Fissa lo schermo, Jackie, mentre racconta del suo lavoro. Inizia a parlare e non si ferma, proprio come faceva con i suoi studenti. Ha 32 anni, insegnava scienze in una scuola media in Florida. Lo scorso anno scolastico è terminato con un’ordinanza sulla chiusura delle scuole a causa dell’impennata di contagi da coronavirus. Jackie Strippoli si è ritrovata a parlare ogni mattina a una ventina di quadratini neri e silenziosi sullo schermo del suo computer, a dire tutto ciò che poteva servire per convincerli a partecipare alla lezione.
Questo fino a quando, ad agosto, il governatore della Florida Ron DeSantis ha ordinato la riapertura per il nuovo anno scolastico “ibrido”, a metà tra il remoto e la presenza. Quest’estate il numero totale di casi in Florida aveva già superato ufficialmente i 500 mila contagiati, quello dei decessi gli 8000. Ma DeSantis non ha fatto un passo indietro. E non lo fa nemmeno oggi che i nuovi casi superano quota 4000 al giorno. “La chiusura della scuole è fuori discussione”, afferma il governatore repubblicano: “Non serve a mitigare il Covid, causa solo danni catastrofici al benessere fisico, mentale e sociale dei nostri ragazzi»
Jackie, impaurita dai rischi di andare a lavorare nel primo Paese al mondo per numero di contagi, ha subito contattato il preside della sua scuola per chiedere di potere lavorare da casa, “ma mi ha detto apertamente che non era possibile. E che le cose in presenza stanno così: venti ragazzi per classe (un numero appena inferiore rispetto agli scorsi anni), senza mascherine. Il 70% dei nostri 1500 studenti sta facendo lezione in presenza. È impossibile mantenere le distanze”.
La paura sorge anche per i suoi figli, di sette e nove anni, e per sua madre, che vive con loro. Per un motivo o per l’altro – due bambini senza madre o una figlia con l’ansia costante di contagiare la madre anziana -, Jackie è stata spinta a dimettersi.
“Penso che tutti gli altri Paesi ci guardino per imparare cosa ‘non’ fare in materia di Covid. Siamo lo zimbello del mondo”, aggiunge Jackie. Sorride, ma non sembra divertita: “Sento che ora che sono passate le elezioni, le acque si calmeranno. È molto triste, ma sono convinta che la politica abbia strumentalizzato la pandemia, da una parte e dall’altra. E anche i media: alcuni network sottovalutano l’emergenza, altri la esasperano. E io non so a chi credere”.
Il presidente Donald Trump ha spinto da subito per la riapertura delle scuole, giudicando i protocolli di sicurezza troppo rigidi, ma quando alla Casa Bianca ci sarà Joe Biden le cose cambieranno? “Il risultato è stato quello che speravo, ma l’ansia non è andata via. In Florida c’è ancora la libertà di fare quello che si vuole. Io indosso la mascherina, ma il governo non lo richiede. E molte persone qui vivono come se nulla fosse. Per loro il Covid-19 non esiste più”. Fa un lungo sospiro. Si guarda attorno nel suo terrazzo. È pomeriggio nella sua parte di mondo e il sole non è ancora tramontato. “Il problema è che qui funziona così in tutte le scuole. Quindi per me trovare un altro posto di lavoro sarà impossibile. Penso davvero che questa sia la fine della mia carriera da insegnante”.
The Coris Post: Beatriz Alvisi Crippa, Carmen Baffi, Fabiana D’Eramo, Benedetta Di Marco, Chiara Feleppa, Michele Massari