L’Unione europea vorrebbe “rimettere sui binari l’accordo sul nucleare iraniano”, il Jcpoa, deragliato quando l’allora presidente Usa Donald Trump lo abbandonò nel maggio 2018, reintroducendo e inasprendo le sanzioni che Barack Obama aveva abrogato e inducendo, nel tempo, Teheran a violarne alcune disposizioni.
Israele, invece, vuole fare deragliare del tutto il Jcpoa, come dimostra il sabotaggio del sito nucleare iraniano di Natanz. “L’incidente – scrivono con parole quasi equivalenti New York Times e Washington Post – aumenta l’incertezza sull’esito degli sforzi diplomatici avviati per ‘resuscitare’ l’accordo ripudiato dall’Amministrazione Trump”.
La risposta di Teheran al sabotaggio, infatti, è iniziare ad arricchire ulteriormente l’uranio, al 60%, avvicinandosi alla soglia dell’utilizzo militare, in coincidenza con la ripresa, mercoledì 14 aprile, delle consultazioni all’Aiea di Vienna, l’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica.
Dopo Pasqua, la commissione congiunta dell’accordo, sottoscritto nel 2015 dall’Iran e dai Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia), oltre che dalla Germania e dall’Ue, s’è riunita per la prima volta dal 2018 alla presenza d’una delegazione Usa. Non ci sono stati, in questa fase, colloqui diretti fra rappresentanti statunitensi e iraniani, ma solo contatti paralleli in cerca di una mediazione.
Lo sblocco di Vienna, il cui esito è stato definito “incoraggiante” da fonti iraniani, giungeva dopo mesi di stallo su chi tra Washington e Teheran dovesse agire per rilanciare l’accordo.
L’Iran ha finora escluso di sedersi al tavolo con gli americani, ritenendolo “non necessario”. L’inviato speciale degli Usa per l’Iran, Robert Malley, parla di “un primo passo”, prevedendo comunque “discussioni difficili”. Secondo il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, l’obiettivo è quello di “giungere rapidamente alla revoca delle sanzioni” Usa; dopo di che, l’Iran cesserà “le misure riparatrici”, tra cui l’arricchimento dell’uranio, finora al 20% – il limite del Jcpoa è al 3,67% -.
Secondo la Cnn, sia in Usa che in Iran, complici i sabotaggi israeliani, si sta rapidamente chiudendo la finestra d’opportunità per salvare l’intesa: quasi tre mesi sono passati dall’insediamento di Joe Biden senza risultati concreti.
Si tratta di definire una sequenza di passi che permettano alle due parti, Usa e Iran, di tornare nell’alveo dell’accordo, che limita lo sviluppo nucleare iraniano al di sotto della soglia militare, senza che l’uno dia l’impressione di darla vinta all’altro. Fin qui, Teheran vuole che Washington faccia la prima mossa.
Ma le elezioni presidenziali del giugno prossimo potrebbero vedere il presidente Hassan Rohani rimpiazzato da un radicale, meno ansioso di ripristinare l’intesa. Dal canto suo, Biden ha contro l’opposizione repubblicana all’abolizione delle sanzioni imposte dal suo predecessore: per farlo, dovrebbe spendere un capitale politico di cui potrebbe avere bisogno per la sua agenda politica interna. E Israele non gli facilita di certo il compito.