Dal G7 sulle spiagge della Cornovaglia al Vertice della Nato alla periferia di Bruxelles, Joe Biden porta a partner ed alleati lo stesso messaggio: “Abbiamo nuove sfide, la Russia e la Cina”, che poi sono – a ben vedere – le sfide di sempre. “La Nato è importantissima: se non ci fosse, la si dovrebbe inventare”, dice al segretario generale Jens Stoltenberg e ribadisce in plenaria. Come al G7, anche qui altra musica rispetto alle sfuriate di Donald Trump contro il multilateralismo e contro gli alleati che non pagano abbastanza per la loro difesa.
Quel guastafeste del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che si lamenta di non avere ricevuto adeguato appoggio nella lotta ai terroristi, come lui chiama i suoi oppositori, rovina un po’ il clima. E a disturbare Biden ci sono pure le notizie non positive da Washington: i repubblicani tengono fermi i piani di rilancio dell’economia e gli investimenti per le infrastrutture e la riduzione delle diseguaglianze.
Ma, nel complesso, la tappa di avvicinamento al Vertice di domani a Ginevra con il presidente russo Vladimir Putin è di tutto riposo. Al tavolo della Nato si parla di Russia, di Cina, di cyber-sicurezza, di cambiamento climatico. Temi analoghi, con in più le questioni commerciali, oggi, al tavolo dell’Ue.
Nel suo intervento, il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi sottolinea il ruolo centrale dell’Alleanza atlantica – la più forte della storia – nella difesa e nella sicurezza europea, prospettandone “un rapporto complementare” con l’Unione europea: Nato e Ue – afferma Draghi – si rafforzano a vicenda, la coesione della Nato è una garanzia collettiva, lo spettro d’azione dell’Alleanza deve essere ampio e uno dei focus deve esserne il Mediterraneo. Il premier ricorda l’impegno dell’Italia in termini di spese per la difesa e il contributo alle missioni militari all’estero.
Biden incassa gli attestati d’atlantismo di Draghi e di molti altri leader. E cerca di arginare la fretta di Polonia e Paesi baltici per l’adesione alla Nato dell’Ucraina – presidente Volodymyr Zelensky assicura che “Kiev dimostra ogni giorno di essere pronta” -: parlarne sarebbe pessimo viatico all’incontro con Putin, con il quale il presidente Usa vuole mostrare fermezza, ma con il quale non vuole rompere. La speranza, anzi, è quella di coinvolgerlo in un cordone di sicurezza anti-cinese, perché l’espansionismo di Pechino, economico e commerciale, diplomatico e militare, può rendere marginale l’influenza della Russia in Africa, in Medio Oriente, persino nell’Asia centrale.
In un’intervista alla Nbc, Putin provoca, ironizza, fa aperture e, soprattutto, fa spallucce a chi gli ricorda che Biden l’ha definito “assassino” – “Me ne hanno dette di tutti i colori” -: per lui, serve “prevedibilità e stabilità” nei rapporti russo-americani. Segnala mene per rovinare quelli tra Russia e Cina. Respinge le accuse di interferenze su Usa 2020 e di cyber-attacchi e sfodera sarcasmo: “Sono sorpreso che non ci abbiano accusati di avere provocato il movimento Black Lives Matter”.
Su un tono più serio, Putin, però, non esclude l’ipotesi di uno scambio di prigionieri tra Washington e Mosca: la liberazione di due americani detenuti in Russia, Paul Whelan e Trevor Reed, e di alcuni russi in carcere negli Stati Uniti. La Casa Bianca si mostra, invece, più cauta, anche se i media sono zeppi d’indiscrezioni in merito.
La stampa Usa commenta in modo positivo l’esordio europeo del presidente Biden. Per la Cnn, gesti di cortesia banali, come gli incontri di Bruxelles ieri e oggi e il clima disteso al G7 britannico, possono bastare a ripristinare e rafforzare la qualità delle relazioni tra Stati Uniti e alleati europei “dopo anni di comportamenti corrosivi” di Donald Trump, che strigliò più volte gli alleati perché non spendevano abbastanza per la difesa e nel 2017, al suo esordio atlantico, spintonò via il premier del Montenegro Dusko Markovic per piazzarsi in prima fila nella foto ricordo.
Ma i veri test della presidenza Biden devono ancora venire, questa settimana: l’incontro con Putin e l’andamento dei negoziati con i repubblicani in Congresso daranno una misura – scrive la Cnn – della capacità del presidente di realizzare la propria agenda, restaurare la leadership globale Usa e rilanciare e ammodernare l’economia statunitense.