Il partito repubblicano è ancora ammaliato da Donald Trump: l’ha confermato l’annuale conferenza di azione politica dei conservatori (la CpaC 2021), svoltasi a Orlando in Florida. E il suo successore Joe Biden è, naturalmente “il peggior presidente nella storia degli Stati Uniti”, un radicale di sinistra come tutto il partito democratico che, con il suo “socialismo”, compromette il sogno americano.
Tre giorni di kermesse, un mare d’elogi a Trump, voci di dissenso poche o punto, un’ora di discorso del magnate costellata da decine di ‘Io’. I ‘trumpiani’ c’erano quasi tutti, con in testa il governatore della Florida Ron DeSantis e il senatore del Missouri Josh Hawley. I ‘non trumpiani’ non si sono fatti vedere: avrebbero preso bordate di fischi.
The Hill, il giornale della Washington ‘dentro la beltway’, noi diremmo dentro il raccordo anulare, trae cinque lezioni dalla CpaC 2021.
Trump ha perso le presidenziali 2020, ma tutto l’evento ruotava intorno a lui e gli è stata pure dedicata una statua dorata. Il magnate ha ricambiato i suoi sostenitori, mettendo la sordina all’idea di fondare un partito ed evocando una sua ricandidatura: “Riconquisteremo la Camera e poi un presidente repubblicano farà un ritorno trionfale alla Casa Bianca. Mi chiedo chi possa essere”.
Un sondaggio indica che il 55% dei partecipanti alla conferenza voterebbero Trump nelle primarie 2024 e che il 95% auspica che il partito repubblicano porti avanti la sua agenda.
Ma non mancano quelli che chiedono un volto nuovo per Usa 2024, sia pure per attuare l’agenda di Trump. Fra i più citati, DeSantis, che giocava in casa, e Kristi Noem, ‘trumpissima’ governatrice del South Dakota, il figlio Donald Jr, l’ex segretario di Stato Mike Pompeo e il senatore del Texas Ted Cruz – nonostante la fuga dalla neve del Texas -. Nella lista, assenti eccellenti: non c’è Ivanka, la ‘prima figlia’, né Nikki Haley, che ha preso le distanze dal magnate dopo il 6 gennaio, né il vice ‘traditore’ Mike Pence.
Gli anti-Trump non si sono fatti vedere: Mitt Romney e Liz Cheney, per dirne due, sono rimasti a casa. Trump ha indicato per nome tutti i repubblicani che hanno votato per il suo impeachment, invitando a ‘liberarsi di lorio’ alle prossime elezioni, facendoli fuori alle primarie repubblicane.
Il voto resta ‘rubato’: la convinzione che Trump sia stato defraudato della vittoria è stata ribadita, oltre che dall’ex presidente, in molti interventi. La gente della CpaC è impermeabile ai fatti e abbacinata dalla ‘post-verità’ del suo idolo.
Il ‘trumpismo’ resta centrale nel Partito repubblicano: “Trumpismo – dice Trump, in uno dei pochi passaggi articolati del suo discorso – è frontiere forti, Law & Order, forte tutela dell’emendamento” che dà il diritto di possedere e portare armi; ed “è sostegno ai dimenticati” della globalizzazione.