parole che si usano. Oltre che nella reciproca ammissione che nessuno vuole un ritorno alla Guerra Fredda e, tanto meno, un conflitto nucleare – “non ci deve mai essere” -.

Negli scambi di convenevoli all’arrivo e al momento della stretta di mano a beneficio dei fotografi, non è passato inosservato ai media Usa il riferimento di Biden a Usa e Russia come “due grandi potenze”, mentre Barack Obama relegava la Russia a potenza regionale. “Stiamo tentando – queste le parole di Biden – di determinare se abbiamo interessi reciproci, dove possiamo cooperare e, dove cio non è possibile, di stabilire un modo prevedibile e razionale in cui non essere d’accordo, noi due grandi potenze”. La battuta può avere lusingato Putin, alla ricerca di riconoscimento internazionale.

Se non fa compiere un balzo in avanti alle relazioni fra Usa e Russia, l’incontro di Ginevra è “costruttivo” e crea le condizioni per ulteriori negoziati, specie sulla cyber-sicurezza e sul rinnovo degli accordi sugli armamenti strategici. Cauti e reciprocamente preoccupati di non apparire condiscendenti l’uno verso l’altro, i due leader affidano ai ministri degli Esteri Antony Blinken e Serguiei Lavrov, che li assistono, il compito di proseguire i contatti e di organizzare le trattative sulle questioni in sospeso.

Un antagonismo più prevedibile fra i due Paesi sarebbe già un passo avanti. E Biden cova il disegno di coinvolgere la Russia in un’operazione di contenimento della Cina: segnali, che i cinesi colgono con preoccupazione, di un ritorno alla diplomazia triangolare degli Anni Settanta, quando gli Usa seppero giocare sulle rivalità e le diffidenze tra Pechino e Mosca

Biden spiega di avere chiarito a Putin quale sarebbe l’impatto di comportamenti della Russia contrari alle regole internazionali: la morte in carcere del leader dell’opposizione Aleksej Navalny avrebbe conseguenze “devastanti”. Il russo riconosce che Biden “è molto diverso” da Trump”: è “uno statista esperto”, di cui apprezza “i valori morali”.

La tappa di Ginevra, l’ultima di una missione d’una settimana in Europa, con il G7 in Cornovaglia e i Vertici della Nato e con l’Ue a Bruxelles, è stata quasi scevra di economia: le sanzioni restano, l’energia russa e gli scambi con la Russia interessano più gli europei degli americani. Biden insiste che “le relazioni fra Usa e Russia devono essere stabili e cooperative” e che la sua agenda “non è contro la Russia”. Ma “Putin deve sapere come risponderemo ad azioni che ci minacciano” e che noi “continueremo a parlare in difesa dei nostri valori”. E cita pure Siria, Iran, Bielorussia.

Putin apprezza l’atteggiamento di Biden sulla “responsabilità strategica” che Usa e Russia, come super-potenze nucleari, condividono e avalla la proroga al 2022 della validità degli accordi esistenti, in attesa che i negoziati ne producano di nuovi. Ma non concede nulla di fronte alle accuse di cyber-attacchi, di minacce all’integrità dell’Ucraina, di violazioni dei diritti dell’uomo e di repressione dell’opposizione. Anzi, contrattacca punto su punto: il maggior numero di cyber-attacchi vengono dagli Usa; Mosca chiede il rispetto degli accordi di Minsk che Kiev viola; e la Russia applica sul proprio territorio le proprie leggi, come gli Stati Uniti applicano le loro. L’idea di fissare dei limiti non valicabili in tempi di pace alle operazioni cibernetiche non lo convince, ma Usa e Russia continueranno a discuterne.

La strada da percorrere per migliorare le relazioni bilaterali e il contesto internazionale resta molta. Ma Ginevra può essere un punto di (ri)partenza.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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