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Italia/Ue: una crisi, dei dubbi, tanti miliardi

Scritto per Il Corriere di Saluzzo del 28/01/2021

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L’Unione europea guarda più attonita che preoccupata all’Italia, che si va a sprofondare in una crisi di governo dopo che l’Ue ha da poco deciso di concederle 209 miliardi di euro per rimettere in sesto un Paese indietro su tutti i fronti, infrastrutture, istruzione, disuguaglianze. Le sole classifiche in cui l’Italia compare in testa nell’Unione sono quelle negative, il debito, la disoccupazione, la lentezza della crescita – e la rapidità della decrescita, in tempi di pandemia -. Anche il coronavirus ha fatto più vittime in Italia che in tutti gli altri Paesi Ue – la Gran Bretagna ci è davanti, ma è ormai fuori -.

Il problema non è che ci sia una crisi di governo: ce n’è una in atto in Olanda e nessuno a Bruxelles, che pure è a un tiro di schioppo dall’Aia, si sta strappando i capelli. E non è neppure che ci possano essere delle elezioni: in Portogallo, s’è appena votato per il presidente, che lì è scelto dal popolo; in Olanda, si voterà a marzo; in Germania, che è la Germania, si deve votare nei Laender più popolosi e, a settembre, per eleggere il nuovo Bundestag e determinare il nuovo cancelliere -.

Il problema è che ciò avviene in Italia, dove il dibattito che imperversa non riguarda che cosa fare e come farlo, per uscire dall’emergenza sanitaria, rimettere in moto l’economia, recuperare i ritardi, ma i nomi, i mix delle alleanze, le alchimie dei rimescolamenti, la sopravvivenza di sigle, formule, personaggi.

A Bruxelles, l’Italia non è sotto-rappresentata: c’è un commissario all’economia, un ex premier, Paolo Gentiloni; e c’è un presidente del Parlamento europeo, un giornalista Davide Sassoli; l’uno e l’altro garantiscono un’attenzione informata e partecipe al nostro Paese. Nonostante le diffidenze, non ingiustificate e ora moltiplicate, dei cosiddetti Paesi frugali, tutti ‘ufficiali pagatori’ – ci mettono più soldi di quanti non ne ricevono -. E nonostante l’anomalia d’un premier che il giorno prima sventola le bandiere del populismo e del sovranismo e il giorno dopo indossa i panni dell’europeista – tiepido, seppur compito -.

Le Istituzioni e i Grandi dell’Unione, la Germania e la Francia, hanno mostrato solidale generosità all’Italia, consapevoli – più di noi, temo – che l’Ue può fare a meno della Gran Bretagna, ma non dell’Italia, che ne è Paese fondatore e tassello portante nel mosaico europeo e mediterraneo; e anche e soprattutto che senza l’Unione la Gran Bretagna sta a galla, ma l’Italia va a fondo. E nessuno lo vuole né se lo può permettere.

Ne sono consci a Bruxelles, a Parigi, a Berlino. Possibile che non ne siamo consci noi a Roma?, e altrove nella Penisola, a Saluzzo o a Vipiteno, a Sciacca o a Molfetta. L’Ue si aspetta dopo la crisi un governo che faccia buon uso dei suoi aiuti, nell’interesse dell’Italia e dei suoi partner, non solo di esponenti di una casta, o di una fazione politica o di una componente sociale o di un’area geografica.

gp
gphttps://www.giampierogramaglia.eu
Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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