Le immagini e le storie che ci pervengono dalla Russia sull’epidemia di coronavirus mostrano una situazione straziante dal punto di vista emotivo e turbolenta dal punto di vista politico. Particolarmente toccante è la vicenda del veterano ottantasettenne della Seconda Guerra Mondiale Vladimir Molchanov, morto dopo il fallito trasferimento da parte del personale dell’ospedale in un reparto psichiatrico nella città di Volgograd. I pubblici ministeri regionali hanno annunciato un’ispezione dopo che un video del corpo senza vita di Molchanov, filmato dalla figlia all’ingresso dell’ospedale, ha turbato l’intero paese.
Una storia analoga in Russia riguarda anche la struttura sanitaria di Velikie Luki, nella regione del Pskov, accusata di avere nascosto per dieci giorni la morte di un paziente affetto da coronavirus. La macabra scoperta è toccata al figlio, anch’egli positivo, che per caso è venuto a conoscenza delle situazione del padre, in obitorio da oltre una settimana.
Il Moscow Times ha riportato, invece, la notizia di una possibile mutazione del coronavirus riscontrata in Siberia. Anna Popova, capo della sicurezza dei consumatori nella regione, ha affermato che ancora non è possibile capire se tale mutamento sia più o meno pericoloso degli altri ceppi relativamente alla trasmissione del virus in Russia e ovunque nel Mondo.
In Kazakhstan, tra la leggenda nata sui social secondo cui il fondale del lago Kobeytuz contiene sostanze in grado di sconfiggere il coronavirus e gli oltre 120 mila casi confermati, c’è spazio anche per un racconto. La storia, sotto forma di diario, riguarda il giornalista del Karavan Adil Urmanov, che descrive la sua esperienza legata al covid, dai sintomi alle cure effettuate dalla moglie fino alle sue conclusioni su come abbia contratto il virus. Inoltre, egli riferisce di un canale Telegram chiamato Doctors Online, utilizzato dalla gente del Kirghizistan per curarsi a casa grazie all’aiuto di dottori e medici che rispondono alle loro domande.
Infine, in Cina, a un anno di distanza dal primo caso, molti interrogativi rimangono ancora aperti. Come sul caso della giornalista Zhang Zhan, arrestata lo scorso maggio dopo aver criticato la gestione della pandemia da parte del governo. L’accusa è quella di ‘picking quarrels and provoking trouble’ spesso utilizzata contro gli attivisti in Cina. L’ex avvocatessa, che adesso rischia ben cinque anni di carcere, non è la prima giornalista incappata nel mirino del governo cinese: Li Zehua è ricomparso ad aprile affermando di essere stato “messo in quarantena”, Chen Qiushi è stato posto sotto la supervisione del governo, mentre ancora non si hanno notizie del disperso Fang Bin. Secondo l’Ong Network of Chinese Human Rights Defenders (Chrd), la Zhang è sparita il 14 maggio; il giorno seguente è stato rivelato che era stata arrestata dalla polizia. Tuttavia, la notizia del suo arresto è stata formalmente annunciata dalla polizia il 19 giugno e solo quasi tre mesi dopo, il 9 settembre, al suo avvocato è stato concesso un incontro con lei.
All Coris News, Niccolò Bambini, Sandro Caramazza, Michele Di Vincenzo, Lisa Giffoni, Giovanni Lupis, Matteo Maiorano