Il boss mafioso Giovanni Brusca, pluriomicida e responsabile della strage di Capaci, è stato scarcerato il primo giugno, dopo aver scontato la sua pena. L’evento ha suscitato un’indignazione diffusa e acceso una polemica sulla legge che gli ha concesso la libertà.
La norma, che risale ai primi Anni 90, fu fortemente voluta da Giovanni Falcone e fu una delle prime a disciplinare l’azione anti-mafia in Italia prevedendo benefici e sconti di pena per i collaboratori di giustizia affidabili.
“Il magistrato era ben cosciente della conseguente sofferenza che questa legge avrebbe causato alle vittime, ma la considerava uno strumento fondamentale per la destrutturazione del sistema mafioso”. Questo ha dichiarato il procuratore di Messina Maurizio De Lucia, aggiungendo: “I fatti hanno dimostrato che Falcone aveva ragione e che questo meccanismo ha funzionato e funziona”.
Falcone stesso si era più volte espresso sull’importanza della collaborazione, mettendo in luce come la legge avesse svelato alla Giustizia “una chiave, un linguaggio segreto, un codice” altrimenti sconosciuto.
Brusca, arrestato nel 1996, ha confessato più di 100 omicidi e, in quanto collaboratore di giustizia, gli sono stati applicati, a norma di legge, una serie di benefici che hanno ridotto la condanna a 26 anni di carcere.
Alla notizia della scarcerazione non sono mancate polemiche politiche sentimental-populiste: “Non è questa la giustizia che si meritano gli italiani” ha twittato Matteo Salvini.
Una risposta arriva dallo scrittore Roberto Saviano: “Solo ora si accorgono che esiste una legge sui pentiti? […] Non abbocchiamo alle polemiche populiste, pretendiamo dalla politica rigore”.
Dalle famiglie delle vittime, dolore e rabbia. Nicola Di Matteo, fratello dell’allora piccolo Giuseppe, il quindicenne ucciso nel 1996, per vendetta nei confronti del padre pentito, ha dichiarato: “Certo che lo Stato mi ha fatto proprio un bel regalo con la scarcerazione di Giovanni Brusca, l’animale che ha sciolto nell’acido mio fratello”. Nicola ha poi tenuto a precisare: “Brusca è fuori per una legge dello Stato, una legge che ha voluto Giovanni Falcone, il magistrato che proprio Brusca ha fatto saltare in aria a Capaci. Io sono abituato a rispettare le leggi e le sentenze dei giudici e anche questa volta rispetto la decisione, ma non chiedetemi di condividerla o di accettarla. Non ce la faccio il dolore è troppo grande”.
Al dolore delle famiglie è vicina anche Maria Falcone, sorella del magistrato: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo cheBrusca torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso”.
So far Unnamed, Riccardo Ferro, Chiara Laureti, Giulia Moretti, Giuliana Scolaro, Giorgio Trobbiani
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‘U verru’ è tornato in libertà
Il 31 maggio 2021 è stato rilasciato Giuseppe Brusca, mafioso e collaboratore di giustizia italiano tristemente noto, tra l’altro, per aver azionato la bomba nella strage di Capaci e per l’omicidio del ragazzino Giuseppe Di Matteo.
Brusca venne arrestato il 20 maggio 1996. Esponente di spicco dei Corleonesi dichiarò: “Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la prima volta […] Sono responsabile della morte di Di Matteo […]. Ho commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti.”. Dal 2000 è collaboratore di giustizia “affidabile” e per questo con i benefici previsti è stato rimesso in libertà dopo 25 anni di reclusione: libertà vigilata per quattro anni, come stabilito dalla Corte d’Appello di Milano.
Nel 2016 rilasciò un’intervista al registra/documentarista francese Mosco Levi Bocault in cui chiese perdono a tutti i familiari delle vittime “a cui ho creato tanto dolore e dispiacere” sottolineando, in particolare, la sua collaborazione con le forze dell’ordine nella ricerca della verità e della giustizia.
Il rilascio di un pluriomicida mafioso, se pur pentito, ha innescato un senso di indignazione generale, scuotendo molte coscienze. La sorella del giudice Falcone, Maria, ha dichiarato: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge. Una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata”.
La legge a cui fa riferimento Maria Falcone è la n. 82/1991 progettata dal giudice Falcone che per incentivare i mafiosi a pentirsi e collaborare con la giustizia garantiva loro uno sconto di pena e una serie di benefici. Tuttavia, questa legge ha da sempre destato molte contrarietà soprattutto nella destra, che coglie questa occasione per riproporne modifiche.
Tra le voci più forti c’è quella di Matteo Salvini (leader della Lega) che ha dichiarato: “Non è questa la giustizia che gli italiani meritano”. Ad appoggiarlo ci sono tra gli altri il governatore della Sicilia Nello Musumeci, l’on. Licia Ronzulli (Forza Italia) e la ministra per il Sud Mara Carfagna. La richiesta è quella di ridimensionare se non eliminare gli sconti di pena per i collaboratori di giustizia.
Dall’altra parte il senatore Petro Grasso (ex procuratore nazionale antimafia) difende la validità della legge individuando nella scarcerazione del Brusca una triplice vittoria dello Stato “La prima quando lo ha arrestato, perché era e resta uno dei peggiori criminali della nostra storia [..]. La seconda quando lo ha convinto a collaborare: le sue dichiarazioni hanno reso possibili processi e condanne […]. La terza, quando ne ha disposto la liberazione dopo 25 anni di carcere, rispettando l’impegno preso con lui e mandando un segnale potentissimo a tutti i mafiosi che sono rinchiusi in cella e la libertà, se non collaborano, non la vedranno mai. Ora lo Stato dovrà proteggere Brusca [..] perché resti vivo e possa andare a testimoniare nei processi”. Opinione condivisa dall’attuale procuratore antimafia De Raho che ha rilasciato dichiarazioni analoghe.
Proprio per l’indignazione che proviamo nei confronti dei crimini commessi dalla mafia vogliamo fermamente credere che questa sia la strada giusta per far vincere la verità e la giustizia.
Arianna Mancinelli