L’incontro fra Joe Biden e Vladimir Putin non fa compiere un balzo in avanti alle relazioni fra Usa e Russia, ma è “costruttivo” e crea le condizioni per ulteriori negoziati, specie su cyber-sicurezza e armamenti strategici. Cauti e reciprocamente preoccupati di non apparire condiscendenti l’uno verso l’altro, i due leader concordano sul ritorno in sede dei rispettivi ambasciatori, non escludono, in futuro, scambi di prigionieri; e affidano ai ministri degli Esteri il compito di proseguire i contatti e di approfondire l’esame dei problemi. Un antagonismo più prevedibile fra i due Paesi sarebbe già un passo avanti.
Entrambi giudicano i colloqui di Ginevra “molto costruttivi”; e si riconoscono l’un l’altro apertura al dialogo. Biden insiste sull’importanza del vedersi di persona e spiega di avere chiarito a Putin quale sarebbe l’impatto di comportamenti della Russia contrari alle regole internazionali. La morte in carcere di Aleksej Navalny, leader dell’opposizione detenuto, avrebbe conseguenze “devastanti”.
I due non si scambiano inviti, perché – spiega Putin – non ce ne sono ancora le condizioni. “Non mi facevo illusioni sulle nostre relazioni e non me ne faccio ora, ma, dopo una discussione sincera e franca, concreta e seria, ho un certo spettro di fiducia”.
Biden, che parla ai giornalisti sullo sfondo del Lemano, appare stanco, al termine di una missione d’una settimana in Europa, con il G7 in Cornovaglia e i Vertici della Nato e con l’Ue a Bruxelles, insiste che “le relazioni fra Usa e Russia devono essere stabili e cooperative” e che la sua agenda “non è contro la Russia”. Ma “Putin deve sapere come risponderemo ad azioni che ci minacciano” e che noi “continueremo a parlare in difesa dei nostri valori”. E cita pure Siria, Iran, Bielorussia.
Putin apprezza l’atteggiamento di Biden sulla “responsabilità strategica” che Usa e Russia, come super-potenze nucleari, condividono e avalla la proroga al 2022 della validità degli accordi esistenti, in attesa che i negoziati ne producano di nuovi – “una guerra nucleare non deve mai combattersi” -.. Segnali in cui la Cina coglie, con preoccupazione, segnali di ritorno alla diplomazia triangolare degli Anni Settanta, quando gli Usa seppero giocare sulle rivalità e le diffidenze tra Pechino e Mosca
Il leader russo riconosce che Biden “è molto diverso” da Donald Trump”: è “uno statista esperto”, di cui apprezza “i valori morali”. Ma Putin non concede nulla di fronte alle accuse di cyber-attacchi, di minacce all’integrità dell’Ucraina, di violazioni dei diritti dell’uomo e di repressione dell’opposizione. Con i giornalisti, contrattacca punto su punto: il maggior numero di cyber-attacchi vengono dagli Usa; Mosca chiede il rispetto degli accordi di Minsk che Kiev viola; e la Russia applica sul proprio territorio le proprie leggi, come gli Stati Uniti applicano le loro. L’idea di fissare dei limiti non valicabili in tempi di pace alle operazioni cibernetiche non lo convince, ma Biden gli consegna una lista di 16 obiettivi ‘off limits’ e Usa e Russia continueranno a discuterne.
I due leader non sono mai rimasti soli insieme: il Vertice, durato in tutto circa quattro ore, un po’ meno del previsto, s’è articolato in due sessioni: una ristretta, presenti solo i ministri degli Esteri Antony Blinken e Serghiei Lavrov, con Putin e Biden separati da un grande mappamondo antico, e una allargata (1); un clima austero, quasi rigido, senza neppure una pausa caffè. Alla fine, come previsto, non c’è stata conferenza stampa congiunta: Biden non voleva forse rischiare di fare la fine di Trump a Helsinki nel 2018, quando Putin si giocò il magnate.
Il Vertice s’è svolto a Villa La Grange, dove nel 1985 ci fu il primo incontro degli allora presidenti di Usa e Urss Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov: quel colloquio fu l’inatteso prologo della fine della Guerra Fredda, del crollo del blocco comunista e dello smembramento dell’Unione sovietica. Difficile credere che il dialogo fra Putin e Biden, accolti dal presidente svizzero Guy Parmelin, abbia un analogo impatto: sarebbe già positivo che migliorasse il clima fra i due Paesi, al punto più basso del XXI Secolo.
Negli scambi di convenevoli all’arrivo e al momento della stretta di mano a beneficio dei fotografi, non è passato inosservato ai media Usa il riferimento di Biden a Usa e Russia come “due grandi potenze”, mentre Barack Obama relegava la Russia a potenza regionale. “Stiamo tentando – queste le parole di Biden – di determinare se abbiamo interessi reciproci, dove possiamo cooperare e, dove cio non è possibile, di stabilire un modo prevedibile e razionale in cui non essere d’accordo, noi due grandi potenze”. La battuta può avere lusingato Putin, alla ricerca di riconoscimento internazionale. Martedì, Biden, che tre mesi fa lo aveva definito “un killer”, lo aveva qualificato “rivale di valore, tosto e brillante”: la ricerca del disgelo parte – e talora finisce – con le parole.
(1) – A delegazioni allargate, con Biden, oltre a Blinken, c’erano la sottosegretaria di Stato per gli Affari Politici Victoria Nuland, il consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan, gli esperti di Russia del Consiglio per la Sicurezza nazionale Eric Green e Stergos Kaloudis e l’ambasciatore Usa a Mosca John Sullivan. La delegazione russa, oltre a Lavrov, comprendeva il suo vice Serghiei Riabkov, il consigliere diplomatico Yuri Ushakov, il capo dello Stato maggiore generale Valery Gerasimov, l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov, gli inviati del Cremlino per Ucraina e Siria e il portavoce Dmitri Peskov.