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Usa: impeachment II, Trump se la cava; democratici, un buco nell’acqua

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 14/02/2021

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I democratici fanno un buco nell’acqua: Donald Trump esce indenne anche dal secondo processo d’impeachment intentatogli nel giro di 15 mesi, nonostante vi siano prove “schiaccianti e irrefutabili” che il 6 gennaio abbia sobillato i suoi sostenitori perché dessero l’assalto al Congresso per impedire la convalida della vittoria di Joe Biden nelle elezioni presidenziali.

Il processo si chiude più rapidamente del previsto: il sostegno dei repubblicani al loro presidente viene scalfito, ma ci sono più voti del necessario per garantire la sua assoluzione – la condanna richiede una maggioranza dei due terzi -. Finisce con 57 ‘colpevole’ e 43 ‘non colpevole’. Trump può progettare un suo ‘come back’ nel 2024 e mantiene un’ipoteca sul partito repubblicano.

Tutti i media Usa preannunciavano un verdetto in giornata, basandosi anche sulla fretta di chiudere il processo manifestata sia dai democratici, convinti di non farcela e non incoraggiati dai sondaggi, che mostrano un tiepido sostengo dell’opinione pubblica all’impeachment, sia dai repubblicani, imbarazzati dal doversi fare carico del comportamento di Trump il 6 gennaio, prima e durante l’irruzione dei suoi sostenitori nel Congresso.

Ma la quinta e ultima giornata del processo per l’impeachment di Trump era incominciata con un colpo di scena: l’accusa chiede l’audizione come teste a carico di una deputata repubblicana dello Stato di Washington, Jaime Herrera Beutler. La difesa reagisce in modo vivace e minaccia di chiamare a sua volta a deporre “un sacco di testi”, fino a 300, fra cui la vice-presidente degli Stati Uniti Kamala Harris o la speaker della Camera Nancy Pelosi e la sindaca della capitale Muriel Bowser.

La Herrera Beutler è uno dei dieci deputati repubblicani, su oltre 200, favorevoli all’impeachment di Trump. La deputata afferma che il leader del suo partito alla Camera Kevin McCarthy le riferì che in una telefonata durante l’assalto al Congresso l’ex presidente prese le parti dei rivoltosi. Trump replicò a McCarthy, che gli chiedeva di fermare l’attacco, che gli insorti tenevano all’esito del voto più di lui ed erano “più arrabbiati” di lui. Una frase che confermerebbe che l’allora presidente non aveva nessuna intenzione di fermare l’assalto.

La richiesta di ascoltare testimoni è stata accettata dal Senato con 55 voti favorevoli e 45 contrari. Fra i cinque repubblicani a favore, Lindsey Graham, un alleato di Trump, il cui sì, in realtà, anticipava qualche contromossa, anche se le contro richieste della difesa dovevano essere approvate dal Senato. Alla fine, dopo una pausa, s’è trovato un compromesso: la testimonianza della Herrera Beutler è stata letta e non sono stati chiamati altri testi.

C’è chi si chiede perché l’accusa non abbia chiamato a testimoniare lo stesso McCarthy. Il leader dei repubblicani alla Camera è nel frattempo venuto a patti con Trump e ha già smentito i contenuti di quella conversazione.

La quarta udienza del processo di impeachment si era chiusa venerdì sera, con un tributo bipartisan ai poliziotti che protessero il Congresso il 6 gennaio, in particolare Eugene Goodman, cui il Senato ha reso omaggio con una standing ovation e con una medaglia d’oro al valore per avere salvato numerose vite in quella circostanza.

Oggi, si doveva procedere con le risposte di accusa e difesa alle domande poste dai senatori giurati e poi con il verdetto, che pareva scontato, soprattutto dopo che il leader dei repubblicani al Senato Mitch McConnell ha espresso in una mail ai colleghi l’intenzione di votare contro l’impeachment, pur confermando libertà di voto secondo coscienza. McConnell sposa la tesi dell’incostituzionalità dell’impeachment contro un presidente già decaduto. La condotta criminale di un presidente può essere perseguita dalla giustizia ordinaria, una volta che ha lasciato il suo incarico.

Dal canto suo, il presidente Biden diceva d’aspettarsi che i repubblicani si assumessero le loro responsabilità nel processo di impeachment: lo ha riferito la portavoce della Casa Jen Psaki. Le immagini mostrate dall’accusa sono un monito ad agire perché “quello non possa più accadere di nuovo”.

Il senatore Graham è intanto finito nel mirino dell’inchiesta della procura di Atlanta sulla telefonata con cui l’ancora presidente Trump sollecitò il segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger perché trovasse i voti per ribaltare la vittoria di Biden. Graham avrebbe fatto un’analoga telefonata, suggerendogli di scartare i voti per posta in alcune contee.

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gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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