“Il teatro mi ha aiutato molto nelle relazioni con gli altri, ad aprirmi, ad espormi, a comunicare, a gestire le mie emozioni”: queste le parole di Alì (nella foto, seduto alle spalle dell’uomo con la telecamera), ragazzo pakistano che nel 2017 è arrivato in Italia non ancora maggiorenne, dopo un viaggio straziante, lungo e solitario.
Partito dal Pakistan con uno zainetto, Alì è passato dalla Siria alla Germania per giungere infine in Italia, a Roma: solo, impaurito e spaesato. Arrivato nella capitale non parlava, né capiva, l’italiano.
Alì ha conosciuto l’ambiente teatrale quasi per caso, grazie al laboratorio multiculturale Oltre i banchi, ed è rimasto per scelta. Il laboratorio è promosso dalla fondazione Intercammini di Roma, la quale da anni si impegna costantemente nella formazione interculturale: dal 2016 annualmente organizza laboratori di teatro coinvolgendo individui provenienti da ogni cultura. La fondazione ha come obiettivo principale quello di stimolare la collaborazione tra italiani e stranieri, incentivando l’inserimento degli immigrati nella realtà sociale del paese ospitante.
D – Come hai scoperto e perché hai deciso di partecipare al laboratorio teatrale Oltre i Banchi?
R – Ho deciso di partecipare al laboratorio teatrale grazie ad un mediatore culturale pakistano di mia conoscenza che mi ha indicato questo percorso per integrarmi e conoscere gli italiani, al fine di capire – soprattutto – i loro usi e costumi, nonché imparare la lingua. Non è stata una decisione spontanea, ma io ero molto volenteroso e ho deciso di provare.
D – Descrivi la tua esperienza
R – Mi sono sentito accolto sin da subito: i responsabili, il regista, i mediatori e gli altri organizzatori sono sempre state persone molto educate e rispettose, così come i miei compagni di corso. Mi è piaciuto il loro comportamento nei confronti dei partecipanti al laboratorio, la loro disponibilità all’ascolto e alla comprensione.
D – Pensi che il laboratorio abbia influito sulla tua vita (amicizie, lavoro) e sulla tua personalità?
R – Il 60% di ciò che so l’ho imparato in Italia, soprattutto con il lavoro e le amicizie. Il teatro mi ha aiutato molto nelle relazioni con gli altri, ad aprirmi, ad espormi, ad integrarmi. Mi ha aiutato tanto nella comunicazione e a gestire le emozioni: mi ha tranquillizzato e mi ha tolto la timidezza, che prima mi creava grandi problemi. È stato utile anche nei rapporti interpersonali e ho ampliato le mie conoscenze soprattutto perché mi sentivo più sicuro di me. Tutto ciò mi ha aiutato nella mia vita quotidiana. A livello caratteriale, un esempio potrebbe essere che quando sono presenti più persone, nella mia vita quotidiana, ho imparato a gestire l’ansia. Questo fa sì che anche fuori dal teatro, davanti ad altre persone, io non abbia paura di parlare.
D – In che modo pensi che questa esperienza abbia influenzato la tua visione del mondo?
R – Il laboratorio mi ha insegnato una cosa fondamentale, ovvero che bisogna sempre avere il coraggio di fare il primo passo e cercare di creare una comunicazione con l’altro che – dal canto suo – vorrebbe interagire e magari, come te, non ha il coraggio.
Alla luce di questa testimonianza, risulta altissimo il valore di contesti teatrali come Oltre i Banchi come terapia per superare le differenze e abbattere le barriere socio-culturali.
Redazione G-one, Matteo De Nunzio, Ilaria Iannitelli, Riccardo Ollmert, Eleonora Paone, Irene Varisano