Passa per Roma il dialogo a distanza tra l’Iran e gli Stati Uniti di Joe Biden, che al New York Times conferma che “se Teheran tornasse a rispettare rigorosamente l’accordo sul nucleare, gli Stati Uniti tornerebbero a farne parte, come punto di partenza per successivi negoziati”, revocando le sanzioni reintrodotte e inasprite da Donald Trump, che, d’intesa con Arabia saudita e Israele, voleva serrare l’Iran in un cordone di sicurezza.
A Biden, il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif risponde dai Med Dialogues 2020 di Roma: fin quando l’accordo del 2015 non è stato denunciato dagli Stati Uniti, “l’Iran ha mostrato la sua buona fede”, rispettandolo alla lettera. L’Amministrazione Biden dovrà ora “mostrare la sua”, rispettando a sua volta la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu 2231 e cessando la guerra delle sanzioni di Trump contro gli iraniani. A quel punto, “l’Iran annullerà le sue azioni correttive”, cioè le violazioni dell’intesa, con arricchimenti di uranio oltre il previsto.
Biden e Zarif piantano i rispettivi paletti – ulteriori negoziati, da parte Usa; la revoca delle sanzioni, da parte iraniana -, ma non alzano barricate. Gli ostacoli, però, non sono stati tutti superati: chi non vuole il dialogo ha già provato a renderlo più difficile, se non impossibile, uccidendo lo scienziato di punta del programma nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh, assassinato in un agguato nei pressi di Teheran una settimana fa. E in Iran c’è chi preme sul governo dei moderati perché attui ritorsioni, che inasprirebbero le tensioni nella Regione e rafforzerebbero a Washington il fronte di chi condivide l’ostilità di Israele verso l’Iran.
Un ruolo di stimolo al dialogo e di ponte potranno svolgerlo gli altri Paesi firmatari, Russia e Cina e, fra gli europei, oltre all’Ue, Gran Bretagna, Francia e Germania. Zarif non è tenero nei confronti del trio europeo: “Da quando gli Usa si sono ritirati dall’accordo e hanno reintrodotto le sanzioni – denuncia il ministro degli Esteri iraniano -, i Paesi europei non hanno fatto la loro parte dell’intesa: dicono di farlo, ma non lo fanno… Non vediamo compagnie europee in Iran. Non vediamo Paesi dell’Ue comprarci petrolio. Non abbiamo sentito condanne dell’assassinio di Fakhrizadeh, un atto d’aggressione internazionale, un atto di terrorismo contro di noi”.
Che la situazione sia tesa, a Teheran e nella Regione, lo confermano due sviluppi: l’approvazione, nel parlamento iraniano, contro il parere del governo di una legge che blocca le ispezioni dell’Aiea e la riduzione “temporanea”, “per ragioni di sicurezza”, del personale diplomatico dell’ambasciata degli Usa a Baghdad, in Iraq, dove da mesi si sono intensificati gli attacchi di miliziani, identificati come filo-iraniani, contro basi militari Usa fuori della capitale e dentro l’aeroporto internazionale, oltre che contro la sede diplomatica nella super-protetta Zona Verde della capitale irachena.