Tre settimane di festa. Questo il tempo concesso all’ambiente nerazzurro per godersi un titolo nazionale che mancava da 11 anni. Lo spazio prima del probabile ridimensionamento dell’Inter, una verità scontata che in molti fingevano di non conoscere.
Nel panorama italiano è forse la squadra portata allo scudetto da Antonio Conte ad aver subito più pesantemente le conseguenze economiche del Covid. Suning, la proprietà cinese del club meneghino, si confronta ormai da mesi con l’impossibilità di fare fronte al pagamento non solo dei debiti pregressi, ma anche degli stessi stipendi dei propri tesserati.
Al 30 giugno 2020, erano oltre 600 i milioni investiti dalla società di Nanchino, ma, se in epoca pre-coronavirus l’indebitamento di bilancio della squadra nerazzurra era modesto, già l’anno scorso si poteva leggere a bilancio un meno 37 miliardi, cresciuti fino ai 62,7 della revisione semestrale. Tutto ciò senza considerare i debiti finanziari accumulati: 244 milioni di euro.
Un bagno di sangue, dunque: la squadra volava verso la conquista del suo diciannovesimo titolo nazionale; e intanto in società ci si affannava non solo per rimandare il pagamento delle mensilità, ma anche per trovare capitali freschi che dessero ossigeno.
Qual è stato il prezzo del successo? È presto detto: il pegno del club. Il 20 maggio Great Horizon (società attraverso cui Suning controlla i campioni d’Italia) ha ottenuto il prestito di 275 milioni da parte di Oaktree (fondo finanziario americano), il quale in cambio ha avuto in garanzia proprio la maggioranza della compagine interista.
“Con questo finanziamento, l’azionista continuerà a sostenere FC Internazionale Milano, con l’obiettivo di superare le difficoltà e le opportunità perse durante il periodo di Covid”, si legge in una nota dell’Inter diffusa dall’Ansa. Ma tutto ciò appare come un principio di vendita, sulla falsariga di ciò che accadde tre anni fa alla dirimpettaia cittadina, il Milan, che fu acquisita con dinamiche analoghe dal fondo Elliott.
Chiaro dunque come il titolo appena vinto abbia un retrogusto amaro per i tifosi, i quali dovranno assistere, per forza di cose, a un ridimensionamento sul piano tecnico della rosa. Si parla infatti di un abbassamento del monte ingaggi pari al 15-20%, ma anche di un bilancio che dovrà ricavare dalle cessioni del parco giocatori circa 70 milioni.
In questo contesto il primo ad abbandonare la barca è stato l’allenatore Antonio Conte, il quale da solo percepiva 10 milioni netti annui (venti lordi) e che non se l’è sentita di guidare l’Inter in questi tempi così incerti dal punto di vista tecnico e finanziario.
Spettatori impotenti sono come sempre i tifosi, che dopo settimane di festeggiamenti si sono ritrovati il 26 maggio di fronte alla sede nerazzurra per protestare verso le nuove prospettive del club. Il destinatario di insulti e striscioni è il proprietario, Steven Zhang, reo (secondo parte della tifoseria) di non essersi assunto le sue responsabilità e dunque ‘invitato’ a vendere subito pur di evitare lo stravolgimento della squadra neo campione d’Italia.
Quel che è certo è che, complice il Covid, lo slancio decisivo, che l’ambiente interista attendeva da più di dieci anni per tornare competitivi ai massimi livelli, si sta rivelando una chimera, che la proprietà attuale dovrà essere capace di gestire limitando i danni sul piano sia sportivo che economico.
Marco Raimondi
Fonti:
https://www.calcioefinanza.it/2021/05/20/ufficiale-oaktree-prestito-inter-pegno/
https://valori.it/quanto-costato-scudetto-inter-pisapia/
https://sport.sky.it/calcio/serie-a/2021/05/07/inter-news-zhang-riduzione-costi