Otto settimane ancora, per conoscere l’entità della pena che l’ex agente Derek Chauvin, l’assassino di George Floyd, dovrà scontare, dopo che martedì una giuria di Minneapolis l’ha ritenuto colpevole di tutti e tre i capi di imputazione. Otto settimane che il presidente Joe Biden potrà usare per cercare di fare dell’uccisione di Floyd una leva per contrastare la violenza della polizia rivolta, soprattutto, contro neri e ispanici.
Biden, che fu uno dei senatori democratici più ‘Law&Order’, si batte ora perché la polizia tratti tutti i cittadini statunitensi allo stesso modo, senza pregiudizi razziali. Il verdetto di Minneapolis – dice – “può essere un momento di cambiamento significativo”, nell’affrontare il problema del razzismo sistematicamente presente nella società americana: “Non ci possiamo fermare qui”. Sul New York Times, Frank Bruni è ottimista: “Siamo sul cammino di un’America più umana”.
Il reato più grave addebitato a Chauvin è omicidio colposo preterintenzionale: il 25 maggio 2020, l’agente causò la morte per soffocamento di Floyd, tenuto a terra per 8‘46” col ginocchio premuto sul collo, perché aveva cercato di comprare un pacchetto di sigarette con un biglietto da 20 dollari falso.
Biden ha accolto il verdetto con soddisfazione e con sollievo perché una sentenza diversa poteva esasperare il clima di tensione nell’Unione. E, certo, il lavoro del presidente, una strada che Politico definisce “lunga e tortuosa”, sarà più agevole se la polizia non continuerà ad ammazzare neri in giro per l’America. Durante il processo di Minneapolis, ci sono stati i casi di Adam Toledo, 13 anni, ucciso a Chicago dopo avere gettato l’arma passatagli da un altro ragazzo, e di Daunte Wright, vent’anni, ucciso in un sobborgo di Minneapolis da una poliziotta che avrebbe confuso taser e pistola.
E ieri, poco prima del verdetto di Minneapolis, un agente di polizia di Columbus, la capitale dell’Ohio, ha ammazzato a colpi di arma da fuoco un’adolescente nera, Makiyah Bryant, 15 anni. Makiyah viveva in una famiglia adottiva vicino a dove è stata uccisa. Quando la polizia, chiamata per una rissa, è giunta sul posto ha trovato un gruppo di persone di fronte al giardino di una casa: nel video della body cam di un agente si vede la ragazza che, brandendo un coltello, si avventa contro un’altra donna che cade all’indietro.
Un poliziotto apre il fuoco e l’adolescente cade contro un’auto parcheggiata nel vialetto dietro l’abitazione, con accanto il coltello. Inutile la corsa all’ospedale, dove Makiyah è giunta già cadavere. Una zia ha raccontato ai media locali che la nipote aveva litigato con qualcuno e che aveva un coltello, ma che l’avrebbe gettato prima di essere colpita. Ne è nata una protesta, poi stemperata dalla notizia della sentenza di Minneapolis.
Il verdetto è stato accolto da un’ovazione fuori dal palazzo di giustizia e da scene di esultanza ovunque nell’Unione. E la tensione s’è sciolta in applausi e in urla di gioia. La grande paura s’è presto trasformata in una grande festa, da Times Square a New York a Washington, da Chicago a Los Angeles.
La giuria di Minneapolis è stata rapida nel deliberare, molto più veloce di quanto i media Usa non pensassero: in 10 ore, ha trovato l’unanimità. Invece, il giudice Peter Cahill si prende il suo tempo per deliberare la pena: deve valutare anche eventuali aggravanti, come il fatto che il soffocamento di Floyd è avvenuto davanti a una bambina. Chauvin rischia una condanna sino a 75 anni, anche se le linee guida del Minnesota raccomandano 12,5 anni per l’omicidio di secondo e terzo grado e quattro per quello colposo. L’accusa tuttavia ha chiesto una pena più severa di quella suggerita.
Intanto, il Dipartimento di Giustizia ha deciso di aprire un’indagine sulle pratiche usate dalla polizia di Minneapolis: lo ha annunciato l’attorney general degli Stati Uniti Merrick Garland. Sotto inchiesta, l’uso eccessivo della forza e le discriminazioni, anche contro persone mentalmente disabili. Il verdetto di Minneapolis, ha sottolineato Garland, non risolve le questioni sistemiche dell’operato delle forze dell’ordine di questa come di altre città degli Stati Uniti.
Per l’Amministrazione Biden, ricostruire la fiducia tra le comunità e la polizia richiederà tempo e sforzi, ma c’è la convinzione che il cambiamento non può aspettare. Ma i repubblicani non paiono associarsi allo sforzo dei democratici: per loro, la ricetta sono pene più severe per chi protesta contro la brutalità degli agenti.
Gli altri tre ex agenti di pattuglia con Chauvin coinvolti nell’uccisione di Floyd dovranno rispondere in tribunale del reato di favoreggiamento, aggravato ora dal fatto che Chauvin è stato dichiarato colpevole di omicidio. Rischiano fino a 40 anni di carcere. Tou Thao, Alexander Kueng e Thomas Lane, intervenuti con Chauvin sulla scena, non fecero nulla per fermare il loro collega: vennero licenziati il giorno dopo la morte la tragedia. Il processo a loro carico inizierà il 23 agosto: attualmente, sono in libertà dopo il versamento di una cauzione di 750 mila dollari, che qualcuno ha loro pagato.