(04/12/20) – “Non so bene che cosa Trump venga a fare qui e ciò mi preoccupa” le parole di Saxby Chambliss, senatore della Georgia in pensione, tradiscono l’imbarazzo e l’allarme fra i repubblicani dello Stato che, nelle presidenziali, ha ‘virato’ da repubblicano a democratico e dove, il 5 gennaio, ci saranno due ballottaggi per il Senato, decisivi per gli equilibri politici della prossima legislatura. Se vogliono conservare la maggioranza in Senato, i repubblicani ne devono vincere almeno uno.
Nel week-end, Trump lascerà la Casa Bianca per la prima volta dall’Election Day – golf a parte – e andrà in Georgia a fare campagna per i due candidati repubblicani, Kelly Loeffler e David Perdue. Dovrebbe essere una festa; invece, ci sono in giro volti tesi: c’è il timore che il presidente, al posto di portare voti, ne faccia perdere, rimestando sui brogli – i tre conteggi hanno dato lo stesso esito, ha vinto Joe Biden – e rilanciando teorie cospirative senza fondamento.
Tanto più che la fauna dei trumpiani in Georgia è fatta di tipi strambi, come l’avvocato Lin Wood, membro del team di avvocati del presidente che non ha vinto una sola delle molte cause intentate dopo le elezioni – l’ultimo schiaffo dalla Corte Suprema del Wisconsin, che non ha voluto neppure discutere l’esposto della campagna del magnate per un difetto di procedura -. Wood dice alla gente di non andare a votare, perché tanto il risultato è già scritto. Newt Gingrich, speaker della Camera e uomo forte del partito repubblicano quanto il Tea Party era in auge, giudica la sortita di Wood “una delle cose più stupide mai vista in politica”.
Anche Trump se n’è reso conto e ha telefonato al legale di piantarla, dopo avere licenziato un’altra sua avvocata, Sidney Powell, che aveva coinvolto in strampalate teorie cospirative il governatore della Georgia Brian Kemp.
Un altro schiaffo al presidente uscente è ieri venuto dal Congresso, che, varando la versione finale dell’annuale legge sulla difesa, ha bloccato per quattro mesi la riduzione delle truppe in Germania (Trump voleva farle scendere di oltre un terzo, da 34.500 a poco più di 22 mila). E la magistratura indaga, a Washington e a New York, sui Trumps in senso lato: anche Melania è coinvolta.
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(02/12/20) – Non tutti i mali vengono per nuocere: Donald Trump s’appresta a riprendere a fare affari all’estero, quando non sarà più presidente, per rimettere in sesto le finanze di famiglia anche in previsione d’una ricandidatura alle presidenziali del 2024. I suoi detrattori dicono che, in realtà, non ha mai smesso (di fare affari all’estero), mischiando per tutta la presidenza interessi pubblici e privati.
La riconversione del magnate al ‘business as usual’ solleva dubbi dal punto di vista etico: sarebbe una ‘prima’, un presidente uscente che sfrutta e monetizza la sua esperienza non scrivendo libri o facendo discorsi, ma intrecciando rapporti d’affari. Fonti vicine alla Trump Organization rivelano che si sta già lavorando ad accordi multimilionari con aziende e governi stranieri, rispolverando progetti in Cina – proprio nel campo nemico! – e in altri Paesi.
Pur senza ammettere la sconfitta, Trump incomincia a rendersi conto che non sarà lui il presidente nei prossimi quattro anni. In una festa di Natale alla Casa Bianca zeppa di suoi fan, il magnate ha per la prima volta affermato in pubblico che intende ricandidarsi nel 2024. “Sono stati quattro anni meravigliosi – ha detto -. Stiamo tentando di farne altri quattro, se no ci vedremo tra quattro anni”. Un video mostra gli astanti in visibilio dopo l’annuncio.
L’ipotesi di una ricandidatura di Trump nel 2024 lascia perplesso Biden, che al New York Times dice di dubitare che il magnate possa mantenere il consenso una volta perso il potere: “Ci sono indipendenti e anche repubblicani che potrebbero cominciare a guardare il mondo in modo diverso nelle prossime settimane”. E il presidente eletto auspica che i repubblicani collaborino in Congresso con i democratici.
L’ultimo dispetto di Trump a Biden prima di lasciare la Casa Bianca potrebbe essere un evento stile campagna elettorale nel giorno dell’insediamento del nuovo presidente, il 20 gennaio. Citando fonti bene informate, vari media indicano che Trump vorrebbe lanciare, proprio nell’Inauguration Day, la sua candidatura per le presidenziali 2024.
Dalla Casa Bianca continuano a uscire voci non confermate di grazie imminenti a figli, congiunti, amici e collaboratori di Trump e persino di un tentativo di corruzione, bollato come “fake news”, sui perdoni (tangenti in cambio di una grazia presidenziale, si ignora a favore di chi: il Dipartimento della Giustizia indaga).
Il magnate discuterebbe coi suoi consiglieri se concedere una grazia preventiva ai tre figli maggiori, Donald Jr., Ivanka ed Eric, e a suo genero Jared Kusher, oltre che al suo avvocato Rudy Giuliani, nel timore che il Dipartimento della Giustizia dell’Amministrazione Biden li colpisca.
Le voci di perdoni presidenziali sono ormai vorticose, mettendo in evidenza – scrive il New York Times – “quanto l’Amministrazione Trump sia stata segnata da indagini e incriminazioni su e di persone nell’orbita presidenziale”. E l’anchor di Fox News Sean Hannity, uno dei commentatori più ascoltati dal magnate, suggerisce al presidente di graziare se stesso e la sua famiglia.
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(01/12/20) – L’emergenza coronavirus presenta i conti al presidente eletto Joe Biden: tragici, quelli sanitari, quasi 270 mila i deceduti; drammatici, quelli socio-economici, con decine di milioni di lavoratori che, dopo il posto, rischiano di perdere l’accesso agli ammortizzatori e all’assistenza. E’ la sfida più grossa e più urgente per la nuova Amministrazione, a 50 giorni dal suo insediamento.
Rudolph Giuliani, invece, presenta il suo conto al presidente uscente Donald Trump: il New York Times ha saputo che l’avvocato personale del magnate vorrebbe una “grazia preventiva”, che lo mandi ‘assolto’ delle inchieste già avviate nei suoi confronti – una riguarda le sue mene in Ucraina, nell’interesse di Trump – e anche da quelle che non sono ancora partite per reati non ancora emersi.
S’ignora quale sia stata la reazione di Trump alla richiesta di Giuliani, estremamente spregiudicato nel gestire i ricorsi del magnate contro il risultato elettorale, con risultati, però, negativi. Da giorni, si dice che il presidente uscente potrebbe persino tentare di fare graziare se stesso prima di lasciare la Casa Bianca, per mettersi al riparo dalle inchieste che lo vedono coinvolto; e un anchor della Fox, Sean Hannity, lo incoraggia a farlo.
La grazia preventiva è una mossa inusuale, ma ha precedenti illustri: George Washington graziò cospiratori sospetti traditori; Gerald Ford nel 1974 perdonò Richard Nixon per il Watergate; e Jimmy Carter graziò migliaia di americani che si sottrassero dall’andare in guerra in Vietnam.
Proprio per ovviare alle crescenti disuguaglianze sociali indotte dalla pandemia, Biden ha chiamato Heather Boushey nel suo Consiglio dei consulenti economici. La Boushey, 50 anni, era già inserita nella squadra di Hillary Clinton, che però perse il voto del 2016, ed è ora responsabile del Centro per la crescita equa, un think tank di Washington che vuole promuovere la crescita dell’economia e la riduzione delle disuguaglianze.
Il lavoro della Boushey, a contatto con il presidente e in sintonia con Janet Yellen prima donna segretario al Tesoro, è complicato dalle reticenze del Congresso a varare misure a sostegno dell’economia e del lavoro a fine corsa – senatori e deputati neo-eletti s’insedieranno a gennaio -. Politico, che batte da giorni su questi tasti, scrive che 87 milioni di lavoratori dei settori pubblico e privati rischiano di restare senza ammortizzatori e senza assistenza, mentre il Washington Post, citando fonti dell’Amministrazione, mette in dubbio la credibilità delle cifre sulla disoccupazione.