Quale che sia il presidente e il suo credo politico, negli Stati Uniti c’è sempre un “giudice ad Ovest del Pecos”, che interpreta la legge in modo diverso dal suo e gli mette i bastoni fra le ruote.
Drew Tipton è l’ultimo epigono del leggendario Roy Bean, che nell’ 800 era la giustizia in Texas: giudice federale del distretto meridionale del Texas, Tipton ha sospeso – per 14 giorni – il blocco delle espulsioni d’immigrati decretato la scorsa settimana dal presidente Joe Biden.
Il giudice deve vagliare nel merito un esposto del procuratore generale del Texas, Ken Paxton, contro lo stop di 100 giorni delle espulsioni. Anche i decreti di Trump ora ‘cassati’ da quelli di Biden di segno opposto avevano spesso incontrato l’ostilità di giudici che li avevano più volte bloccati, innescando controversie talora arrivate alla Corte Suprema.
Sul fronte dell’immigrazione, il presidente intende agevolare la via alla cittadinanza dei ‘dreamers’ e degli illegali che già vivono e lavorano nell’Unione e che non si sono macchiati di reati violenti – circa 11 milioni -. Biden vede il blocco delle espulsioni come “una misura prioritaria”, ma incontra resistenze fra chi condivideva la linea dura di Trump; e potrebbe trovarsi in difficoltà se ci fossero ondate di migranti alle frontiere, con l’arrivo della carovana in marcia dall’Honduras.
Biden ha pure firmato decreti “per far avanzare la giustizia razziale” e le politiche ambientali e continua ad avere contatti con leader di tutto il Mondo.
Trump, in Florida, ha assunto un secondo legale nel suo team anti-impeachment, Deborah Barbier, che viene dalla South Carolina come il suo collega Butch Bowers. Ma il magnate ex presidente ha poco da temere dal processo: un voto preliminare e procedurale in Senato, martedì sera, ha visto 45 senatori repubblicani su 50 giudicare l’impeachment di un ex presidente anti-costituzionale – docenti di diritto e giuristi la pensano diversamente -. Se questi sono i presupposti, difficile trovare a febbraio 17 senatori repubblicani su 50 che lo condannino – quanti ne servono -.
Chi mette al bando il magnate senza processo sono i social. Dopo Facebook e Twitter, anche Youtube lo ha sospeso a tempo indeterminato.