Il 20 novembre è morto di Covid-19 Irinej, il patriarca 90enne della Chiesa ortodossa serba. Stando al New York Times, Irinej era stato contagiato in occasione del funerale del metropolita Amfilohije, vescovo in Montenegro, morto all’età di 82 anni, anch’egli per le conseguenze del coronavirus. Un rito funebre che si è rivelato un autentico focolaio, vista l’assenza totale di misure di sicurezza (erano presenti migliaia di fedeli privi di mascherine e senza i dovuti distanziamenti).
“In attesa del vaccino abbiamo i pellegrinaggi, il vaccino di Dio”, come riferito da Il Fatto Quotidiano, aveva affermato lo stesso Amfilohije lo scorso maggio. Non è certamente il primo episodio in cui un leader minimizza lo stato della pandemia, disattendendo le misure preventive. Da questo tipo di comunicazione istituzionale scaturisce un rifiuto delle normative o un diffuso negazionismo nei seguaci, tali da alimentare la diffusione dei contagi: Donald Trump ne è certamente un esempio eclatante.
La ministra serba del Lavoro e delle politiche sociali serba, Darija Kisic Tepavcevic, ha dichiarato che la Chiesa serba ortodossa, i suoi fedeli e tutti i cittadini della Serbia hanno perso un “grande uomo, sacerdote e difensore dell’ortodossia“. Inoltre, come riporta il giornale serbo Politika, alcune figure eminenti della politica mondiale hanno espresso le loro condoglianze al patriarca serbo, tra i quali il presidente russo Vladimir Putin, il presidente francese Emmanuel Macron e il segretario di Stato Usa Mike Pompeo.
Alla funzione funebre hanno partecipato il presidente serbo Aleksandar Vucic, il primo ministro Ana Brnabic e i ministri, il membro della presidenza della Bosnia ed Erzegovina Milorad Dodik, il primo ministro designato del Montenegro Zdravko Krivokapic, rappresentanti della Chiesa cattolica romana e della comunità islamica. Presente in linea generale un numero limitato di persone, tutti con la mascherina, rispettando le misure di sicurezza.
Il patriarca serbo Irinej era considerato un uomo che stava su posizioni conciliatrici tra gli ortodossi più conservatori e quelli più riformisti: per dieci anni è stato il primate della Chiesa ortodossa serba, il 45° per l’esattezza, dopo esser stato vescovo di Niš dal 1975 fino al 2010. Secondo Vatican News la sua apertura con la Chiesa cattolica romana era ben nota, tant’è che il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità cristiana lo ha definito “un esempio di fede e dialogo” al momento della sua scomparsa.
In attesa della nomina del nuovo patriarca, che avverrà entro i prossimi tre mesi, la testata serba Beta ha rivelato che il custode pro-tempore della Chiesa sarà il vescovo bosniaco Hrizostom, designato facente funzioni e scelto in qualità di membro più anziano del Sinodo dei Vescovi (istituzione permanente del Collegio episcopale).
Coris Globe, Marco Bizzoco, Matteo Fantozzi, Giacomo Helferich, Giacomo Lucia, Andrea Paglia, Giovanni Turi