Per la regina e per la Patria: la signora Margaret Keenan, 91 anni a giorni, e il signor William ‘Bill’ Shakespeare – proprio così, non è uno scherzo!, ndr –, 81 anni, hanno fatto da apripista all’intrepida legione di vecchietti britannici al traguardo del vaccino anti-Covid. Cui spetta ora salvare la regina (e il suo consorte), oltre che i suoi sudditi.
Per la Gran Bretagna e il suo premier Boris Johnson – un sopravvissuto: con il virus, se l’è vista brutta -, una bella soddisfazione: sono i primi al Mondo a iniziare la vaccinazione sistematica d’una popolazione duramente colpita (circa 1.800.000 contagi e oltre 62 mila vittime, il bilancio più letale in Europa). Da soli, hanno fatto meglio dei 27 loro ex sodali Ue, puntando sul prodotto Pfizer e BioNTech destinato – nelle parole di Downing Street e nelle speranze di tutto il Paese – “a segnare l’inizio della fine della pandemia” da coronavirus.
L’ordine d’attacco al Covid è scattato poco prima dell’alba, come accade sempre al fronte, anche se questa volta la trincea era un ambulatorio d’ospedale e il nemico era invisibile a occhio nudo: un virus. Il primo colpo non s’è sentito: una semplice iniezione, fatta in un ospedale di Coventry, città martire della battaglia d’Inghilterra del 1940, per cui si creò il neologismo ‘coventrizzare’, cioè ‘radere al suolo’.
Il Regno Unito ha vissuto un nuovo ‘V-Day’, dove V sta per Vaccino. E i protagonisti sono stati proprio i superstiti della Seconda Guerra Mondiale, uomini e donne dagli 80 anni in su schierati in prima linea fra le categorie da vaccinare prima, quella dei degenti delle case di riposo – focolai di diffusione del virus in primavera – e del personale che li assiste.
Trepidazione, speranza, impazienza, ma pure qualche dubbio sui tempi record per l’ok al vaccino, avevano segnato la vigilia. Ma martedì è stato il giorno dell’entusiasmo per il lead preso nella più vasta campagna di vaccinazioni di tutti i tempi, a livello britannico, continentale, planetario. Sarà “una maratona e non uno sprint”: la sfida per il servizio sanitario britannico, come per quelli altrove nel Mondo, sarà lunga, durerà mesi.
Margaret Keenan, un’anziana ma indomita signora originaria di Enniskillen, Irlanda del Nord, è stata la paziente numero uno di questa epopea moderna, nell’University Hospital di Coventry, dove risiede. “E’ stato il miglior regalo di compleanno che potessi ricevere”, ha commentato, mostrandosi rassicurante verso quel segmento minoritario ma significativo di popolazione – circa un cittadino britannico su quattro, forse uno su tre, secondo alcuni sondaggi – incerto se farsi vaccinare o meno. “Non posso che invitare chiunque a vaccinarsi – è stato l’appello di Margaret -. E non solo perché è gratuito … Per favore, fatelo! Se l’ho fatto io, potete farlo anche voi!”.
A ricevere la seconda delle 800 mila dosi già distribuite in 70 ospedali del Regno Unito, è stato William ‘Bill’ Shakespeare, per nulla intimidito dal peso della sua omonimia: “Questo farmaco cambierà le nostre vite”, ha detto.
Nel giro di una settimana saranno vaccinate circa 400 mila persone al ritmo di circa mille vaccini al giorno per ospedale: la Gran Bretagna ha prenotato 40 milioni di dosi del Pfizer/BioNTech e attende entro la fine dell’anno l’arrivo di un carico di 4 milioni di flaconi: con i militari coinvolti nella distribuzione e pronti a un ponte aereo ‘ad hoc’ se le dogane terrestri dovessero ingolfarsi dal 1° gennaio nel caso di un mancato accordo commerciale post Brexit tra Londra e Bruxelles.
Dopo gli ospiti delle case di cura e di riposo, a ricevere il vaccino saranno gli operatori sanitari – medici e infermieri – più esposti e tutti gli over 80 del Paese, inclusi la regina Elisabetta, 94anni, e il principe consorte Filippo 99 anni. Una vera sfida logistica e organizzativa, tenuto pure conto delle condizioni di stoccaggio di questo medicinale, che va conservato in speciali refrigeratori a circa 70 gradi sottozero.