HomeEuropaUe: Europa senza bussola politica cerca il futuro in una Conferenza

Ue: Europa senza bussola politica cerca il futuro in una Conferenza

Scritto per La Voce e il Tempo uscito il 13/05/2021 in data 16/05/2021 e, in altra forma, per ilCorriere di Saluzzo del 13/05/2021 e per il blog di Media Duemila https://www.media2000.it/ue-europa-senza-bussola-politica-cerca-il-futuro-in-una-conferenza/

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‘Quo Vadis?’, Europa. A destra, a giudicare dalle elezioni municipali in Spagna e in Gran Bretagna e dai sondaggi in Francia, col minimo comune denominatore d’una diffusa insofferenza alle misure anti-Covid – solo a Londra e dintorni giustificata dal successo della campagna di vaccinazione -. O a sinistra, a giudicare dai risultati del voto in Scozia e dai sondaggi in Germania, dove i Verdi sono in testa, mentre i partiti tradizionali barcollano – la Cdu, orfana di Angela Merkel – o collassano – l’Spd -.

I dati scozzesi e tedeschi possono essere letti, più che in chiave nazionale, in chiave europea: perché Edinburgo vuole tornare nell’Unione, dopo avere dovuto subire una Brexit fortemente osteggiata; e perché i Verdi tedeschi sono oggi la forza più pro-integrazione del quadro politico continentale, consapevoli e convinti che questioni come il contrasto al cambiamento climatico non possono essere efficacemente affrontate su scala nazionale.

Dove andare, l’Unione vorrebbe forse scoprirlo con la Conferenza sul Futuro lanciata, con un anno di ritardo, domenica 9 Maggio, giorno della Festa dell’Europa, a Strasburgo: l’anno di ritardo è quello della pandemia, che ha paralizzato molte iniziative, ma che ha visto l’Ue trovare un sussulto di solidarietà con l’avvio del Ricovery Fund, che per la prima volta comporta uno sforzo di ripresa comune e una condivisione del debito.

Ma, attenuatasi la paura della pandemia e rivelatasi la partita dei vaccini più complicata del previsto tra brevetti e capacità di produzione, l’Unione, anzi i governi dei suoi 27 Paesi membri, sono ora riluttanti a esplorare terreni dell’integrazione ancora quasi vergini, come la sanità e l’immigrazione, nonostante che la pandemia da una parte e le stragi nel Mediterraneo delle ultime settimane dall’altra dimostrino la necessità di attribuire competenze alle Istituzioni europee in questi settori, dove praticamente non ne hanno, nonostante le invocazioni all’Europa che puntualmente si levano ogni volta che c’è un carico di migranti da depositare in qualche porto europeo.

Ma l’Unione ha quasi paura di sollevare il velo del proprio futuro e, soprattutto, esita a coinvolgere cittadini e società civile nei suoi dibattiti e nelle sue decisioni, come dimostra la partenza in sordina e con il freno a mano tirato della Conferenza, al di là del profluvio di retorica di rito a Strasburgo.

Elezioni ed incognite politiche
Pesano le incognite politiche e le scadenze elettorali nei maggiori Paesi dell’Unione. La Germania andrà alle urne per le elezioni federali il 26 settembre: qualunque sia l’esito, s’aprirà un’era nuova perché, per la prima volta dopo 16 anni, quattro elezioni e quattro mandati, Angela Merkel non sarà in lizza per raccogliere l’eredità di se stessa. La Francia andrà alle urne nella primavera del 2022, prima per eleggere il presidente e poi per rinnovare l’Assemblea nazionale. In Italia, dopo l’elezione del presidente della Repubblica, non è esclusa una consultazione elettorale politica anticipata. Infine, in Spagna l’emergere di figure come Isabel Diaz Ayuso, 42 anni, la vincitrice delle regionali di Madrid, una popolare che non chiude alla destra di Voz, può incidere sul quadro nazionale.

I segnali sono contraddittori. Le municipali in Spagna danno la sensazione di un ritorno di fiamma dei partiti tradizionali, l’Alleanza popolare di centro destra e il Partito socialista di centro-sinistra, e del brusco tramonto delle forze emerse negli ultimi anni, la sinistra di Podemos e i centristi vagamente ‘grillini’ di Ciudadanos, mentre l’estrema destra si conferma forza non trascurabile.

Ma in Germania i sondaggi dicono l’esatto opposto: i rilevamenti danno i socialdemocratici al 16%, dietro i Verdi, in testa con il 26% dei voti, e i cristiano-sociali. Più che a conquistare la cancelleria, il leader del partito Olaf Scholz deve cercare di arginare l’emorragia di voti che, da anni, affligge l’Spd (e pure la Cdu). I due maggiori partiti, che un tempo rappresentavano i tre quarti degli elettori tedeschi, oggi raccolgono a stento i due quinti dei favori.

In Francia, la vittoria al primo turno di Marine Le Pen, xenofoba e anti-migranti, sovranista ed anti-europea, appare inevitabile, com’è inevitabile la sua sconfitta al secondo turno, quale che sia l’avversario che l’elettorato repubblicano sosterà – probabilmente ancora Emmanuel Macron -.

Quanto alla voglia di Unione della Scozia, essa deve passare attraverso un referendum di secessione dalla Gran Bretagna, che non è affatto scontato si faccia, e poi un negoziato di adesione, che non sarebbe – o sarà – una passeggiata. Perché la Spagna, che ancora non riconosce, dopo 13 anni, l’indipendenza del Kosovo, ‘secessionista’ dalla Serbia nel 2008, non benedice gli smembramenti degli Stati, temendone ripercussioni in Catalogna.

L’inaugurazione della Conferenza in un giorno simbolo
Il 9 Maggio è la Festa dell’Europa, nell’anniversario della dichiarazione del ministro degli Esteri francese Robert Schuman che, 71 anni or sono, gettò le fondamenta dell’integrazione europea, nonostante le macerie della Seconda Guerra Mondiale – l’8 Maggio ne segna la conclusione, nell’Europa continentale -.

La Festa dell’Europa venne decisa dal Vertice di Milano, nel giugno 1985, ma in Italia è poi stata oscurata da una decisione solipsistica del Parlamento nazionale, che nel 2007 scelse la stessa data per ricordare la vittime del terrorismo, in memoria del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro assassinato dalla Brigate rosse – sarebbe stato molto più opportuno scegliere il 16 marzo, quando cinque servitori dello Stato che dovevano proteggere Moro furono uccisi dai brigatisti -.

Quest’anno, come già l’anno scorso, è stata una Festa dell’Europa nel segno della pandemia. Ma, questa volta, l’Unione, di cui i cittadini avvertono il bisogno quando ne avvertono l’assenza, pare alla riscossa, nonostante contrasti e contraddizioni e l’avvenuta Brexit. Politica dei vaccini a parte, di cui i leader dei 27 hanno discusso in Portogallo a un Vertice informale il 6 e 7 maggio -, l’Ue s’è dotata di uno strumento senza precedenti, per dimensioni e concezione: il Recovery Fuud, alias Next Generation EU, per lasciarci alle spalle la crisi dell’economia innescata dal Covid.

E nel giorno della Saint Schuman, come gli eurocrati chiamano il 9 Maggio, è partita la Conferenza sul futuro dell’Europa: un esercizio istituzionale e diplomatico a larga partecipazione popolare, sia pure virtuale, grazie al supporto di una piattaforma digitale multilingue inaugurata il 19 aprile. Obiettivo, indicare i prossimi passi dell’integrazione europea, fra cui, ad esempio, dotare l’Unione di competenze in materia di sanità e di immigrazione, due aree in cui l’Ue, pur spesso invocata, è sostanzialmente inerme, quasi del tutto priva di poteri.

I presidenti delle Istituzioni Ue hanno tratteggiato la loro visione dell’Europa, dopo un benvenuto del presidente francese Macron, l’ispiratore dell’evento. E i copresidenti del Comitato esecutivo, Guy Verhofstadt (Parlamento), Ana Paula Zacarias (Consiglio) e Dubravka Šuica (Commissione), hanno risposto alle domande poste dai cittadini da tutta l’Unione. Erano fisicamente presenti studenti Erasmus dai 27 Stati membri e i componenti del Comitato esecutivo; e oltre 500 cittadini hanno partecipato a distanza. Anche i ministri degli affari europei e deputati nazionali ed europei hanno partecipato a distanza.

Ora, il Comitato esecutivo deve fissare la data della prima riunione plenaria e si preparano incontri con i cittadini, mentre continuano a crescere il numero di partecipanti e gli eventi sulla Piattaforma digitale multilingue della Conferenza, impegnata a dare il massimo spazio ai giovani – in ottobre ci sarà un evento della gioventù, organizzato dal Parlamento europeo -.

Il Comitato esecutivo ha già messo a punto delle regole che permetteranno di trasformare le priorità, speranze e preoccupazioni dei cittadini in raccomandazioni attuabili. Il coinvolgimento dei cittadini è sollecitato su sfide cruciali come cambiamento climatico, salute, giustizia sociale, economia e trasformazione digitale; e pure cultura, istruzione, giovani, migranti, valori e diritti. ‘Partecipazione’ e ‘futuro’ sono due delle parole chiave, l’hashtag è #Thefutureisyours.

Causa pandemia, ma anche dissensi fra i 27 e fra le Istituzioni, la Conferenza parte un anno più tardi del previsto. E le conclusioni, inizialmente programmate per la primavera 2022, cioè alla vigilia delle presidenziali francesi – Macron aveva in mente la scadenza, nel lanciare l’iniziativa -, saranno probabilmente posticipate.

Eurobarometro: un clima di attesa e speranza
Il clima dell’avvio della Conferenza è d’attesa e di speranza. Lo indicano i dati dell’Eurobarometro sul futuro dell’Europa, pubblicati dal Parlamento alla vigilia del lancio. Il sondaggio rileva che:

  • per otto europei su dieci (l’81%), una priorità dovrebbe essere una migliore gestione dell’Ue di crisi come la pandemia.
  • due terzi degli europei (66%) credono che l’Ue dia una prospettiva futura ai giovani europei. E il 65% vedono l’Ue come un luogo di stabilità in un mondo turbolento.
  • più di due terzi degli intervistati sono favorevoli ad eleggere il presidente della Commissione tramite la scelta dei candidati principali alle elezioni europee. Meno di un quarto (il 22%) non è favorevole a tale processo.
  • il 42% dei cittadini europei vede positivamente la possibilità di votare per liste transnazionali nelle elezioni europee; meno di uno su cinque (il 19%) è contrario.

Gli europei che vogliono essere coinvolti nella Conferenza sul futuro dell’Europa desiderano farlo attraverso incontri a livello locale, con dibattiti o assemblee (44%). Ma vanno pure bene sondaggi (34%), la presentazione di idee e proposte ai politici europei e nazionali (31%) e consultazioni online tramite piattaforme di discussione (30%).

Un fermento che merita il rispetto e l’attenzione delle Istituzioni e dei governi. E risposte positive.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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