“Ma la tua vita adesso puoi cambiare solo se sei disposto a camminare, gridando forte e senza aver paura, contando cento passi lungo la tua strada”. Sin dai tempi della sua pubblicazione, non è stata quasi mai celebrata alcuna ricorrenza o festa italiana incentrata su tematiche correlate alla legalità senza che gli iconici versi dei Modena City Ramblers risuonassero con forza, nelle piazze e nei cortei commemorativi di città non solo siciliane, celebrando il sacrificio di Peppino Impastato, l’attivista di Cinisi barbaramente assassinato dalla mafia locale il 9 maggio di 43 anni or sono.
‘I Cento Passi’ rappresenta un inno alla giustizia, un grido di lotta in ricordo di un uomo che non ha avuto paura di schierarsi, di prendere le distanze dal mondo corrotto e violento in cui i suoi stessi familiari erano invischiati. “Io voglio urlare” diceva Peppino, incurante delle minacce e delle ripercussioni, capace di andare avanti anche in seguito alla morte del padre Luigi, colluso con la cosca mafiosa di Cinisi che faceva capo a Gaetano Badalamenti. Ed insieme a lui, ogni 9 maggio, continuano ad urlare anche migliaia di cittadini di qualunque età e collocazione geografica, testimoniando con il loro impegno una verità che persino in questi giorni, seppur in un differente contesto, rappresenta un’ideologia all’ordine del giorno: le parole hanno un peso che non va sminuito.
Per il secondo anno consecutivo, a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza pandemia in corso, né Cinisi né nessun’altra città italiana ha potuto ospitare alcun tipo di corteo in onore di Peppino Impastato: l’impegno di centinaia di manifestanti, che fino al 2019 si erano riversati per le strade del paesino in provincia di Palermo a celebrarne l’eroe, è stato commemorato su Facebook dal primo cittadino Giangiacomo Palazzolo. Che, però, ha dato il via ad una proposta alternativa, esplicata in una sorta di corteo virtuale che coinvolga tutti i suoi colleghi. “Sarebbe bello”, ha scritto Palazzolo, “se ogni sindaco italiano ricordasse Impastato con una propria foto in cui tiene un cartello con la frase «la mafia è una montagna di merda». Tutte le immagini unite diventerebbero un corteo virtuale, un messaggio forte dei sindaci d’Italia contro le mafie ed in ricordo di Peppino Impastato”.
L’iniziativa, accolta subito positivamente, è andata ad aggiungersi al vasto programma previsto per il 9 maggio a Cinisi che, sin da due giorni prima, è stata teatro di numerose attività, svoltesi non solo online. La serata dell’8, l’esterno della casa che fu di Badalamenti ha ospitato un evento di video-mapping dal titolo “I muri ricordano”, nel corso del quale sono state proiettate immagini digitali che raccontano la storia di Peppino. Il giorno dell’anniversario, invece, diversi presìdi sono stati tenuti a Cinisi e nei paesi limitrofi; l’ultimo di questi, alle 18.30, ha avuto luogo proprio presso la Casa della Memoria “Peppino e Felicia Impastato”, intitolata all’attivista ed alla coraggiosa madre, che dopo la morte del figlio si batté con fervore fino alla carcerazione dei suoi aguzzini.
Nonostante le limitazioni imposte dal Covid-19, dunque, il 9 maggio ha potuto tornare a trascorrere all’insegna della legalità e della giustizia: in un’epoca storica in cui le parole assumono una rilevanza sempre più delicata, quelle di Peppino Impastato continuano a risuonare e a fondersi al grido di tanti italiani. Il silenzio mediatico nel quale, nel 1978, avevano sperato gli assassini a causa della concomitanza con il ritrovamento del corpo di Aldo Moro si è trasformato oggi in un coraggioso clamore che porta ancora, 43 anni dopo, migliaia di manifestanti a “contare e camminare e insieme cantare, la storia di Peppino e degli amici siciliani”.
Alessio Garofalo