E’ in salita la strada che Joe Biden deve percorrere per fare varare dal Congresso il suo programma di spese pubbliche dell’ordine di 6000 miliardi di dollari nel 2022: il livello più alto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Quei soldi servono a finanziare i piani già annunciati per le infrastrutture fisiche e virtuali – 2300 miliardi -, per l’occupazione e l’istruzione – 1800 miliardi -, oltre che l’attività delle agenzie federali.
Nei progetti di Biden, la spesa federale continuerà a salire fino al 2031, toccando gli 8.200 miliardi di dollari, con livelli d’indebitamento record, a fronte di previsioni di crescita robuste – e, forse, ottimistiche – e di una riduzione della disoccupazione stabilmente sotto il 4%.
Per il presidente, questo è il prezzo per rilanciare e trasformare l’economia – più verde e più digitale -, per rafforzare le reti di sicurezza sociale e per ridurre le diseguaglianze: “Non possiamo ritornare a come erano le cose prima della pandemia, dobbiamo cogliere il momento per reimpostare e ricostruire la nostra economia”.
Il pacchetto di proposte, pubblicato venerdì, prefigura uno scontro in Congresso con i repubblicani, perché puntare sugli investimenti federali è contrario alla filosofia dei conservatori – Biden riporta l’Unione ai tempi di Franklyn D. Roosevelt e cancella il ‘reaganesimo’ – e perché Donald Trump, che ancora conta, non vuole dargliela vinta su nessun punto.
Ci sono però spiragli perché i progetti di Biden, o almeno parti di essi, passino. Lo dimostra il voto con cui il Senato, in settimana, ha bocciato la creazione di una commissione d’inchiesta sugli eventi del 6 gennaio, quando facinorosi sobillati dal presidente Trump diedero l’assalto al Campidoglio, per impedire al Congresso, riunito in sessione plenaria, d’avallare la vittoria di Biden nelle elezioni.
Fra i repubblicani, ci sono state crepe più larghe del previsto, senza però arrivare ai 60 voti su cento necessari: ce ne sono stati 54, con 35 repubblicani contrari. Fra gli 11 assenti, c’erano almeno quattro sì sicuri, il che avrebbe portato la cifra a 58.
In materia di bilancio, però, per molte decisioni basta la maggioranza semplice: si va, dunque, verso un confronto sul filo del rasoio. Tanto più che, in un anno elettorale, alcune spese possono piacere anche a senatori repubblicani degli Stati beneficiari. Anche se resta il nodo dell’aumento delle tasse per i più ricchi e le aziende.
Contrariamente a Trump, Biden vuole aumentare di molto gli investimenti in infrastrutture, welfare (in particolare per l’infanzia) e lotta al cambiamento climatico, finanziandoli, appunto, con aumenti delle tasse mirati. Fra gli obiettivi, il rilancio della middle class. Saliranno le spese per la difesa, ma di poco.
La Casa Bianca esclude un surriscaldamento dell’economia nei prossimi mesi, con un’impennata dell’inflazione – prevista, invece, dai repubblicani, per l’eccesso di cash messo in circolazione -.