Crystal Lee Sutton, alias Norma Rae, è tornata: la pioniera del sindacalismo nel Sud dell’Unione non lavora più in un impianto tessile di Roanoke Rapids, in North Carolina, ma in uno stabilimento dell’Amazon a Bessemer, in Alabama. Il film di Martin Ritt, che nel 1979 raccontò le difficoltà della sindacalizzazione negli Stati della Confederazione, valendo l’Oscar a Sally Field, rivive oggi nelle vicissitudini degli addetti al magazzino di Amazon per migliorare le condizioni di lavoro.
La battaglia dei dipendenti di Jeff Bezos a Bessemer è dura da vincere, anche se quella non è l’Alabama rurale dei campi di cotone, dove “solo le più coraggiose chiese della comunità nera” appoggiano i lavoratori, racconta Stewart Acuff, un leader sindacale locale, citato da The Guardian. Bessemer è un distretto industriale: un’area di operai neri che percepiscono la lotta sindacale come una componente della lotta per i diritti civili.
Una ricerca della Cornell University rivela che le tattiche anti-sindacali di Amazon sono comuni nell’Unione: l’89% dei datori di lavoro impongono ai dipendenti riunioni anti-sindacali; il 34% licenziano i sindacalisti – non è illegale farlo -; il 57% minaccia di chiudere gli impianti se vi entrano i sindacati, il 47% di ridurre i salari.
Sullo sfondo della vicenda di Bessemer, c’è lo sforzo dell’Amministrazione Biden per realizzare una promessa della campagna elettorale: una revisione delle leggi sul lavoro con il PRO Act (Protecting The Right to Organize Act). La Camera lo ha varato democratici contro repubblicani (solo cinque a favore). Ma in Senato difficilmente avrà i 60 voti necessari per essere approvato.
Se diventerà legge, il PRO Act renderà più facile per i lavoratori iscriversi al sindacato o creare organizzazioni sindacali aziendali. Naturalmente, gli organismi padronali osteggiano la misura, che – avvertono – “costerà posti di lavoro”.
Per questo, leader sindacali influenti nell’Amministrazione premono perché i democratici cambino le regole che permettono l’ostruzionismo in Senato e consentono ai repubblicani di bloccare iniziative fondamentali per la presidenza Biden. Lo stimolo all’economia post-pandemia è passato, ma restano sospesi, con il PRO Act, l’estensione del diritto di voto, il controllo delle armi, la riforma della polizia intitolata a George Floyd, l’afro-americano soffocato a terra da un agente il 25 maggio 2020, il cui processo s’è appena aperto a Minneapolis con la selezione della giuria.
Leader sindacali come Richard Trumka, il presidente dell’Afl/Cio, la più potente organizzazione sindacale Usa, e politici come la speaker della Camera Nancy Pelosi sono inclini a non perdere tempo a corteggiare i repubblicani, memori degli anni di Obama, quando l’opposizione fece ostruzionismo su tutto e guadagnò consensi alle urne per l’inazione dell’Amministrazione. Trumka dice: “Non ci lasceremo fermare da un pugno di persone. E’ ora che si faccia e lo faremo”.
Il presidente Biden è però contrario a cambiare le regole al Senato, che pure rischiano di bloccare gran parte della sua agenda. “Preferisce non fare modifiche”, dice la sua portavoce Jen Psaki, nonostante cresca tra i democratici la voglia di agire. Biden è ul cultore del dialogo bipartisan, che, però, non gli ha finora fruttato nulla.
In questo contesto, l’agitazione al magazzino di Amazon in Alabama è divenuta simbolo della lotta per cambiare le norme sul lavoro nell’Unione. A febbraio, Biden ha manifestato il proprio sostegno ai lavoratori di Bessemer, pur senza mai chiamare in causa Amazon. L’Afl/Cio ne salutò il video come la più forte dichiarazione pro-sindacati di un presidente degli Usa in carica.
Il PRO Act era già stato approvato dalla Camera oltre un anno fa. Ma il Senato, allora controllato dai repubblicani, non l’aveva neppure messa all’ordine del giorno. Biden, in campagna, s’impegnò a fare varare la legge; e lo ha ripetuto con forza nei giorni scorsi. Sono oltre 70 anni che i sindacati cercano di ottenere una riforma delle leggi sul lavoro, sempre senza successo: durante la presidenza Obama, un Employee Free Choice Act si arenò in Congresso.