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Il Settimanale 2021 1 – Intervista, Cinema Farnese, la resistenza dell’autorialità

Scritto per il numero 1 del Settimanale 2021 dello 09/05/2021

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“A una settimana dalle riaperture il pubblico ha risposto nel modo più entusiasta possibile, sono contentissimo. Secondo me, c’è voglia e desiderio di cinema. Riaprire queste strutture vuol dire riaprire i cuori pulsanti di cultura all’interno dei quartieri e di cultura e cinema c’è sempre bisogno”. Queste le parole di Fabio Amadei, gestore dello storico Cinema Farnese a Campo de’ Fiori. Tra ricordi passati e previsioni per il futuro, ci ha fornito uno spaccato del cinema di oggi, a pochi giorni dalle riaperture dopo le chiusure anti-Covid.

D – Il Cinema Farnese è stato sempre frequentato da intellettuali del calibro di Pasolini e Moravia. Il quartiere che vi sta intorno è ancora avvezzo a un determinato tipo di cultura? Quale paragone è possibile fare tra ieri e oggi?

R – Questo cinema ha dimostrato la propria vocazione culturale sin dagli Anni 20 e per un trentennio ha mantenuto un carattere popolare di intrattenimento. Negli Anni 70, i miei suoceri lo hanno acquisito e, 15 anni fa, io e mia moglie abbiamo raccolto il testimone, riavvicinandoci al pubblico di questa piazza, con programmazioni forse un po’ disomogenee tra loro, ma con una sola costante: l’autorialità.

Negli ultimi anni abbiamo deciso di puntare ai più giovani: nel 2009 abbiamo infatti iniziato ad entrare nelle scuole con programmi didattici mirati al dialogo con gli studenti. E sono stati i rapporti con le scuole, in questi mesi di angoscia, a mantenerci vicini al pubblico; in più, abbiamo continuato questo progetto anche in streaming con una sala virtuale.

D – Qual è il suo parere sul cinema in streaming?

R – Crediamo allo streaming come progetto editoriale e di unione con realtà diverse, capaci di dare di più al pubblico, non come alternativa alla sala o possibilità di rivolgerci a chi invece non viene al cinema.

D – La sua idea sull’abolizione della censura da parte del ministro della Cultura Dario Franceschini.

R – Non credo si tratti di un’abolizione vera e propria ma dell’ammodernamento di una linea di condotta già esistente. Responsabilizzare i distributori che devono decretare l’accessibilità di un prodotto è in linea con i tempi e credo sia quanto già accade in ambito televisivo.

D – Cosa significa riaprire con un film potente e attuale come Nomadland?

R – Per noi è un doppio orgoglio perché grazie alla Wanted Distribuzione avevamo già portato in sala The Rider (il precedente film di Chloé Zao). Il fatto che abbia vinto un Leone d’oro, un Golden Globe e tre Oscar, oltre ad indicare che i festival non sono più elitari, è segno di un’opera che ha la capacità di condurre il grande pubblico attraverso percorsi all’apparenza ostici. D’altronde, un film che totalizza 550 mila ingressi nel primo week-end dopo le riaperture è entrato in ogni casa. Tra l’altro, è una bella partita anche per la concomitanza con lo streaming. La visione collegiale è tutt’altra cosa, lo diceva Fellini e lo racconta qualsiasi persona che abbia buon senso. Siamo sopravvissuti alla televisione, ai DVD, alla pirateria e sopravvivremo anche allo streaming.

Mixer, Eleonora Bufoli, Lorenzo Buonarosa, Rachele Callegari, Domenico Dolcetti, Chiara Vulduraro

 

gp
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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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