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Covid, la ricaduta – Usa: Steve il musicista ‘Salute o affitto’

Scritto per Il Settimanale del Corso di giornalismo internazionale 2020 Coris - numero 2 del 23/11/2020

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Negli Stati Uniti la crisi pandemica ha riportato alla luce un problema che il Covid-19 sta aggravando, ovvero quello del divario economico tra classi sociali, soprattutto in relazione alle possibilità di spesa per le cure. Il sistema sanitario va ripensato e lo dimostra il caso del musicista texano Steve Alvarez.

Il quarantenne e sua moglie scoprono di essere positivi al coronavirus a fine giugno. “Inizialmente i suoi sintomi erano lievi, ma poi ha sviluppato la febbre e ha avuto difficoltà a respirare”, riferisce la NPR, l’emittente radiofonica che lo ha intervistato. Operaio del settore edile, Steve aveva perso da un anno impiego e polizza assicurativa e la sua attività da musicista era ferma da settimane. Costretto a pagare tutte le spese di tasca sua, ha rinunciato spesso alle cure più efficaci: “Se uno dei farmaci prescritti non è generico, è semplicemente troppo costoso e dobbiamo farne a meno” è il drammatico riassunto della sua esperienza.

A questo proposito la dott.ssa Lisa Bielamowicz, co-fondatrice di Gist Healthcare afferma al NYT che  “le visite dei pazienti sono del 15% inferiori al normale”. Resta quindi per molti la paura di sottoporsi al test nonostante la gratuità del tampone: come nel caso di Steve, un risultato positivo implicherebbe un obbligo di cura che non possono permettersi.

Tra il 2016 e il 2019, gli Usa hanno visto il loro Pil crescere, come già ininterrottamente negli anni precedenti dal 2009. Nonostante ciò, molti hanno perso l’assicurazione sanitaria sotto l’Amministrazione Trump, che contrastava la generalizzazione della copertura sanitaria proponendo l’abrogazione, prima integrale e poi parziale, dell’Obamacare. La grande crescita economica degli ultimi anni è stata poi interrotta dal Covid-19 con conseguenti licenziamenti di massa, aumento della disoccupazione e tensioni sociali. Il danno è ingente in un Paese in cui il 55% della copertura sanitaria è legata all’occupazione.

Secondo una ricerca dal Commonwealth Fund, il 46% degli americani oggi è privo o quasi di una copertura medica. Quattro lavoratori su cinque in questa situazione mantengono l’accesso alle cure grazie non solo al tanto discusso ‘Patient Protection and Affordable Care Act’ di Barack Obama, ma anche a programmi come il Medicaid e Cobra (Consolidated Omnibus Budget Reconciliation Act), il sistema previdenziale nazionale.

I 35 Stati che vi aderiscono registrano un aumento della copertura sanitaria, ponendosi nelle condizioni di affrontare il virus: solo il 23% della popolazione in questi Stati non possiede più un piano assicurativo, percentuale che raddoppia negli Stati che non hanno adottato l’atto, tra cui il Texas. Infatti il caso di Steve Alvarez non è isolato e già prima della diffusione del virus, più di cinque milioni di texani si trovavano senza assicurazione sanitaria, dovendo scegliere tra salute e affitto.

Un’inversione di marcia potrebbe venire da un’Amministrazione democratica. Al riguardo il senatore democratico Bernie Sanders sostenne durante le scorse primarie: “Mentre spendiamo quasi il doppio pro-capite per la Sanità rispetto a qualsiasi altra nazione, i risultati sono peggiori e le aspettative di vita stanno crollando. È giunto il momento di garantire le cure sanitarie come un diritto, non un privilegio“.

Daily Bugle, Emiliano Angelucci, Erica Bono, Elena Duranti, Lucie Vagenheim, Alessandro Zoppeddu

 

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Giampiero Gramaglia, nato a Saluzzo (Cn) nel 1950, è un noto giornalista italiano. Svolge questa professione dal 1972, ha lavorato all'ANSA per ben trent'anni e attualmente continua a scrivere articoli per diverse testate giornalistiche. Puoi rimanere connesso con Giampiero Gramaglia su Twitter

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