Chi ha mai detto che i cinesi s’adeguano disciplinatamente ai dettami dello Stato e del Partito? Sono dei ‘bastian contrari’ nati, almeno se c’è da fare figli. Quando la regola era un bimbo per famiglia e basta, ne volevano di più; da quando era due, non ne hanno mai fatti di meno. Adesso Pechino alza la barra: tutte le coppie potranno avere tre figli. Obiettivo: frenare il calo della crescita demografica.
L’espressione “crisi demografica” può persino apparire assurda nel Paese più popoloso al Mondo: quasi un miliardo e mezzo di persone – un abitante del pianeta su cinque è cinese -. Ma i numeri sono preoccupanti.
C’è uno squilibrio ‘maschi femmine’ dell’ordine di 40 milioni, in massima parte creatosi all’epoca del figlio unico – i genitori volevano un maschio –, che innesca una tratta di donne da Vietnam, Cambogia e Corea del Nord. E c’è un invecchiamento dell’età media che si traduce in una carenza di forza lavoro e che può rallentare la crescita dell’economia nel prossimo futuro, oltre che mettere in crisi il sistema previdenziale e quello sanitario – gli ultrasessantenni prendono la pensione e s’ammalano di più, senza contare che la loro speranza di vita s’è allungata -.
Gli esperti indicano che entro il 2035 il fondo delle pensioni statali sarà prosciugato e che nel 2050 un terzo della popolazione sarà composto di ultrasessantenni.
Nell’annunciare le nuove indicazioni, il Politburo del Partito comunista cinese – c’era il presidente Xi Jinping – le ha spiegate “per la sicurezza nazionale e per la stabilità sociale”, senza fare cenno all’impatto negativo di 35 anni di politica del figlio unico imposta da Deng Xiaoping negli Anni 80 e all’inefficacia della scelta del doppio figlio fatta nel 2016.
Non è affatto sicuro che i risultati del via libera al terzo figlio saranno quelli sperati. Gli ‘under 30’ cinesi antepongono la propria indipendenza e il fare carriera al fare figli. E pure l’aumento del costo della vita nelle città cinesi ha un effetto dissuasivo: mantenere un figlio oggi costa quattro volte più che nel 2005.
Pochi giorni or sono, l’Ufficio nazionale di statistica aveva comunicato che la crescita demografica è in calo per il quarto anno consecutivo: l’allentamento nel 2016 della stretta sulle nascite non ha quasi sortito effetti. E, lo scorso anno, la pandemia di Covid-19 ha peggiorato il cointesto, creando ansie e insicurezze.
La crescita della popolazione non era mai stata così bassa dagli Anni 50. Nel 2020, sono nati solo 12 milioni di bambini in Cina, il 18% in meno rispetto ai 14,6 milioni del 2019. Il tasso di fertilità delle donne cinesi è 1,3, fra i più bassi al Mondo. A stimolarlo, invece delle direttive del Partito, potrebbero forse essere aiuti alle famiglie, come propone l’Università di Pechino.
C’è anche il retaggio psicologico di 35 anni di terrore demografico, quando una donna doveva avere un permesso per concepire e, se voleva un secondo figlio, veniva multata o costretta ad abortire, con strascichi di violazioni di diritti umani, sterilizzazioni, violenze. Ancora oggi, l’Oms calcola che ogni anno si effettuino in Cina 14 milioni di aborti, circa un quarto del totale al mondo-