Una staffetta, per indole, per scelta, per vocazione: Gianna Radiconcini se n’è andata il 3 dicembre, all’età di 94 anni, nella sua casa di via Cassiodoro, fucina di idee, di libri – l’ultimo lo stava ancora scrivendo -, di iniziative. Era una donna, una giornalista, un’europeista sempre un passo avanti, nella vita, nella professione, nelle aspirazioni. Il ‘suo’ Circolo di via Cassiodoro, da lei ideato e costituito nel 2016, era stato molto attivo prima e dopo le elezioni europee dello scorso anno ed era stato costretto a una pausa d’attività solo dalla pandemia. Ma già c’erano progetti per il 2021.
Quando Gianna ti telefonava – le mail e le chat non erano affar suo -, rispondere era un imperativo: per affetto, ma anche per condivisione di un pezzo di storia professionale e di fervori europei. La vedevi comparire, sempre sorridente, contenta di riconoscere ed essere riconosciuta da colleghi ed amici, a eventi e incontri, anche quando le condizioni climatiche o ambientali avrebbero suggerito di starsene prudentemente a casa.
Gianna Radiconcini ha attraversato e ha segnato la cronaca e la storia delle istituzioni europee. Se Valery Giscard d’Estaing, il presidente francese spentosi il 2 dicembre causa Covid, ebbe il merito di percepire in Simone Veil la figura più adatta al ruolo di primo presidente del Parlamento europeo eletto a suffragio universale, Gianna ebbe la capacità di raccontare quel momento storico – così come altri passaggi critici e cruciali del processo d’integrazione europea – con passione e competenza: prima corrispondente donna della Rai dalla Istituzioni europee fu la prima giornalista ad intervistare Simone Veil dopo la sua elezione il 17 luglio 1979.
Nel suo ruolo di giornalista e cronista, Gianna ha seguito i più grandi eventi della storia della Cee: dalla firma dei Trattati di Roma alle prime elezioni a suffragio universale del Parlamento europeo alla caduta del Muro di Berlino, che suggellò un quinquennio entusiasmante, dopo gli anni smorti della ‘questione britannica’, e che creò i presupposti per il passaggio all’Unione europea.
Ma l’impegno politico e sociale di Gianna Radiconcini non inizia con l’Europa, nel dopo guerra. Ha radici ben più lontane. Ha solo nove anni quando – per via d’una correzione, da lei ritenuta ingiusta, a un tema da parte della sua maestra all’Istituto Nazareth di Roma – capisce. Come scrive lei stessa nelle sue memorie, di volere diventare anti-fascista.
È ancora bambina, troppo giovane, probabilmente, per rendersi pienamente conto dei reali rischi che quella scelta significa e comporta; ma non si lascia intimidire. Adolescente, nella Roma post Otto Settembre occupata dai nazisti, inizia a militare nella Resistenza con i compiti più semplici, come la consegna del cibo ai detenuti politici rinchiusi nel Carcere di Regina Coeli, e assume poi incarichi sempre più delicati.
Tra gli avvenimenti che la segnano, e che spesso Gianna raccontava, ve n’è uno che rimase sempre vivo nella sua memoria: il brutale omicidio di Teresa Gullace. Madre, e in attesa di un altro figlio, Teresa è nei pressi della Caserma di Giulio Cesare a Roma per protestare, assieme ad altre donne, contro la reclusione dei propri figli e mariti, quando viene colpita a morte da colpi sparati da due giovani SS in motocicletta. Gianna è lì ed assiste, impotente, a quella scena.
Accanto a quelle contro il fascismo e per l’Europa, vi è un’altra battaglia e lei peculiare e da lei sempre ‘combattuta’. ‘Azionista’ e poi entrata nelle fila del Partito Repubblicano, inizia a occuparsi di diritti delle donne e, in particolare, di diritto di famiglia. Le sue idee sono talmente innovative che non vengono comprese e ne causano addirittura l’allontanamento dal partito. Eppure, tempo dopo, quelle idee furono riprese proprio da Oronzo Reale, esponente di punta repubblicano, divenuto Ministro della Giustizia, e condussero, seppur lentamente, ad una rivisitazione delle norme del Codice Civile concernenti il diritto di famiglia e delle successioni. Gianna non se n’è mai vantata esplicitamente ma dovrà certo essersi sentita orgogliosa di sapere di aver aperto la strada, sebbene dietro le quinte e senza riceverne riconoscimenti, anzi subendo le conseguenze del suo ‘essere staffetta’, alla riforma del diritto di famiglia del 1975.
Tutte queste battaglie – tenute vive fino all’ultimo – sono state raccontate da Gianna Radiconcini nelll’auto-biografia Memorie di una militante azionista – Storia della figlia di un onesto cappellaio (2015). Gianna ha pubblicato più di recente, nel 2019, anche un romanzo Semafori Rossi, in parte autobiografico, in cui, attraverso la storia della protagonista, racconta anche se stessa.
Giornalista della Rai, collaboratrice di numerose testate anche prestigiose, ‘La Voce Repubblicana’, ‘Noi Donne’, ‘l’Europe’, ‘Panorama’, membro delle direzioni nazionali dell’Udi e del Movimento federalista europeo, Gianna voleva offrire, raccontando la sua vita, “una testimonianza, quasi visiva, alle giovani generazioni”, “dal fascismo alle elezioni del 1946, dalla sfida a un decrepito testo del diritto di famiglia, con la nascita di un figlio ‘irregolare’, ai viaggi e all’impegno in Rai”, fino alla vivacità e alla freschezza umana e intellettuale delle idee e delle iniziative degli ultimi anni.
Maria Pia Di Nonno
Giampiero Gramaglia