Questa volta, Norma Rae ha perso: la pioniera del sindacalismo nel Sud dell’Unione, che, nel film di Martin Ritt del 1979, prestava un nome fittizio e il volto da Oscar di Sally Field a Crystal Lee Sutton, s’è arresa al patron di Amazon, rivelatosi un osso più duro dei padroni delle filande. Allora la scena era la North Carolina, oggi è l’Alabama.
Jeff Bezos batte Joe Biden 1 a 0, titola la Cnn, perché, dietro i dipendenti della Amazon desiderosi di esercitare i loro diritti sindacali, c’erano il presidente e il partito democratico, di cui, pure, Bezos è un grande finanziatore.
Al termine di mesi di lotte, dopo Pasqua c’è stato un voto nel deposito di Bessemer in Alabama, divenuto il fulcro del braccio di ferro tra proprietà e sindacati: i voti contro la sindacalizzazione dell’impianto hanno nettamente prevalso su quelli a favore.
Amazon e Bezos hanno vinto grazie al successo della loro impresa durante la pandemia, coi volumi delle consegne e i posti di lavoro in crescita: hanno portato il salario minimo a 15 dollari l’ora, che è quanto Biden non riesce a far approvare dal Congresso a livello federale ed è il doppio di quel che prevede la legge in Alabama. E hanno vinto nonostante la condizioni di lavoro draconiane imposte ai dipendenti e, soprattutto, all’indotto, testimoniate in modo vivido dal film di Ken Loach ‘Sorry, we missed you’.
Il caso, scrivono quasi all’unisono Washington Post e New York Times, dimostra la complessità delle relazioni fra imprenditori e lavoratori negli Stati Uniti, mentre il presidente Biden si sforza, per ora senza successo, di rendere la vita dei lavoratori in azienda un po’ più facile. I 15 dollari l’ora pagati dalla Amazon, che paiono tanti, significano su scala annua, per un dipendente a tempo pieno, circa 31 mila dollari, meno della metà del reddito medio di una famiglia statunitense, una cifra che dà diritto a usufruire della mensa gratis a scuola per i figli.
Una ricerca della Cornell University rivela che le tattiche anti-sindacali di Amazon sono comuni nell’Unione: l’89% dei datori di lavoro impongono ai dipendenti riunioni anti-sindacali; il 34% licenziano i sindacalisti – non è illegale farlo -; il 57% minaccia di chiudere gli impianti se vi entrano i sindacati, il 47% di ridurre i salari.
Sullo sfondo della vicenda di Bessemer, c’è lo sforzo dell’Amministrazione Biden per realizzare una promessa della campagna elettorale: una revisione delle leggi sul lavoro con il PRO Act (Protecting The Right to Organize Act). La Camera lo ha varato democratici contro repubblicani (solo cinque a favore). Ma in Senato difficilmente avrà i 60 voti necessari per essere approvato.
Bessemer è un luogo simbolo dell’evoluzione dell’occupazione negli Usa: la cittadina trae il nome da Henry Bessemer, un inventore britannico che rivoluzionò la produzione dell’acciaio. Qui, nacque, verso la fine del XIX Secolo, un’industria siderurgica che prosperò anche grazie al ferro dell’Alabama. Ma poi l’evoluzione delle tecnologie e la globalizzazione hanno ucciso le acciaierie e là dove c’era una fabbrica della U.S.Steel oggi c’è il deposito dell’Amazon.