Arrestato con l’accusa di violenza sessuale aggravata, sequestro di persona e lesioni personali aggravate Antonio Di Fazio, 50 anni, amministratore unico della Global Farma s.r.l. Il noto imprenditore farmaceutico milanese avrebbe abusato di una studentessa di 21 anni dopo averla narcotizzata. La ragazza racconta di essere stata contattata da Di Fazio con la scusa di un incontro per uno stage formativo nella sua azienda e di aver perso completamente i sensi dopo aver bevuto un caffè.
La vicenda presenta un modus operandi specifico, ma non è un caso isolato. “Una donna che entra nel mondo del lavoro non dovrebbe mai scontrarsi con questo tipo di dinamiche”, ci dichiara al telefono Arianna Vignetti, fondatrice e presidente di Road to 50%, associazione europea per il riequilibrio di genere e l’empowerment femminile.
Secondo il racconto della ragazza, l’imprenditore l’aveva prima incontrata nell’azienda, per poi portarla nella propria abitazione con la scusa di farle conoscere altri imprenditori farmaceutici. Qui, dopo aver bevuto il caffè che le era stato offerto, la ragazza si sente male. Lo scopo dell’imprenditore, secondo i carabinieri, era di “privarla della libertà personale, trattenendola presso la propria abitazione contro la sua volontà, porla in uno stato di incapacità di volere e di agire per abusarne e fotografarla”.
Di Fazio ha cercato di difendersi dalle accuse incolpando la vittima e la famiglia di estorsione. L’imprenditore conosceva la studentessa perché frequentava da anni l’albergo dei genitori e ha contattato la ragazza dopo aver saputo che si sarebbe trasferita a Milano per studiare alla Bocconi.
Il luogo comune più diffuso è che questo tipo di violenze avvengano a opera di sconosciuti e in luoghi isolati. Contro l’immaginario collettivo, è più frequente che gli autori siano persone ben vicine alle donne. Secondo il report Istat su molestie e violenze sessuali, l’autore è un amico delle vittime addirittura nel 23,8 % dei casi, e gli abusi avvengono prevalentemente in luoghi che la vittima reputa sicuri.
Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, un’indagine Istat del 2016 sulla sicurezza dei cittadini ha stimato che sono un milione e 404 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro, ovvero l’8,9% per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione.
Un tipo di violenza, quindi, che fa leva sul potere dell’aggressore rispetto alla vittima. A questo proposito, Arianna Vignetti ci ricorda che al momento sono solo 140 gli Stati al Mondo che hanno una legislazione specifica sulle molestie sessuali in ambito lavorativo. Nel 2019 l’Organizzazione internazionale del lavoro ha fissato una Convenzione internazionale per l’eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, normativa che entrerà in vigore in Italia il 25 giugno. “In questo modo le donne possono avere uno strumento in più per combattere questi episodi frequenti di molestie e violenze sessuali in luoghi pubblici e privati destinati a incontri lavorativi”, conclude Vignetti.
Presenti, Francesca Capoccia, Silvia Gaska, Irene Moro, Martina Portello, Carla Succa
Fonti:
https://www4.istat.it/it/files/2017/11/Molestie_violenze_sessuali_2002.pdf
https://www.ilo.org/dyn/normlex/fr/f?p=NORMLEXPUB:12100:0::NO::P12100_ILO_CODE:C190
https://www4.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-sul-luogo-di-lavoro