“‘N cielu fochi di culuri / ‘N terra aria bruciata / E tutti appressu o santu / ‘Nda vanedda / Sicilia bedda mia /Sicilia bedda”. Poeta, scrittore, filosofo, cantautore, compositore, pittore: l’intera carriera di Franco Battiato rappresenta un inno alla versatilità, alla celebrazione della vita e di tutte le sue infinite peculiarità in qualsiasi modo possibile ed immaginabile.
E, se è vero che sono pochissimi gli artisti che potrebbero vantare una poliedricità anche solo lontanamente paragonabile a quella del cantautore di Ionia, scomparso all’età di 76 anni, è altresì innegabile che nessuno di loro sarebbe capace di spaziare tra le tematiche con la medesima grazia e leggerezza.
Perché Franco Battiato, nel corso della sua lunghissima carriera, non ha saputo soltanto volteggiare tra le arti, ma ha fatto di questa mescolanza il suo stesso stile, immediatamente riconoscibile e pressoché impossibile da emulare: ha composto e cantato versi in inglese, francese, arabo, tedesco, narrando di guerra, di pace, d’amore, di storia, di natura, cultura e bellezza.
Mai banale, sempre delicato e pertinente, Battiato ha racchiuso tra le sue opere le effigi di un mondo intricato, contraddittorio, spesso crudele ma proprio per questo straordinario. Eppure, provando ad immergersi in questo flusso cognitivo, apparirà sempre più evidente l’idea di un filo conduttore che fa da snodo e collega ogni canzone, ogni poesia, ogni immagine: quello, cioè, rappresentato dalla sua stessa terra natìa, dalla Sicilia che sembra incarnare nella sua stessa essenza i chiaroscuri narrati da uno dei massimi esponenti culturali di una terra al tempo stesso così dura e splendente.
Nella notte che ha preceduto i funerali del cantautore, celebratisi a Milo il 20 maggio, l’Etna è tornata a ruggire, riprendendo la sua attività vulcanica insieme a Stromboli: una colata lavica, fuoriuscita dal cratere principale in direzione sud-ovest, è stata registrata dai monitor dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, insieme ad una nube di cenere dispersasi verso est. Quasi un saluto emblematico a Franco Battiato da parte della terra che gli ha dato i natali e che da lui era stata spesso raccontata nella sua accezione più animista e popolare. Lo stesso Istituto ha voluto celebrare il simbolico fenomeno attraverso un post pubblicato sul proprio blog: “Oggi una nuova fontana di lava dell’Etna saluta il primo giorno senza uno dei più grandi artisti contemporanei – scrivono Alessandro Bonforte ed Eugenio Privitera – da amanti della bellezza in tutti i suoi aspetti, della creatività della natura e della sua perfezione, non possiamo che essere toccati dalla mancanza di una figura, quella del maestro Franco Battiato, che aveva fatto della conoscenza e della cultura la sua principale fonte di ispirazione”.
La ‘Fontana di Franco Battiato’, questo il nominativo affibbiato alla recente attività vulcanica, rappresenta forse il perfetto epitaffio alla straordinaria carriera di un artista a trecentosessanta gradi, che ha saputo viaggiare e far viaggiare con la sua musica, rimanendo però con i piedi ed il cuore ben piantati nella sua terra d’origine. La quale, adesso, renderà onore al suo genio anche attraverso l’intitolazione del lungomare lavico di Catania proprio a suo nome.
Alessio Garofalo
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Buon Viaggio, Maestro
Da tempo il celebre cantautore si era ritirato dalla vita pubblica a causa della sua malattia. Uomo colto e ironico, che nel corso dei 50 anni della sua carriera ha fatto sognare, meditare e riflettere due generazioni, sperimentando stili musicali che hanno accompagnato i suoi testi, spaziando dall’ironico al mistico, dal trascendente all’ascetico quasi sempre con sagacia e anticipando spesso il cambiamento di quella società che vedeva con gli occhi critici di un filosofo.
Molte sono state le personalità del mondo della politica, del cinema e dello spettacolo che hanno reso omaggio all’artista citando alcuni passi delle sue più celebri canzoni.
Quelle canzoni con cui molti di noi almeno una volta leggendone i testi e ascoltandone la musica si saranno lasciati trasportare in quel viaggio interiore, che spesso veniva descritto con dovizia di dettagli mistici o scientifici frutto di una ricerca e di una passione che da sempre lo ha contraddistinto.
La carriera di Battiato inizia nei primi Anni Settanta: con i suoi testi ed i suoi ritmi ci ha fatto attraversare confini terreni e virtuali, diremmo oggi .
Con la canzone “Cuccuruccucu (Paloma)” ci ha fatto passare dall’ira funesta del pelide Achille a quella dei profughi afghani. Con “Sul ponte sventola bandiera bianca“ ci ha coinvolto in una sottile derisione di miti musicali e politici. Con “E ti vengo a cercare “ ci ha condotto in un viaggio spirituale . E ci ha accompagnato ad esplorare culture lontane con “I treni di Tozeur”. Fino a farci conoscere la sublimazione dell’amore, lasciando la libertà ad ognuno di noi di scorgerlo in qualcuno o in qualcosa, con “La cura”.
Buon Viaggio, Maestro. Questa volta saremo noi ad avere cura di te attraverso le tue canzoni.
Simona Giorgetti
Fonti
https://www.battiato.it/biografia/
https://www.adnkronos.com/le-parole-di-franco-battiato-lo-studio_iPaLpA6GokutCeK9DRhvz